• Mondo
  • Martedì 5 agosto 2025

Il piano di Netanyahu per occupare tutta la Striscia di Gaza

Ne hanno parlato i giornali israeliani ma deve essere ancora approvato: sono contrari praticamente tutti tranne lui

Benjamin Netanyahu nel luglio 2025 a Washington, Stati Uniti
Benjamin Netanyahu nel luglio 2025 a Washington, Stati Uniti (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)
Caricamento player

Secondo i media israeliani, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di avviare una nuova operazione militare contro la Striscia di Gaza che avrebbe l’obiettivo di occuparne interamente il territorio e annetterne alcune parti. Netanyahu non ha fatto un annuncio ufficiale, ma una o più persone del suo staff hanno parlato con più o meno tutti i giornali israeliani, che hanno riportato la notizia.

Il piano deve ancora essere approvato dal gabinetto di sicurezza (cioè il gruppo ristretto di ministri che hanno autorità sulla guerra) e deve ancora ricevere l’approvazione degli Stati Uniti, perché senza il loro appoggio difficilmente il governo israeliano può permettersi una mossa così grossa. Alcuni commentatori ipotizzano che sia una tattica negoziale per fare pressioni su Hamas e spingerlo a fare concessioni.

Secondo un’analisi del Times of Israel, per il momento Israele non ha pronti sul campo né i soldati né i mezzi necessari per un’occupazione totale, e avrebbe bisogno di un qualche nuovo tipo di mobilitazione.

Già adesso Israele occupa circa il 75 per cento del territorio della Striscia di Gaza. È sicuro che, se arrivasse a occuparla per intero, le conseguenze per la popolazione civile palestinese sarebbero molto gravi, perché l’esercito israeliano dovrebbe avviare i combattimenti in aree che finora sono state relativamente risparmiate, e dove il grosso della popolazione si è rifugiata. Questo metterebbe in pericolo anche gli ostaggi israeliani, che rischiano di essere colpiti dai bombardamenti israeliani o di essere uccisi dai loro carcerieri.

Una protesta delle famiglie degli ostaggi a Tel Aviv, 2 agosto 2025

Una protesta delle famiglie degli ostaggi a Tel Aviv, 2 agosto 2025 (AP Photo/Ariel Schalit)

L’avvio di una nuova operazione militare nella Striscia di Gaza – che si tratti di un’occupazione totale oppure di qualcos’altro – sarebbe comunque accolto in maniera negativa da praticamente tutta la società israeliana. I capi dell’esercito e dell’intelligence di Israele sono da tempo favorevoli a concludere un cessate il fuoco che porti alla liberazione di tutti gli ostaggi e all’interruzione delle operazioni militari. Questo vale anche per il capo di stato maggiore Eyal Zamir, che pur essendo notoriamente favorevole ad approcci duri è ormai convinto che sia necessario un accordo.

Anche per questo la fonte governativa che ha parlato con i giornali israeliani ha detto: «Se il capo di stato maggiore Eyal Zamir non è d’accordo [con il piano di occupazione], può dimettersi».

Secondo i sondaggi, ormai da mesi oltre il 70 per cento della popolazione israeliana è favorevole a porre fine alla guerra con un accordo che preveda la liberazione degli ostaggi. Più in generale, un’eventuale espansione delle operazioni militari a Gaza arriverebbe nel momento di massima frustrazione ed esasperazione dall’inizio della campagna militare. La mancanza di un chiaro obiettivo e dei modi per raggiungerlo, oltre alla consapevolezza sempre maggiore delle enormi sofferenze che la guerra sta infliggendo alla popolazione palestinese, stanno danneggiando Netanyahu e il suo governo di estrema destra.

Come ha raccontato il New York Times, Netanyahu avrebbe potuto terminare la guerra lo scorso mese, quando il successo delle sue campagne politiche in Medio Oriente, contro Hezbollah e contro l’Iran, aveva fatto aumentare la sua popolarità. Il primo ministro avrebbe potuto trovare un accordo con Hamas, liberare gli ostaggi e attribuirsi pubblicamente il merito di aver assicurato la posizione di Israele nella regione.

Ma anziché andare avanti nei negoziati con Hamas, a luglio Israele si è ritirato. Negli ultimi giorni Israele e gli Stati Uniti hanno cominciato a sostenere che non intendono più negoziare dei cessate il fuoco temporanei, ma vogliono una soluzione completa: pretendono cioè la liberazione di tutti gli ostaggi e la resa completa di Hamas. Sono condizioni difficili da accettare.