I primi cento giorni di papa Leone XIV, defilato
Ha mantenuto la linea del suo predecessore su molti temi, non ha fatto grandi nomine o discorsi, e finora si è occupato soprattutto del Giubileo

Nei primi cento giorni dall’inizio del suo pontificato, cominciato lo scorso 8 maggio, papa Leone XIV ha avuto un atteggiamento piuttosto sobrio. Robert Francis Prevost (questo il suo nome) non ha pronunciato discorsi storici, ha mantenuto un approccio comunicativo di continuità con papa Francesco su molti argomenti e, almeno fino a questo momento, non ha annunciato nomine di rilievo, lasciando la struttura interna della Chiesa praticamente identica a com’era prima del suo arrivo.
È una tendenza riscontrata da tutti i giornalisti che si occupano di Vaticano, che nelle loro analisi sui primi cento giorni di pontificato si sono soffermati proprio sul «basso profilo» che Leone XIV ha tenuto finora. «Il leone non ruggisce, per ora» ha scritto per esempio il vaticanista di Repubblica Iacopo Scaramuzzi.
Probabilmente Leone XIV è sembrato così defilato anche perché i suoi impegni sono stati in gran parte assorbiti dall’organizzazione del Giubileo, cioè il periodo di un anno considerato sacro dalla comunità cattolica, in cui milioni di pellegrini si radunano a Roma e nella Città del Vaticano per partecipare a momenti di preghiera e festeggiamenti.
Il suo pontificato era iniziato poche settimane prima dell’apertura dei principali eventi giubilari, e fin dall’inizio Leone XIV si è trovato a gestire un’agenda fittissima di celebrazioni, incontri con delegazioni provenienti da tutto il mondo e appuntamenti di grande visibilità pubblica. Dal 28 luglio al 4 agosto a Roma si è svolto l’evento più partecipato di questo periodo, il cosiddetto Giubileo dei giovani, un estesissimo raduno di giovani cattolici provenienti da tutto il mondo a cui ha partecipato più di un milione di persone.
Per questi motivi, fin dall’inizio papa Leone XIV è apparso più concentrato sull’accoglienza dei fedeli che su riforme interne alla Curia, di cui eventualmente si occuperà dopo la fine del Giubileo. Le prime decisioni di Leone XIV hanno confermato questa linea prudente: lo scorso 9 maggio, il giorno dopo la sua elezione, aveva deciso di confermare al proprio posto tutti i responsabili degli uffici e dei dicasteri «donec aliter provideatur», cioè fino a quando non deciderà diversamente.
Nei suoi primi cento giorni ha però firmato 67 nomine episcopali, ossia le designazioni ufficiali con cui il papa assegna i vescovi alle diocesi vacanti nel mondo: 21 in America centrale e meridionale, 19 in Europa (tra cui tre in Italia), 9 in Asia, 7 in Nordamerica, 6 in Africa e 5 in Oceania. Si tratta in gran parte di pratiche che aveva già esaminato durante il suo precedente incarico da prefetto del dicastero per i vescovi e che ora, da pontefice, ha portato a compimento.
Anche lo stile comunicativo di Leone XIV finora è stato abbastanza misurato. Su questioni come la crisi climatica ha mostrato una sensibilità in linea con quella di papa Francesco, respingendo le tesi negazioniste e cercando di sensibilizzare i fedeli su aspetti quali la deforestazione, l’inquinamento e la perdita di biodiversità.
Leone XIV ha mantenuto invece una linea piuttosto netta sulla guerra di invasione russa in Ucraina, qui in parziale contrasto con il suo predecessore. Le sue posizioni sul tema erano già note: nell’aprile del 2022, due mesi dopo l’inizio dell’invasione su larga scala, l’aveva definita «un’autentica invasione imperialista in cui la Russia vuole conquistare un territorio per motivi di potere e per ottenere vantaggi per sé».
Nei suoi primi cento giorni Leone XIV ha ribadito la sua vicinanza al popolo ucraino e condannato il presidente russo Vladimir Putin, pur provando ad aprire un dialogo con quest’ultimo. Si è detto disponibile a fare da mediatore in un eventuale accordo di pace, e a giugno ha avuto un lungo colloquio telefonico con Putin, descritto come molto cordiale.
Fino a questo momento, anche le posizioni di Leone XIV sulla guerra a Gaza sono state simili a quelle del suo predecessore. Già nel suo primo Regina Coeli (la preghiera domenicale che il papa recita in piazza San Pietro durante il periodo pasquale, al posto dell’Angelus, e che di solito è accompagnata da un breve commento di attualità), l’11 maggio, aveva chiesto un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, l’ingresso degli aiuti umanitari e la liberazione degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas.
Qualche giorno più tardi, durante la sua prima udienza generale, aveva chiesto a Israele di consentire l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza. A fine luglio aveva condannato i bombardamenti che avevano colpito la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, denunciando le punizioni collettive inflitte ai palestinesi e manifestando timori per possibili deportazioni. In generale Leone XIV parla molto di frequente di pace, in quasi tutte le sue apparizioni pubbliche.
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