Il primo bus di Barcellona che funziona grazie alle acque reflue
Utilizza il biometano, la cui produzione ha un impatto ambientale quasi nullo

Dopo due anni di test, da pochi mesi tra gli autobus che compongono la linea V3 di Barcellona, che va dal porto al Parc del Castell de l’Oreneta, c’è un autobus che funziona usando biometano prodotto a partire dalle acque reflue (ossia quelle che scorrono nella rete fognaria, raccolte dagli scarichi di tutti gli edifici della città) e che riduce dell’80 per cento le emissioni di anidride carbonica rispetto ai modelli che vanno a metano (un combustibile fossile).
Esiste grazie a un progetto nato cinque anni fa con l’obiettivo di utilizzare al massimo il potenziale delle acque reflue della città ed è un esempio di come le amministrazioni locali stiano cercando di diminuire l’impatto ambientale dei trasporti pubblici, che già inquinano molto meno delle auto private in rapporto alle persone trasportate.
Il progetto si chiama Nimbus ed è gestito dall’azienda responsabile della distribuzione dell’acqua della città, Veolia, insieme all’azienda dei trasporti TMB e all’Università Autonoma di Barcellona. È inoltre parzialmente sostenuto dal programma europeo LIFE, che finanzia progetti nell’Unione Europea che producono biometano a partire dal recupero degli scarti della depurazione delle acque reflue. Recentemente è stato raccontato da un articolo di Le Monde.
Il biometano viene prodotto alla fine di un processo piuttosto complesso, che nel caso di Barcellona avviene all’impianto di depurazione di Baix Llobregat, a ovest della città. Il modo in cui l’impianto lo produce è più innovativo e meno inquinante del modo in cui viene di solito prodotto il biometano, perché è in grado di recuperare una porzione maggiore dell’energia contenuta negli scarti.
L’impianto tratta circa 400mila metri cubi di acque reflue al giorno e le rigenera per oltre il 95 per cento: queste acque sono usate in vari modi, fra cui la pulizia delle strade, l’irrigazione agricola e urbana e in periodi di siccità anche per la produzione di acqua potabile. I fanghi che rimangono vengono trasformati in materia secca destinata all’agricoltura. Durante questo processo, la fermentazione produce naturalmente circa 500 metri cubi all’ora di biogas, di cui il 40 per cento viene bruciato per coprire il fabbisogno energetico dell’impianto stesso. Il restante dal 2023 viene utilizzato dal progetto Nimbus.
Il biometano viene a sua volta prodotto dal biogas, che è composto per il 65 per cento da metano e per il 35 per cento da anidride carbonica. Solitamente il biometano viene prodotto separando questi due composti e prendendo solo il metano, lasciando da parte l’anidride carbonica. Attraverso un ulteriore processo che combina l’anidride carbonica con idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, l’impianto riesce però a trasformare anche quest’ultima parte in biometano, recuperando così una porzione maggiore di energia. In questo modo l’impatto ambientale del bus è ancora più basso.
Nonostante sia prodotto di fatto dagli escrementi, il biometano è inodore, e i ricercatori del progetto Nimbus hanno dovuto aggiungere un odore artificiale (simile a quanto avviene nel metano di casa) affinché fossero individuabili eventuali perdite.
A cinque anni dalla sua inaugurazione il progetto Nimbus è stato considerato un successo e ora ne comincerà un altro, con l’idea pian piano di far circolare grazie al biometano tutti i bus della città che ancora utilizzano il metano classico: sono circa 300 su 1.100 totali, gli altri sono elettrici.
Il progetto però non mira a sostituirli tutti, perché gli autobus elettrici alimentati con fonti rinnovabili sono più efficienti e meno costosi rispetto a quelli a biometano. Il biometano permette di continuare a utilizzare i bus che al momento vanno a metano ed evitare di rottamarli prima del necessario. Gli autobus del progetto Nimbus sarebbero impiegati nelle zone periferiche e per coprire grandi distanze, per le quali gli autobus elettrici sono meno efficienti.
Negli ultimi anni la produzione di biometano è aumentata in Europa, principalmente grazie a una forte spinta dell’Unione Europea: a Stoccolma, in Svezia, sono già molti gli autobus alimentati a biometano e altre città come Madrid e Londra hanno avviato dei progetti pilota. In altri paesi il biometano viene principalmente usato per riscaldare le case. In molti stati però la produzione è ancora relativamente bassa rispetto all’attuale fabbisogno di gas naturale. In Italia per esempio nel 2024 sono stati prodotti 0,4 miliardi di metri cubi a fronte di un consumo di gas naturale nello stesso anno di quasi 60 miliardi.



