Il governo impugnerà un’altra legge della Toscana, stavolta sul “salario minimo”

La regione voleva incentivare certe aziende a pagare i dipendenti almeno 9 euro lordi all'ora

Addetti alle pulizie spazzano davanti a palazzo Montecitorio
Addetti alle pulizie spazzano davanti a palazzo Montecitorio, nel 2022 (ANSA/CLAUDIO PERI)
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Nel Consiglio dei ministri di lunedì 4 agosto il governo ha deciso di impugnare una legge della Regione Toscana che in sostanza favorisce l’adozione di un salario minimo da parte di alcune categorie di aziende. È il quarto provvedimento introdotto dall’amministrazione regionale di centrosinistra che il governo di destra di Giorgia Meloni blocca in un anno, dopo quelli sul turismo, sulle concessioni balneari e sul suicidio assistito: tutti e quattro riguardano questioni di grossa e dibattuta attualità politica, su cui i partiti di maggioranza e quelli di opposizione hanno posizioni distanti.

La legge toscana impugnata dal governo è la numero 30 del 18 giugno 2025: prevede che nei bandi di gara pubblici regionali siano favorite le aziende che pagano i propri dipendenti almeno 9 euro lordi all’ora. È stata pensata per incentivare certe società che generalmente pagano poco i propri dipendenti, come quelle che forniscono servizi di pulizia, guardiania e fattorinaggio, ad aumentarne i salari. Questo tipo di aziende, che lavora molto grazie a contratti pubblici, offre spesso preventivi più bassi rispetto alla concorrenza risparmiando proprio sulla forza lavoro.

La legge dunque non riguarda propriamente il salario minimo, che per definizione dovrebbe valere per tutti i lavoratori, e gli stipendi del resto sono un ambito sul quale le Regioni non possono fare leggi. È stata però la stessa giunta regionale toscana a presentare la legge menzionando il salario minimo e quindi sottolineandone il significato politico.

La soglia indicata dalla legge di 9 euro lordi l’ora è peraltro la stessa della proposta di legge sul salario minimo che i partiti di opposizione avevano presentato nel 2023. La proposta di legge, molto modificata dai partiti di maggioranza e molto discussa in parlamento, era stata una delle poche cose ad aver messo in difficoltà il governo in questi anni: poi però era stata accantonata proprio per l’opposizione della maggioranza.

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In Toscana la legge sui bandi di gara era stata approvata dal consiglio regionale con il voto favorevole dei partiti di centrosinistra e sinistra (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) e l’astensione di quelli di destra (Fratelli d’Italia e Lega).

Il Consiglio dei ministri ha deciso di contestare la costituzionalità della norma – che resta comunque in vigore per ora – davanti alla Corte costituzionale sulla base delle leggi statali sulla tutela della concorrenza citando l’articolo 117 della Costituzione, che attribuisce proprio allo stato la competenza sulle norme che riguardano la concorrenza. Il presidente della Toscana Eugenio Giani, del PD, ha annunciato che la Regione farà ricorso contro l’impugnazione.

La segretaria del PD Elly Schlein ha insistito sul significato politico della legge in opposizione al governo: «Ancora una volta il governo Meloni dimostra di avere paura del salario minimo, è scandaloso». Schlein ha anche detto che il suo partito cercherà di far tornare la proposta sul salario minimo in parlamento e che «il salario minimo sarà centrale in tutti i programmi delle regioni al voto». La Toscana è una delle regioni in cui ci saranno le elezioni nei prossimi mesi insieme a Veneto, Campania, Puglia, Marche e Valle d’Aosta.

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