Perché un decreto-legge sullo sport ha fatto arrabbiare Mattarella con il governo
Ci sono un po' di questioni: cominciano dall'abuso di decreti-legge e finiscono alle ATP Finals di tennis

Lunedì sera il Senato ha approvato la conversione in legge di un decreto-legge sullo sport, che contiene tra le altre cose una serie di provvedimenti per l’organizzazione di alcuni grossi eventi come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e la Coppa America di vela in programma a Napoli nel 2027. Dal testo finale – che dovrà ora essere approvato in via definitiva dalla Camera – sono però state eliminate alcune parti: la più discussa puntava a introdurre una norma a cui il governo di Giorgia Meloni teneva molto, perché gli avrebbe in sostanza permesso di ottenere un controllo maggiore su importanti eventi sportivi con un grosso seguito (su tutti le ATP Finals di tennis: ci arriviamo).
È successo perché il governo ha preferito evitare uno scontro istituzionale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che come era già successo altre volte aveva fatto sapere di essere contrario al ricorso di un decreto-legge per introdurre delle norme a suo avviso non urgenti: il decreto-legge è un provvedimento del governo che entra subito in vigore e deve poi essere convertito in legge entro 60 giorni, ma in teoria dovrebbe essere usato solo in casi di urgenza, quando non è possibile attendere il processo legislativo ordinario (non è così da tempo, ma Mattarella ha fatto più volte notare che il governo di Meloni sta esagerando più che in passato).
Prima dell’approvazione al Senato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, aveva fatto capire che la maggioranza voleva comunque portare avanti le modifiche al decreto-legge, nonostante le critiche di Mattarella: sarebbe stato uno sgarbo istituzionale piuttosto clamoroso. Da parte sua Mattarella, in modo piuttosto inusuale, aveva fatto sapere che se le modifiche previste fossero state approvate si sarebbe potuto rifiutare di promulgare la legge: la promulgazione è l’atto formale con cui il capo dello Stato rende pienamente esecutiva una legge approvata dal parlamento.
Nella quasi totalità dei casi è appunto una formalità: il presidente si limita a firmare una legge così com’è, oppure cerca di far arrivare le sue perplessità in anticipo (come in questo caso), in modo che vengano recepite prima dell’approvazione in parlamento e non si arrivi a una situazione in cui il presidente della Repubblica possa apparire in contrasto con la maggioranza che sostiene il governo. In teoria il presidente può opporsi una volta alla convalida di una legge, rinviando alle camere il testo con un messaggio motivato: è però una situazione talmente rara che qualsiasi governo vuole evitarla, per non apparire incapace di approvare leggi conformi ai principi democratici.
Proprio per questo, in serata è intervenuta la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiedendo di eliminare le norme su cui Mattarella aveva perplessità ed evitando un incidente istituzionale di un certo rilievo.
Mattarella è da tempo critico contro l’uso spregiudicato e frequente dei decreti-legge da parte del governo Meloni. In questo caso secondo Mattarella c’erano tre norme, contenute in due articoli del disegno di legge, per cui non sussisteva alcuna urgenza. Una in particolare era al centro del dibattito.
Era la norma inserita nel disegno di legge con un emendamento della Camera all’articolo 9-quater, che prevedeva di affidare alla società Sport e Salute la gestione di eventi sportivi che ricevono contributi statali superiori a 5 milioni di euro. La società Sport e Salute ha come azionista unico il ministero dell’Economia, ed è quindi dello Stato: affidarle l’organizzazione di questi eventi significherebbe consentire al governo di averne un controllo molto maggiore.
Al governo interesserebbe in particolare poter organizzare in modo diretto alcuni importanti eventi che si sono già svolti in Italia in questi anni e hanno avuto un gran successo, come le ATP Finals e la Coppa Davis di tennis: sono rispettivamente un torneo di fine anno fra i migliori tennisti uomini della stagione, vinto lo scorso anno da Jannik Sinner, e una specie di Mondiale per squadre nazionali di tennis, vinto nelle ultime due edizioni consecutive dall’Italia.
Si capisce bene che per il governo avrebbe un significato politico importante, il fatto di poter rivendicare l’organizzazione e il successo di questi eventi: finora dell’organizzazione si è occupata soprattutto la FITP, la Federazione italiana tennis e padel. Sulle ATP Finals per esempio una grossa parte del merito se l’è presa l’amministrazione comunale di Torino, che ha ospitato le ultime 5 edizioni del torneo. Le cose sono andate talmente bene che sono state assegnate all’Italia le edizioni fino al 2030 (ma bisognerà ancora stabilire in che città). Per la Coppa Davis invece l’Italia si è aggiudicata di ospitare le fasi finali delle edizioni dal 2025 al 2027 (in questi anni aveva ospitato solo alcune partite delle fasi preliminari).
Sulla base delle informazioni emerse informalmente, Mattarella ha criticato il fatto che questa norma fosse inserita in un decreto-legge (è difficile definirla “urgente”, in effetti), ma anche il merito della norma, che in questi mesi è stata molto criticata perché interpretata come un “commissariamento” delle federazioni sportive: per Mattarella sarebbe insomma più giusto che venisse perlomeno discussa in parlamento, e non approvata di fretta senza possibilità di modifica.
La maggioranza di governo resta però intenzionata a farla passare comunque in qualche altro modo: il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha già detto che si troverà un «veicolo normativo diverso» per portarla avanti.
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