I dieci terremoti più forti mai registrati

Dal Cile nel 1960 al Giappone nel 2011, con il disastro a Fukushima: e con tutta probabilità anche quello di ieri notte in Kamchatka

Un edificio danneggiato dal terremoto a Petropavlovsk-Kamchatsky, in Russia (Valeria Kosilova/TASS via ZUMA Press)
Un edificio danneggiato dal terremoto a Petropavlovsk-Kamchatsky, in Russia (Valeria Kosilova/TASS via ZUMA Press)
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Il terremoto al largo della Kamchatka, in Russia, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì rientrerà probabilmente nell’elenco dei dieci più forti mai registrati da quando si misurano i terremoti in base all’energia liberata. Secondo i dati preliminari, che potrebbero cambiare in seguito a nuove analisi, ha raggiunto una magnitudo di 8.8, confermando l’estremo est della Russia come una delle aree più sismiche al mondo. Mentre si continuano a registrare nuove scosse di minore entità, tipiche per eventi di questa energia, la più forte ha prodotto tsunami che hanno interessato molti paesi che si affacciano sul Pacifico tra cui il Giappone, le Hawaii e la costa occidentale degli Stati Uniti.

Il terremoto più forte mai registrato nella storia fu quello di Valdivia, in Cile, del 22 maggio del 1960: raggiunse una magnitudo di 9.5. Le stime variano molto, ma è stato calcolato che uccise oltre 1.600 persone e che fece crollare o causò seri danni alle abitazioni in cui vivevano circa 2 milioni di persone. Quattro anni dopo, un forte terremoto nel Prince William Sound, in Alaska, raggiunse una magnitudo di 9.2 e causò la morte di almeno 130 persone. Nel 2004 il terremoto di Sumatra, in Indonesia, fu di magnitudo 9.1 e generò un grande tsunami che, anche a causa di sistemi carenti di allerta dell’epoca, causò la morte di almeno 280mila persone e portò a oltre 1,1 milioni di sfollati.

Il quarto terremoto più forte mai registrato avvenne in mare poco distante dalla regione giapponese del Tōhoku nel 2011, con una magnitudo di 9.1. Lo tsunami conseguente uccise più di 15mila persone, causò oltre 130mila sfollati e portò alla crisi della centrale nucleare di Fukushima. Nel 1952 si registrò un terremoto in Kamchatka, lo stesso territorio coinvolto nella forte scossa di oggi, ed ebbe una magnitudo di 9. Fu molto studiato dai gruppi di ricerca perché fu il primo così energetico nel Novecento e comportò un grande tsunami, con molti danni lungo le coste specialmente delle Hawaii.

La sesta, la settima e l’ottava posizione sono occupate da terremoti che ebbero più o meno la stessa magnitudo: quello di Biobío in Cile del 2010, quello di Esmeraldas in Ecuador del 1906 e, se il dato preliminare sarà confermato, quello di oggi al largo della Kamchatka. Il nono più grave è stato quello del 1965 in Alaska, di magnitudo 8.7, e il decimo quello nell’Arunachal Pradesh, in India, del 1950: fu di magnitudo 8.6, causò frane e la morte di quasi 800 persone.

La magnitudo non funziona in modo lineare, ma è una scala logaritmica: tra un gradino e l’altro non c’è un aumento di 1, ma in questo caso di circa 32 volte. Un terremoto di magnitudo 5 è quindi 32 volte più energetico di uno di magnitudo 4, così come un terremoto di magnitudo 6 è 32 volte più energetico di uno di magnitudo 5. Se passiamo da 4 a 6 dobbiamo quindi moltiplicare 32 per 32 e otteniamo 1.024 volte più energia tra i due gradini.

Il terremoto più forte mai registrato, quello di magnitudo 9.5 in Cile nel 1960, liberò quindi circa 11,2 volte l’energia liberata da quello di oggi di magnitudo 8.8. Un terremoto di magnitudo 4, come se ne verificano spesso in Italia, è 15,8 milioni di volte meno energetico di una scossa di magnitudo 8.8.

In linea teorica la magnitudo non ha un limite massimo assoluto, cioè la scala potrebbe continuare all’infinito. Nella pratica, però, sulla Terra ci sono limiti fisici legati a come è fatto il nostro pianeta e si stima che sia improbabile superare magnitudo 10. Ci sono vari modi di calcolare la magnitudo, e quindi diversi tipi di magnitudo e questo può complicare i confronti o renderli meno immediati.

Il terremoto al largo della Kamchatka ha avuto origine in una zona di subduzione che come abbiamo visto aveva già portato a una scossa molto forte nel 1952. Con subduzione si indica il fenomeno per cui una placca terrestre scivola sotto un’altra lungo una faglia.

I terremoti sono la manifestazione più evidente delle caratteristiche interne della Terra, che la rendono molto più dinamica di quanto crediamo. La crosta terrestre – ossia il “guscio” su cui viviamo – unita alla parte più esterna del mantello superiore (che si trova subito sotto) costituisce la litosfera. Questa, secondo la teoria più affermata e condivisa, è divisa in placche che si muovono allontanandosi e avvicinandosi l’una all’altra, con punti di scorrimento lungo i loro margini. E proprio in prossimità di queste aree si formano faglie, cioè fratture che vanno in profondità nel terreno dovute allo spostamento fra i due blocchi contrapposti.

(Zanichelli)

Con una certa approssimazione, possiamo immaginare le faglie come piani che indicano dove la crosta è più debole, e di conseguenza più esposta alla possibilità che rilasci l’energia che si è accumulata con il movimento di due o più placche. Chi studia i terremoti può fare affidamento sulle grandi quantità di dati e informazioni raccolte negli anni sulle faglie in giro per il mondo, che possono essere studiate per capire quali aree siano più o meno esposte ai terremoti (prevederli esattamente, a oggi, è impossibile). Quando si verificano eventi sismici lungo una faglia già nota si dice che questa si è “attivata”, altrimenti in presenza di fenomeni non osservati prima si parla di nuova faglia.

(Wikimedia)

Nel caso della Kamchatka, la placca pacifica si muove verso nord-ovest e scivola sotto la placca nordamericana (che si estende molto oltre il Nordamerica per come lo vediamo). Quella pacifica è più densa e sprofonda lentamente sotto quella nordamericana, facendo accumulare tensione per anni. Quando questa supera la resistenza del materiale roccioso, la faglia si rompe di colpo e si libera l’energia accumulata sotto forma di un forte terremoto come quello di oggi.