L’amministrazione di Donald Trump ha reso pubblici migliaia di documenti su Martin Luther King, contro il parere della famiglia

Martin Luther King nel 1964 (AP Photo/JL)
Martin Luther King nel 1964 (AP Photo/JL)

Lunedì l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha reso pubblici migliaia di documenti riguardo alla vita e all’omicidio di Martin Luther King, uno dei più importanti e influenti attivisti politici del Novecento, principale leader della lotta contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti. Sono oltre 24mila pagine di documenti, raccolti dall’FBI – l’agenzia investigativa della polizia federale statunitense – in anni di sorveglianza di King e poi nelle indagini sulla sua uccisione, avvenuta nel 1968, per cui è stato condannato James Earl Ray.

I documenti erano stati secretati nel 1977, quando l’FBI li aveva passati all’Archivio Nazionale degli Stati Uniti. La famiglia di King, e in particolare i figli Martin III e Bernice, erano contrari a rendere pubblici i documenti, dato che temevano che rivelassero dettagli sulla vita privata del padre, e avevano ricordato che erano stati raccolti anche con l’intento di trovare informazioni per screditarlo. Dopo la pubblicazione hanno emesso un comunicato in cui chiedono a chi li analizzerà di farlo con «empatia, moderazione e rispetto», collocandoli nel loro contesto storico.

Vari storici e appassionati hanno iniziato a consultarli da lunedì, ma al momento non hanno trovato grosse novità rispetto a quanto già conosciuto, e hanno detto che parte dei documenti è di difficile lettura perché digitalizzata male. L’amministrazione Trump aveva già reso pubblici molti documenti sull’omicidio di J.F. Kennedy: non contenevano grosse novità. La pubblicazione dei documenti su King è vista da alcuni come uno dei molti tentativi di Trump di deviare discorsi e attenzioni dal caso di Jeffrey Epstein, che sta agitando molto la base dei suoi sostenitori.