L’amministrazione di Donald Trump ha reso pubblici migliaia di documenti su Martin Luther King, contro il parere della famiglia

Lunedì l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha reso pubblici migliaia di documenti riguardo alla vita e all’omicidio di Martin Luther King, uno dei più importanti e influenti attivisti politici del Novecento, principale leader della lotta contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti. Sono oltre 24mila pagine di documenti, raccolti dall’FBI – l’agenzia investigativa della polizia federale statunitense – in anni di sorveglianza di King e poi nelle indagini sulla sua uccisione, avvenuta nel 1968, per cui è stato condannato James Earl Ray.
I documenti erano stati secretati nel 1977, quando l’FBI li aveva passati all’Archivio Nazionale degli Stati Uniti. La famiglia di King, e in particolare i figli Martin III e Bernice, erano contrari a rendere pubblici i documenti, dato che temevano che rivelassero dettagli sulla vita privata del padre, e avevano ricordato che erano stati raccolti anche con l’intento di trovare informazioni per screditarlo. Dopo la pubblicazione hanno emesso un comunicato in cui chiedono a chi li analizzerà di farlo con «empatia, moderazione e rispetto», collocandoli nel loro contesto storico.
Vari storici e appassionati hanno iniziato a consultarli da lunedì, ma al momento non hanno trovato grosse novità rispetto a quanto già conosciuto, e hanno detto che parte dei documenti è di difficile lettura perché digitalizzata male. L’amministrazione Trump aveva già reso pubblici molti documenti sull’omicidio di J.F. Kennedy: non contenevano grosse novità. La pubblicazione dei documenti su King è vista da alcuni come uno dei molti tentativi di Trump di deviare discorsi e attenzioni dal caso di Jeffrey Epstein, che sta agitando molto la base dei suoi sostenitori.


