Il caso di spionaggio che sta facendo litigare Brasile e Paraguay
È emerso da alcune inchieste giornalistiche e riguarda i negoziati sulla spartizione dell'energia prodotta da una grossa diga

Da qualche mese in Brasile e in Paraguay si discute di un grosso scandalo relativo alla spartizione dell’energia elettrica prodotta grazie a una delle dighe più grandi del mondo, cogestita dai due paesi fin dagli anni Settanta. Alcune inchieste giornalistiche hanno rivelato l’esistenza di un programma dell’intelligence brasiliana per spiare i funzionari paraguaiani coinvolti nel negoziato relativo alla spartizione, che le due parti stanno rinegoziando dal 2023 (alcuni termini del trattato originale erano scaduti).
Il negoziato è importante soprattutto per il Paraguay, che sta cercando di rimediare a decenni di condizioni svantaggiose. Dopo avere scoperto il programma di spionaggio brasiliano, il governo paraguaiano ha sospeso i colloqui.
La diga in questione è quella di Itaipu. Si trova sul fiume Paraná, che per circa 8 chilometri segna il confine tra il sudest del Paraguay e il sudovest del Brasile. Fu costruita tra il 1975 e il 1984 dopo la firma di un trattato bilaterale che stabiliva che l’energia prodotta grazie alla diga sarebbe stata divisa al 50 per cento tra i due paesi. Dato che il fabbisogno di energia elettrica del Paraguay era nettamente inferiore a quello del Brasile (il primo ha circa 7 milioni di abitanti, il secondo più di 210 milioni e un’industria e un’economia molto più sviluppate) il trattato stabilì anche che tutta l’energia paraguaiana in eccesso sarebbe stata venduta al Brasile a prezzi stracciati.
Da allora il Brasile ha quindi ottenuto un netto vantaggio: il Paraguay ha usato per sé circa il 20 per cento della sua metà, e il resto lo ha venduto al governo brasiliano a una tariffa fissa. Con tutta l’energia che deriva dalla diga (cioè quella del suo 50 per cento e quella che compra dal Paraguay), il Brasile copre circa il 10 per cento del suo fabbisogno.
Di recente però le cose sono cambiate, e anche il fabbisogno paraguaiano è aumentato. Nel paese sono arrivate moltissime società di mining, cioè quelle che estraggono le criptovalute, attirate dall’energia a basso prezzo. Inoltre l’aumento delle temperature e del reddito pro capite hanno portato a un aumento del fabbisogno di energia per usi civili, per esempio per i condizionatori. A questo si aggiunge il fatto che il fiume Paranà negli ultimi anni ha ridotto la sua portata a causa della siccità: si è ridotta di conseguenza anche la capacità produttiva della centrale elettrica a valle della diga.
Per tutte queste ragioni, quando nel 2023 sono scaduti i termini del trattato originale, il Paraguay ha chiesto di rinegoziarli. Vorrebbe poter vendere l’energia in eccesso non solo al governo brasiliano a una tariffa fissa, come avviene ora, ma anche ai privati a prezzo di mercato. Al contrario il Brasile vorrebbe continuare ad avere accesso privilegiato all’energia assegnata al Paraguay, seppur a prezzi superiori di quelli attuali (già in passato le due parti si erano accordate per ritoccare l’accordo alzando i prezzi: non abbastanza, secondo il governo paraguaiano).
I litigi sulla diga hanno complicato i rapporti tra i due paesi, che sono ulteriormente peggiorati dopo che questa primavera è emerso lo scandalo sullo spionaggio brasiliano.

La diga di Itaipu, 14 dicembre 2009 (AP Photo/Jorge Saenz)
Il 31 marzo scorso il sito brasiliano UOL ha pubblicato la trascrizione di un interrogatorio a un ex funzionario dell’ABIN, l’agenzia di intelligence brasiliana, sentito dalla polizia federale per un’indagine sulle interferenze del Brasile nella politica del Paraguay. L’ex agente, coinvolto direttamente, ha raccontato come l’ABIN avesse usato un software spia per entrare nei computer di «almeno cinque o sei» funzionari paraguaiani impegnati nei negoziati energetici. La versione è stata confermata anche da altre due fonti citate dal giornale.
Secondo l’ex funzionario dell’ABIN, l’operazione sarebbe cominciata nel 2019 sotto il governo di Jair Bolsonaro (destra), e sarebbe andata avanti anche con l’arrivo alla presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva (sinistra). L’obiettivo era ottenere in anticipo le proposte economiche del Paraguay, così da partire in vantaggio nelle trattative.
Immediatamente dopo la pubblicazione dell’articolo di UOL il Paraguay ha richiamato il proprio ambasciatore in Brasile (un gesto forte sul piano diplomatico) e ha chiesto spiegazioni alle autorità brasiliane. Ma soprattutto, ha annunciato la sospensione dei negoziati sull’energia. Il ministero degli Esteri brasiliano ha confermato l’esistenza dell’operazione di spionaggio, ma ha negato che l’attuale governo di Lula ne fosse coinvolto. Secondo la sua versione, il programma sarebbe stato avviato sotto Bolsonaro, nel giugno del 2022, e interrotto a marzo del 2023, quando Lula ne era venuto a conoscenza.

Il ponte sulla diga di Itaipu, 7 luglio 2011 (Paulo Fridman/Corbis via Getty Images)
Il 18 giugno UOL ha pubblicato nuovi documenti che mostrano come l’attacco informatico ai funzionari paraguaiani non sia stato un caso isolato, ma parte di un programma di spionaggio più ampio e duraturo nel tempo, chiamato “Operazione Duque”. Grazie a questo programma, il Brasile avrebbe ottenuto diversi documenti riservati, tra cui per esempio il discorso che il ministro degli Esteri del Paraguay avrebbe letto davanti al suo omologo brasiliano nel marzo 2023, e che i servizi segreti (ABIN) poterono così vedere in anticipo.
I nuovi documenti mettono in discussione la posizione del governo di Lula, anche se non la smentiscono del tutto. Tra i file recuperati dalla polizia federale brasiliana c’è infatti anche una presentazione intitolata “Operazione Duque – Rinegoziazione dell’Allegato C del trattato di Itaipu” (l’Allegato C è la parte del trattato che parla dei prezzi dell’energia, cioè il centro di questi negoziati). Il documento è datato gennaio 2023, mese in cui Lula è entrato in carica. Secondo la polizia però è stato in realtà creato ad aprile, cioè tre mesi dopo l’inizio del governo di Lula e circa un mese dopo la data che lui indica come quella in cui è venuto a conoscenza del programma e ha ordinato di interromperlo.
Non è chiaro da chi sia stata richiesta quella presentazione, né se sia stata vista da qualche membro del governo di Lula: potrebbe anche essere un documento realizzato in modo autonomo dall’ABIN e mai effettivamente presentato. In questo caso, Lula avrebbe detto la verità. Se invece dovesse emergere che il governo ne era a conoscenza, dimostrerebbe che il programma di spionaggio è stato sostenuto prima da Bolsonaro e poi, almeno fino all’aprile del 2023, da quello di Lula.
Il presidente paraguaiano Santiago Peña e Lula si sono incontrati per la prima volta dopo la rivelazione dello scandalo il 3 luglio scorso, durante i negoziati per un altro importante accordo che riguarda i due paesi, il Mercosur. Hanno detto di aver avuto un incontro pacifico e positivo, ma per il momento non hanno chiarito quando intendono riavviare i negoziati per la diga di Itaipu.



