Il forte terremoto al largo della Russia orientale, e i successivi tsunami
È stato di magnitudo 8.8, tra i più forti mai registrati: ci sono state allerte ed evacuazioni in molti paesi sul Pacifico, ma per ora pochi danni

Intorno alle 11 di mattina ora locale (poco dopo l’1 di notte in Italia) di mercoledì c’è stato un terremoto al largo della penisola della Kamchatka, sulla costa orientale della Russia, di magnitudo 8.8: uno dei più forti mai registrati. Subito dopo il terremoto è stata diffusa un’allerta tsunami per vari paesi del Pacifico, fra cui il Giappone (che nel corso della giornata ha modificato l’indicazione per tutta la costa pacifica da “allerta” tsunami ad “avviso”) e gli Stati Uniti (per le Hawaii e vari stati della costa occidentale, tra cui la California). Si temevano onde di grandi dimensioni, che avrebbero potuto causare molti danni e allagamenti delle zone costiere. Finora invece ci sono stati pochi danni: le onde non hanno superato i due metri di altezza e nel giro di alcune ore gli allarmi sono rientrati.
Nelle prossime ore le onde dello tsunami raggiungeranno le coste pacifiche più lontane: quelle sudamericane, della Polinesia francese e dell’Isola di Pasqua.
L’epicentro del terremoto è stato circa 119 chilometri a est della città russa di Petropavlovsk, e l’ipocentro a una profondità di 20,7 chilometri. I danni sono stati limitati, anche perché le aree più vicine all’epicentro sono poco densamente popolate. Questo nonostante il terremoto sia stato con tutta probabilità uno dei dieci più forti mai registrati (il più forte fu a Valdivia, in Cile, nel 1960 e di magnitudo 9.5.) È stato anche il più forte da quello che ci fu al largo del Giappone l’11 marzo del 2011, che causò uno tsunami e un conseguente incidente catastrofico alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.
In Kamchatka sono stati danneggiati alcuni edifici, ma le autorità russe hanno detto che non ci sono morti o feriti. Un paio d’ore dopo il terremoto un primo tsunami con tre grosse onde ha raggiunto la città portuale di Severo-Kurilsk, nelle isole russe Curili, abitate da circa 2mila persone che però erano già state tutte evacuate. Ci sono stati diversi allagamenti, che hanno coinvolto il porto e un’industria ittica. A Petropavlovsk-Kamchatsky, sulla penisola della Kamchatka, il terremoto ha provocato il crollo della facciata di un asilo, senza causare feriti.
In molte parti del Giappone, soprattutto sulla costa est, sono stati diramati ordini di evacuazione dalle zone costiere ed è stato ordinato alla popolazione di trovare riparo. Molte persone sono salite sui tetti dei palazzi o hanno abbandonato le zone più vicine al mare. È stata evacuata per precauzione anche la centrale nucleare di Fukushima. Le onde arrivate nell’arcipelago giapponese non sono state particolarmente grandi: intorno alle 19 (le 12 ora italiana) l’allarme è rientrato e anche le persone evacuate sono potute tornare nelle loro case.

Mukawa, Giappone (Kyodo News via AP)
Alle Hawaii le cose sono andate in modo simile. L’onda più alta è stata registrata a Kahului, Maui, ed era di 1,74 metri. I danni al momento risultano essere molto contenuti: l’acqua ha allagato alcune strade e parcheggi nell’area di Hilo, ma poi si è ritirata. Per alcune ore sono stati sospesi tutti i voli da e per gli aeroporti dell’arcipelago e ci sono state code sulle strade durante l’evacuazione di abitanti e turisti. Mercoledì sera il Pacific Tsunami Warning Center ha detto che l’altezza delle onde è al di sotto dei livelli di allerta, e ha revocato l’“avviso tsunami” (il codice arancione) che aveva diramato nel pomeriggio.
Durante la giornata l’allarme è rientrato in tutti i paesi settentrionali che avevano rilasciato allerte: prima in Cina, poi Filippine, Indonesia, Guam, la costa occidentale degli Stati Uniti. Restano attive le allerte nelle isole in mezzo al Pacifico e negli stati sudamericani: bisognerà valutare che genere di onde arriveranno.

Un uomo riempie la sua auto con taniche d’acqua al Walmart di Kapolei, Hawaii (AP/Michelle Bir)
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