Per Putin incontrare Trump in Alaska è già una vittoria
Ha ottenuto di escludere ucraini ed europei e ha un'ottima occasione per riportare il presidente americano dalla sua parte

L’incontro previsto venerdì in Alaska tra il presidente statunitense Donald Trump e quello russo Vladimir Putin si può considerare, almeno per ora, una vittoria diplomatica della Russia. Ci sono varie ragioni che hanno spinto analisti ed esperti a interpretarla in questo senso.
Anzitutto per chi parteciperà all’incontro, cioè solo Trump e Putin: a oggi non è prevista la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ed è stata esclusa quella dei paesi europei, che avevano chiesto di tenere conversazioni allargate. Avere un incontro bilaterale era stata una richiesta specifica di Putin, che probabilmente è convinto che così avrà più possibilità di influenzare Trump e ottenere condizioni favorevoli (Trump però si è poi impegnato a una qualche forma di coinvolgimento delle parti escluse: mercoledì parteciperà a una riunione online con i leader europei e Zelensky, a cui ha promesso di telefonare anche dopo l’incontro in Alaska).
In secondo luogo incontrare Trump è un’opportunità politica per Putin, visto che da qualche settimana i rapporti tra i due erano peggiorati: il primo si era infatti mostrato sempre più indispettito per i mancati progressi sulla fine della guerra in Ucraina e su questo aveva cominciato a dare la colpa a Putin, dopo essersela presa platealmente con Zelensky per diversi mesi.
Allo stesso tempo sembra improbabile che l’incontro possa portare a qualcosa di concreto: le forze russe stanno avanzando nel Donbas e potrebbe essere solo una questione di tempo prima che riescano a conquistare Pokrovsk, l’ultima città ucraina di una certa dimensione lungo l’autostrada che porta ai confini amministrativi della regione orientale ucraina di Donetsk. È difficile che Putin, che finora si è sempre rifiutato accettare un cessate il fuoco con l’Ucraina, decida di cambiare idea proprio quando sta per ottenere importanti vittorie militari.

Particolare della stretta di mano tra Putin e l’inviato statunitense Steve Witkoff, nel loro incontro a Mosca del 6 agosto (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
Tutte queste condizioni favorevoli non sono solo state raccontate da molti analisti ed esperti, ma sono state anche ingigantite – e in alcuni casi distorte – dalla propaganda russa, che da giorni sta raccontando il successo diplomatico di Putin come un fatto eccezionale.
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La propaganda ha presentato l’incontro, e soprattutto l’esclusione degli europei e degli ucraini, come una prova del fatto che Putin non è isolato, e che anzi è ancora capace di influenzare Trump nonostante il recente allontanamento tra i due.
Anche la scelta del luogo dell’incontro, l’Alaska, è stata raccontata come una grossa vittoria: l’economista russo Dmitry Suslov ha detto che l’Alaska è un posto «lontano dall’Europa e dall’Ucraina, e il più vicino possibile alla Russia». L’idea è che Putin e Trump, da soli, possano risolvere la guerra e decidere il futuro dell’Ucraina senza consultarne il governo o la popolazione. È una concezione di politica estera molto vicina a quella preferita da entrambi, in cui i paesi grandi e importanti possono dominare su quelli più piccoli.

Donald Trump durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, l’11 agosto (Mehmet Eser/ZUMA Press Wire)
L’Alaska poi ha un ulteriore simbolismo: era territorio russo fino al 1867, quando fu venduto agli Stati Uniti. Sam Greene, professore del King’s College di Londra, ha fatto notare che i parallelismi storici sono funzionali alla tattica del regime russo: «Il simbolismo […] è orrendo: come se [l’incontro in Alaska] fosse progettato per dimostrare che i confini possono cambiare e che i territori si possono comprare e vendere».
La propaganda russa ha poi cercato di attribuire all’incontro una valenza economica che non ha. Il regime russo ritiene che prospettare accordi commerciali possa convincere Trump ad assecondare le sue richieste, perché è un tema a cui il presidente statunitense è sensibile.
L’inviato economico speciale di Putin Kirill Dmitriev, che ha partecipato ai negoziati della settimana scorsa a Mosca tra Putin e l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff, ha sostenuto che Russia e Stati Uniti stiano conducendo negoziati commerciali su «un binario parallelo». Un consigliere del presidente russo, l’ex ambasciatore negli Stati Uniti Yuri Ushakov, ha aggiunto che l’incontro è un’opportunità per gli investimenti «in Alaska e nell’Artico». Putin spera di poter usare la possibilità di fare affari economici per riavvicinarsi a Trump. Potrebbe inoltre essere un modo per nascondere il fatto che difficilmente dall’incontro in Alaska usciranno accordi politici importanti.

Artiglieri ucraini sul fronte di Zaporizhzhia, il 7 agosto (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Non tutti però in Russia sono entusiasti per l’incontro. Vari blogger militari russi, propagandisti molto seguiti su Telegram e influenti nel dibattito russo sulla guerra, hanno definito l’incontro come una specie di trappola: l’Occidente potrebbe costringere Putin a impegnarsi in un cessate il fuoco proprio mentre l’offensiva russa in territorio ucraino sta acquistando velocità e forza.
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