Il sindaco di Taranto Piero Bitetti ha detto che ritirerà le sue dimissioni

Lunedì aveva detto di voler lasciare l'incarico per le contestazioni dei comitati ambientalisti per la vendita dell'ex ILVA, ed era un bel guaio

Il sindaco di Taranto Piero Bitetti, l'8 luglio 2025
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Il sindaco di Taranto Piero Bitetti, l'8 luglio 2025 (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
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Piero Bitetti ha detto che ritirerà le sue dimissioni da sindaco di Taranto, incarico per cui era stato eletto neanche due mesi fa. Bitetti le aveva presentate lunedì a seguito delle forti proteste dei movimenti ambientalisti contro il piano per la decarbonizzazione e la vendita dell’ex ILVA, la storica acciaieria della città con un enorme impatto sociale, ambientale ed economico sul territorio.

Le sue dimissioni avevano creato molta incertezza in giorni cruciali per l’azienda: giovedì pomeriggio infatti era previsto un incontro al ministero delle Imprese proprio per approvare la bozza dell’accordo di programma, un documento importante per la vendita e il rilancio dell’ex ILVA. Devono approvarlo tutte le parti che hanno un qualche titolo a decidere sul suo futuro, tra cui proprio il comune di Taranto. «Non posso pensare che si discuta della nostra città e nessuno ci sia a rappresentarla», ha detto Bitetti, il quale ha precisato che le sue dimissioni volevano «testimoniare un gesto eclatante, perché il linguaggio delle intimidazioni e delle offese non deve prevalere».

La contestazione di comitati civici e ambientalisti che lo aveva portato a dimettersi era avvenuta lunedì sera fuori dall’edificio del comune, quando a Bitetti era stata impedita l’uscita a causa della protesta. Era arrivata al termine di un incontro organizzato dallo stesso sindaco per discutere dell’accordo di programma, un documento essenziale per stabilire i tempi della decarbonizzazione, cioè il passaggio per l’impianto a un sistema di produzione meno inquinante rispetto agli attuali altoforni alimentati a carbone. Da mesi i comitati contestano gli scenari proposti dalle istituzioni, giudicate poco attente alla salute degli abitanti.

Per contesto: il governo controlla l’ex ILVA da più di un anno in amministrazione controllata, dopo la fallimentare gestione del gruppo franco-indiano ArcelorMittal, a sua volta preceduta da altri commissari pubblici e prima ancora dal gruppo Riva, che la acquisì negli anni Novanta quando era uno stabilimento pubblico, l’Italsider. Ora vorrebbe sbarazzarsene e trovare un modo per risolvere una volta per tutte gli annosi problemi ambientali e occupazionali legati all’impianto. In queste settimane ci sono diverse scadenze cruciali per arrivare alla vendita.

L’incontro di giovedì col governo serviva proprio a questo, anche se la firma dell’accordo è stata rinviata al 12 agosto su richiesta di Bitetti. È un documento perlopiù di indirizzo politico, ma importante per la vendita dell’acciaieria insieme alla cosiddetta AIA, l’Autorizzazione integrata ambientale. Oltre al comune di Taranto devono firmarlo il ministero delle Imprese, che è il proprietario dell’ex ILVA e la gestisce attraverso tre commissari straordinari, i sindacati e la regione Puglia.

Bitetti era stato eletto a inizio giugno dopo una campagna elettorale in cui aveva puntato molto proprio sui temi legati all’ex ILVA. Aveva vinto al ballottaggio contro Francesco Tacente, a capo di una coalizione di centrodestra sostenuta dalla Lega e da alcune liste civiche.

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