Le accuse più gravi nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano

Quelle di corruzione e falso per cui quattro indagati rischiano il carcere, e altri due gli arresti domiciliari

(Foto Emanuele Cremaschi/Getty Images)
(Foto Emanuele Cremaschi/Getty Images)
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Questa settimana un giudice del tribunale di Milano dovrà decidere se disporre le misure di custodia cautelare chieste dalla procura per sei persone indagate nell’ultima inchiesta sull’urbanistica in città: le accuse sono di corruzione e falso. L’ipotesi della procura è che esista un «sistema», cioè un gruppo di persone composto da membri della commissione comunale per il paesaggio, funzionari amministrativi, progettisti privati e costruttori, che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari.

La detenzione in carcere è stata richiesta per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente ex presidente ed ex membro della commissione paesaggio, cioè l’organo comunale tecnico che si occupa di valutare i progetti edilizi o urbanistici e il loro impatto sul paesaggio. I due sono accusati di aver guadagnato centinaia di migliaia di euro (Scandurra oltre due milioni) per consulenze alle stesse aziende di cui hanno poi approvato altri progetti in quanto membri della commissione. Rischiano il carcere anche Federico Pella, architetto ed ex socio della società J+S; e Andrea Bezziccheri, socio e amministratore della società Bluestone.

La procura ha chiesto invece gli arresti domiciliari per l’ex assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, che si è dimesso la scorsa settimana proprio a causa di quanto emerso dalle indagini, e per il presidente della società immobiliare Coima Manfredi Catella.

La questione sull’urbanistica di Milano era nata circa tre anni fa dalle indagini su una serie di edifici molto grandi fatti approvare come ristrutturazione di edifici più piccoli, senza il necessario piano attuativo e con oneri di urbanizzazione più bassi del dovuto, quindi con una perdita da parte del comune. L’indagine emersa nelle ultime settimane si è concentrata sulle modalità con cui venivano approvati questi e altri progetti e sul rapporto tra i progettisti e gli imprenditori che li presentavano e i rappresentanti del comune che avrebbero dovuto valutarli in modo indipendente.

I sei indagati, sopra da sinistra: Giancarlo Tancredi, Giuseppe Marinoni, Manfredi Catella; sotto da sinistra: Alessandro Scandurra, Federico Pella, Andrea Bezziccheri. (Ansa/Alanews)

Per i pm la commissione per il paesaggio ha avuto un ruolo centrale all’interno del «sistema» ipotizzato dalla procura, al punto che nella richiesta di misure cautelari viene definita con enfasi il «fulcro delle patologie della gestione urbanistica nel comune di Milano, inquinata da una corruzione sistemica». L’ex membro della commissione per il paesaggio ed ex direttore dello sportello unico dell’edilizia del comune di Milano Giovanni Oggioni era stato il primo a essere messo agli arresti domiciliari, a marzo, nell’ambito di queste inchieste, con le accuse di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso.

La procura sostiene che sia Marinoni che Scandurra si fossero fatti pagare consulenze anche da centinaia migliaia di euro (per il primo) e milioni di euro (per il secondo) da varie società immobiliari sui cui progetti poi si sono espressi in quanto membri della commissione, senza dichiarare il conflitto di interessi e astenersi come avrebbero dovuto. Marinoni e Scandurra sono accusati quindi di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, false dichiarazioni e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Secondo i pm questo «sistema» avrebbe agito in più casi con le stesse modalità: attribuendo alla commissione per il paesaggio poteri valutativi discrezionali derogando alle norme del Pgt (piano di governo del territorio); usando la Scia al posto di permessi di costruire; facendo pagare alle società immobiliare oneri di urbanizzazione più bassi; stipulando delle convenzioni con le società invece di passare per delibere di giunta e superando altezze e volumi consentiti dalla legge urbanistica.

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Il Pirellino (Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Secondo la procura Marinoni, che è l’unico che si è rifiutato di rispondere all’interrogatorio del giudice per le indagini preliminari, avrebbe agito in una condizione di «totale» conflitto di interessi «in attuazione di un unico piano criminoso» e «con la consapevolezza e la copertura» dell’ex assessore della Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. Avrebbe infatti negato o omesso di aver ricevuto dei pagamenti dalle aziende delle quali avrebbe poi valutato i progetti in commissione paesaggio, nonostante il comune di Milano ne stabilisca l’obbligo di comunicazione.

Dopo il primo mandato da presidente finito col 2024, la conferma di Marinoni come membro della commissione per il paesaggio è una delle ragioni per le quali è indagato il sindaco di Milano Beppe Sala. Una delle accuse rivolte a Sala dalla procura è di «false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone» per via della firma sul documento che attestava l’assenza di conflitti di interessi di Marinoni con costruttori e progettisti, essenziale per ricoprire il ruolo di presidente della commissione paesaggio. Secondo i magistrati, nel dicembre dello scorso anno Sala aveva confermato Marinoni a capo della commissione pur sapendo dell’indagine nei confronti del presidente già avviata dalla procura e quindi dei suoi presunti conflitti d’interessi. I magistrati sono convinti che il sindaco sia stato spinto a confermare Marinoni dall’ex assessore alla Rigenerazione urbana Tancredi.

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Per i pm Marinoni avrebbe perseguito l’obiettivo di attuare un «Pgt ombra» e «con alte parcelle». Marinoni avrebbe infatti ricevuto incarichi da aziende di cui poi avrebbe valutato e approvato i progetti in quanto presidente della commissione. Per Marinoni i pm hanno individuato 13 casi di conflitti di interesse non dichiarati in commissione per il paesaggio.

In particolare Marinoni avrebbe ricevuto circa 370mila euro dalla società J+S di Federico Pella (a sua volta indagato) della quale avrebbe approvato progetti come il Goccia-Bovisa, ovvero il nuovo campus del Politecnico di Milano, e l’Arena Santa Giulia, dove si terranno alcune gare delle Olimpiadi invernali di febbraio 2026. Avrebbe poi ricevuto circa 10mila euro da Acpv architects e 26mila euro da Lombardini22,i cui progetti sono stati approvati dalla commissione di cui era presidente.

Lo studio di Marinoni avrebbe inoltre ricevuto il patrocinio gratuito del comune (ovvero avrebbe ricevuto «l’appoggio e i favori» del comune, come si legge negli atti dell’inchiesta, pur non venendo retribuito) per occuparsi dello studio su “Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050”. Questo studio per i pm era finalizzato a una «vasta speculazione edilizia» che veniva portata avanti attraverso incontri non ufficiali tra Marinoni e società immobiliari che lui contattava sia in veste di consulente privato dietro al pagamento di «ampie parcelle», che in quanto presidente della commissione per il paesaggio. Il piano prevedeva la pianificazione di grandi aree della città, in particolare degli svincoli che collegano Milano all’hinterland (che sarebbero “i nodi e le porte metropolitane”).

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Il villaggio olimpico a Milano (Claudio Villa/Getty Images)

Per Scandurra i pubblici ministeri hanno invece individuato 9 casi di presunto conflitto di interessi, ma le consulenze ammontano a un totale molto più alto. Secondo l’accusa Scandurra sarebbe stato pagato circa 2 milioni e 279mila euro dalla società Kryalos, della quale ha approvato il progetto Verziere 11/Cavallotti 14; circa 321mila euro da Castello della quale ha approvato l’edificio Torre Futura; circa 138mila euro da Coima della quale ha approvato il progetto di conversione del villaggio olimpico costruito per le Olimpiadi del 2026 in uno studentato; circa 9mila euro dalla Egidio Holding, società riconducibile al gruppo Bluestone di cui fa parte Andrea Bezziccheri, a sua volta indagato, della quale ha approvato progetti come le Park Towers e Hidden Garden.

Oltre a questo, entrambi sono coinvolti nel caso del Pirellino, che riguarda anche l’ex assessore Giancarlo Tancredi, il sindaco Beppe Sala, il presidente di Coima Manfredi Catella e l’architetto Stefano Boeri.

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L’ex assessore Giancarlo Tancredi è accusato di false dichiarazioni e di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici per aver fatto sì che Sala riconfermasse Marinoni come presidente della commissione per il paesaggio, pur sapendo del suo conflitto di interessi. Inoltre secondo i pm Tancredi avrebbe «motivato» gli uffici del comune a esprimersi positivamente sui progetti e avrebbe lavorato con Marinoni per organizzare incontri con le società immobiliari. Tancredi è anche accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio per aver contribuito a realizzare il «piano corruttivo» di Marinoni proponendo di dare il patrocinio gratuito del comune allo studio di Marinoni per seguire il progetto Nodi e Porte metropolitane.

Federico Pella è un architetto ed è fondatore e partner della società J+S, dalla quale si è dimesso da tutte le cariche sociali e operative dopo aver saputo delle inchieste. È accusato di corruzione per aver stretto con Giuseppe Marinoni un accordo pagato anche attraverso contratti di collaborazione e di partenariato. Per i pm Marinoni avrebbe messo a completa disposizione della J+S di Pella la commissione per il paesaggio. In particolare i pm citano, tra gli altri, il progetto del campus universitario Goccia-Bovisa, molto noto a Milano.

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Manfredi Catella, presidente di Coima, che a Milano ha realizzato moltissimi progetti, è a sua volta accusato di corruzione. Secondo i pm Coima avrebbe assegnato incarichi retribuiti a Scandurra per avere pareri positivi in commissione, in particolare in riferimento alla zona speciale di Porta Romana, ovvero alla conversione del Villaggio olimpico in studentato e sul progetto del Pirellino.

Andrea Bezziccheri invece, manager di Bluestone, è accusato di corruzione perché tramite l’azienda Egidio Holding, riconducibile a Bluestone, avrebbe pagato a Scandurra circa 279mila euro. In questo modo secondo i pm Scandurra sarebbe stato condizionato a esprimere parere favorevole in commissione per il paesaggio sui progetti Hidden Garden, Salomone 77, Park Towers e East Town.