Una dichiarazione sulla Palestina con molte prime volte
È stata firmata all'ONU da vari paesi europei e arabi, e parla di riconoscimento dello stato palestinese, disarmo di Hamas e altro

I ministri di alcuni paesi soprattutto europei e arabi, riuniti a New York per una conferenza alle Nazioni Unite, hanno approvato martedì una dichiarazione congiunta sulla Palestina considerata inedita perché tiene assieme due elementi importanti. Anzitutto i paesi hanno rinnovato il loro appoggio alla soluzione dei due stati, Israele e Palestina, e presentato un piano in fasi per il suo raggiungimento. In secondo luogo hanno chiesto che Hamas abbandoni il governo della Striscia di Gaza in favore dell’Autorità nazionale palestinese (ANP, cioè il governo palestinese della Cisgiordania) e si disarmi completamente.
Quest’ultimo passaggio è importante perché la dichiarazione è stata firmata da vari paesi arabi che finora hanno avuto buoni rapporti con Hamas, tra cui l’Arabia Saudita, il Qatar e l’Egitto (in questi ultimi due paesi Hamas ha degli uffici pubblici di rappresentanza), e che hanno una notevole influenza sul gruppo.
Oltre all’appoggio alla soluzione dei due stati – di cui si parla da decenni finora senza risultati – e alla richiesta del disarmo di Hamas, la dichiarazione contiene una condanna dell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023: anche in questo caso è la prima volta che alcuni paesi arabi condannano formalmente l’attacco.
Inoltre la dichiarazione invoca un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’istituzione di una missione delle Nazioni Unite che monitori la sua tenuta; chiede la fine dell’occupazione israeliana in Cisgiordania, e promette aiuti per la ricostruzione della Striscia di Gaza, distrutta da quasi due anni di bombardamenti.
La dichiarazione non è una risoluzione né un atto dell’Assemblea generale (che comprende tutti i paesi rappresentati alle Nazioni Unite), ma il documento conclusivo di una conferenza presieduta da Francia e Arabia Saudita, a cui hanno partecipato la Lega Araba (l’organizzazione internazionale che riunisce 22 paesi del Nordafrica e della penisola Araba), l’Unione Europea e altri paesi tra cui Regno Unito e Canada.
Durante la conferenza è poi circolato un documento separato, presentato dalla sola Francia, in cui 15 paesi occidentali hanno espresso la loro volontà di riconoscere lo stato palestinese (sei di questi l’hanno già fatto) o hanno annunciato che prenderanno in considerazione la possibilità di farlo. I paesi sono: Andorra, Australia, Canada, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia e Spagna.
Gli Stati Uniti non hanno partecipato all’incontro. L’amministrazione di Donald Trump ha usato parole molto dure per descriverlo: «un insulto», «improduttivo e fuori tempo», e ha sostenuto che gli sforzi statunitensi per il raggiungimento di un cessate il fuoco siano quelli più concreti (in realtà finora hanno portato a scarsi risultati). Nemmeno Israele ha partecipato (l’anno scorso il parlamento israeliano aveva rigettato formalmente la soluzione a due stati).
Al momento la Palestina è riconosciuta da 147 stati membri delle Nazioni Unite su 193: quasi tutti i paesi dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa dell’est e dell’America Latina, ma pochissimi paesi occidentali. Diversi di questi che oggi la riconoscono, come la Spagna, hanno deciso di farlo negli ultimi due anni e quindi dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. L’Italia non riconosce lo stato palestinese, ma ha comunque un ufficio consolare a Gerusalemme che «cura le relazioni che il governo italiano intrattiene con le autorità palestinesi».



