Prima di “Gli Osbourne” non c’era niente di simile

Il reality sulla famiglia di Ozzy Osbourne rese popolare un format televisivo poi molto imitato, ma per certi aspetti inimitabile

Kelly, Ozzy, Sharon e Jack Osbourne, che si tengono abbracciati e stanno in posa
Kelly, Ozzy, Sharon e Jack Osbourne (KMazur/WireImage)
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«Già l’idea del fondatore dei Black Sabbath come padre di famiglia, uno che sarà ricordato per sempre per aver morso la testa di un pipistrello durante un concerto nel 1982, sembra strana». Il critico statunitense David Bauder sintetizzò così la premessa del reality show Gli Osbourne, il giorno dell’uscita del primo episodio su MTV, il 5 marzo del 2002. Era la fase di massima popolarità dei reality in televisione, dal Grande Fratello a Survivor, ma non ce n’era ancora nessuno di quel tipo: una sorta di sitcom spontanea nella casa e nella famiglia della rockstar Ozzy Osbourne, morto ieri a 76 anni.

Fu da subito la serie più vista su MTV, trasmessa anche in Italia e in altri paesi: un successo clamoroso, che indusse i produttori a girare altre tre stagioni, fino al 2005. Loro lo descrissero come un format abbastanza improvvisato e non pianificato, perché niente di quello che si sarebbero potuti inventare riguardo agli Osbourne sarebbe stato divertente ed efficace quanto la loro vita di tutti i giorni: cosa mangiavano, come organizzavano le vacanze, quali erano i loro animali domestici, cose così.

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L’idea del reality era venuta ai produttori durante le riprese per un altro programma di MTV dei primi anni Duemila, Cribs, che mostrava l’interno delle case delle celebrità. «Abbiamo girato qualche scena dagli Osbourne, ci siamo guardati tutti e abbiamo pensato che in quella casa ci fossero un caos casuale e meraviglioso e una follia che la gente avrebbe divorato», ha raccontato a Variety Van Toffler, a lungo dirigente di MTV.

Non era normale che una troupe televisiva seguisse una celebrità tra le stanze di casa sua, ma lo sarebbe diventato. Secondo diversi critici ed esperti di media non ci sarebbero stati Al passo con i KardashianThe Baldwins, per esempio, senza prima Gli Osbourne, che per molti aspetti rimase però un modello inimitabile perché inimitabile era il profilo del suo protagonista principale.

A parte Ozzy, gli altri erano sua moglie Sharon, la figlia Kelly e il figlio Jack (la figlia più grande, Aimee, non partecipò al programma). La sigla era una canzone di Osbourne, “Crazy Train”, riadattata in versione swing e cantata da Pat Boone. Ogni puntata mostrava scene di vita quotidiana: quella lussuosa, censurabile e incasinata che ci si sarebbe potuti aspettare dalla famiglia di uno come Osbourne, ma anche quella più umana e comune a qualsiasi famiglia più o meno unita, complicata e disfunzionale. Era proprio la parte del programma che funzionava, la ragione principale del suo successo: non c’era niente di speciale e, allo stesso tempo, lo era tutto.

Il fatto che un “dietro le quinte” della vita di una rockstar potesse suscitare tutto quell’interesse non dipendeva soltanto dalla curiosità morbosa dei fan verso la vita privata di qualsiasi celebrità. Dipendeva dal contrasto potentissimo e difficilmente replicabile tra la percezione pubblica di quella rockstar, uno dei personaggi più ruvidi, teatrali e riconoscibili dell’heavy metal, e il suo ruolo di padre e marito amorevole, impacciato e inadeguato, che cerca confusamente ma in tutti i modi di tenere insieme i pezzi. Anche per chi non era un fan dell’heavy metal c’era un che di affascinante, comico e assolutorio nel vedere uno famoso per la vecchia storia del pipistrello o per quell’altra della colomba cercare goffamente di far funzionare la tv satellitare, dire ai figli di non drogarsi e lamentarsi dei vicini per la musica ad alto volume.

Per chi invece già conosceva quel lato di Osbourne in versione domestica fu una conferma. I fan più incalliti avevano potuto apprezzarlo in un documentario sul metal della regista Penelope Spheeris del 1988, in cui a un certo punto compariva Osbourne che preparava delle uova strapazzate mentre indossava un kimono leopardato. «La gente lo adorava. Era diventato così affabile grazie al reality. Noi fan del metal lo sapevamo, che lui era fatto così. Ora lo sapevano tutti», ha detto ad Associated Press Danny Deraney, un addetto stampa che lavorò con Osbourne.

Non era un programma del tutto adatto alla tv dell’epoca, e non c’era niente di simile: moltissimi dialoghi furono censurati per il linguaggio volgare e scurrile, ma anche la frequenza di quei “bip” diventò parte integrante del programma. Gli Osbourne diventarono talmente famosi da essere invitati nel 2002 anche alla “Cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana in cui il presidente fa battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione.

Il reality mostrò anche diverse fasi di difficoltà della famiglia, tra cui il percorso di cura di un cancro diagnosticato alla moglie di Osbourne, poi diventata una manager e produttrice televisiva. Fu un aspetto che contribuì a dare ancora più profondità ai personaggi, incluso il protagonista principale. «La gente era terrorizzata da lui. Sapete, il principe delle tenebre… ma era come un adorabile orsacchiotto. Cioè, sappiamo tutti chi era la persona più dura in quella famiglia, e non era Ozzy», ha detto Van Toffler.

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