Il caso del “Pirellino” nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano

Secondo la procura mostra come funzionava il presunto «sistema» di favori tra sindaco, uffici e costruttori

Il “Pirellino”, via Gioia e sullo sfondo il grattacielo di Regione Lombardia (Claudio Furlan/LaPresse)
Il “Pirellino”, via Gioia e sullo sfondo il grattacielo di Regione Lombardia (Claudio Furlan/LaPresse)
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Nel nuovo filone di inchiesta sull’urbanistica a Milano, che è stato reso noto in questi giorni e in cui è indagato anche il sindaco Giuseppe Sala, una serie di accuse riguardano il progetto del cosiddetto “Pirellino”: un ex palazzo comunale in via Pirelli 39, comprato nel 2019 dalla società di sviluppo immobiliare Coima. Secondo la procura, il progetto di riqualificazione del Pirellino (mai avviato) sarebbe un caso emblematico di come agiva il presunto «sistema» di corruzione e favori messo in piedi da costruttori, funzionari comunali e progettisti per accelerare la concessione di permessi edilizi illeciti e fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari.

Quest’ultimo filone fa parte di una ampia indagine giudiziaria che va avanti da due anni, sulle costruzioni di grossi palazzi fatte passare per ristrutturazioni, e sul modo opaco in cui sarebbero state approvate. In particolare si concentra sul sistema di pressioni e di favori che si sarebbe creato tra alcuni importanti architetti e costruttori, il comune di Milano e la commissione per il paesaggio, un organo comunale che si occupa di approvare i progetti urbanistici. Nei provvedimenti la procura scrive spesso giudizi, parla di «avidità», di «spregiudicatezza», di «asservimento sistemico» verso i costruttori. E ipotizza l’esistenza di «un vorticoso circuito di corruzioni tuttora in corso, che colpisce le istituzioni e ha disgregato ogni controllo pubblico sull’uso del territorio, svilito a merce da saccheggiare». Le accuse insomma sono pesanti, e per dimostrare che tutto questo sia un “sistema” ci vorranno prove consistenti.

Tra gli indagati in questo nuovo filone di inchiesta, oltre a Sala, ci sono l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi; l’ex presidente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni; Manfredi Catella, presidente di Coima (che a Milano ha costruito moltissimi progetti e che sta lavorando alla costruzione del villaggio olimpico per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026): per loro la procura ha chiesto l’arresto. Tra gli indagati c’è poi il noto architetto Stefano Boeri, che ha progettato il Bosco Verticale. Sala, che è indagato per “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone” e concorso in “induzione indebita a dare o promettere utilità”, ha rigettato tutte le accuse e si è difeso dicendo che i contatti tra commissione paesaggio e sindaco sono inesistenti.

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Il palazzo chiamato Pirellino si trova vicino a piazza Gae Aulenti e alla fermata Gioia della metropolitana. È un palazzo costruito a metà degli anni Sessanta, di 25 piani più altri tre interrati, e comprende un’altra parte di tre piani a ponte che attraversa via Melchiorre Gioia e sotto alla quale passano le macchine. Fino al 2018 era di proprietà del comune, che qui aveva degli uffici. Nel 2019 fu messo a bando e nel giugno di quell’anno fu comprato da Coima per 193 milioni di euro. Il progetto vincitore era stato presentato da due studi di architettura: Diller Scofidio + Renfro (DS+R) e Stefano Boeri Architetti, ed era molto ambizioso.

Prevedeva infatti, oltre alla riqualificazione dell’edificio esistente, che sull’altra estremità del ponte fosse costruito un grattacielo residenziale progettato da Boeri, la “Torre botanica”, simile al Bosco Verticale, e che sul resto del ponte fosse creato uno spazio pubblico verde aperto a tutti.

Il Pirellino e la Torre botanica nel progetto di Stefano Boeri e DS+R (foto dal profilo Facebook di Stefano Boeri)

Il progetto non fu mai realizzato perché dal 2019 a oggi fu bloccato più volte. Poco dopo che Coima aveva acquistato l’edificio entrò infatti in vigore il nuovo piano di governo del territorio (Pgt) secondo il quale per edifici residenziali superiori a una certa volumetria (come era la Torre botanica) era previsto che almeno il 40 per cento fosse riservato all’edilizia sociale. Il comune provò a imporre questo nuovo vincolo anche al progetto del Pirellino ma Coima fece ricorso al Tar, il tribunale amministrativo regionale, perché quando aveva acquisito l’edificio queste condizioni non erano ancora entrate in vigore.

Perse il ricorso, nel senso che il Tar stabilì che il Comune poteva decidere di applicare comunque il vincolo, cosa che infatti fece. Dopo il Tar però, nel 2023, Coima fece ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, che si espresse invece a favore: sostanzialmente disse al Comune che il vincolo non poteva essere applicato in modo reatroattivo e che quindi avrebbe potuto applicarlo solo motivandolo in modo circostanziato. La causa col Consiglio di Stato è ancora in corso: nel 2023 infatti il Pgt è cambiato nuovamente e Coima ha nuovamente ottenuto una sentenza favorevole, che ora il Comune ha 90 giorni (notizia di giovedì) per applicare.

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L’inchiesta della procura ricostruisce come nel 2023, nel giro di pochi mesi tra marzo e ottobre, la commissione paesaggio abbia espresso quattro pareri sul progetto iniziale: due negativi, motivati con l’eccessivo impatto del palazzo, uno  “favorevole condizionato” e uno, finale, favorevole. Nonostante questo però nel 2024 – quando erano già state rese note le prime inchieste sull’urbanistica – Coima decise di modificare il progetto ed eliminò il ponte-serra aperto a tutti e la Torre Botanica. Del progetto iniziale rimase quindi solo il Pirellino, che doveva essere riqualificato in modo conservativo, così come il ponte. I lavori comunque non sono mai iniziati.

Secondo la procura, per arrivare al parere favorevole della commissione nel 2023, furono decisive le pressioni delle società interessate sulla commissione, anche «mediate» dal sindaco Sala. Nella richiesta di misure cautelari sono riportati diversi messaggi scambiati in quel periodo tra Boeri e Catella (l’imprenditore presidente di Coima), Boeri e Marinoni (l’allora presidente della commissione paesaggio) e tra Marinoni e Tancredi (l’assessore alla Rigenerazione urbana) in cui si aggiornavano sull’avanzamento della pratica, sui vari pareri espressi sull’edificio e sulle motivazioni relative ai pareri negativi. Ma anche molti altri scambiati tra Boeri e alcuni membri della commissione paesaggio.

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Si legge che, dopo i primi due pareri negativi, Boeri scrisse a Marinoni chiedendogli se avessero «problemi con lui o con le architetture verdi». Nei giorni successivi l’architetto aveva poi chiesto a più persone della commissione paesaggio e a Catella di incontrarsi per discutere della Torre botanica, spiegare il progetto e trovare una soluzione. A metà aprile Catella scrisse a Boeri dicendogli di aver parlato con Tancredi e che questo si era dimostrato finalmente disponibile a discutere della questione. Il progetto però venne bocciato di nuovo, e Marinoni motivò la cosa dicendo che si trattava di una «barriera» troppo alta e ingombrante. Catella a quel punto si era lamentato di come questa situazione mettesse in difficoltà la sua società e l’architetto.

I pm sottolineano come, il giorno prima che la commissione desse infine parere favorevole al progetto, Boeri avesse detto in un messaggio vocale a Catella che fosse necessario «far intervenire Sala su Marinoni», ovvero chiedere al sindaco di convincere il presidente della commissione paesaggio a esprimere un parere positivo. Boeri poi aveva mandato un messaggio a Sala nel quale gli diceva che Marinoni sbagliava a esprimere un parere negativo sul suo progetto e lo avvisava che, nel caso in cui la situazione non fosse cambiata, Catella avrebbe fatto ricorso al Tar. Nell’inchiesta e sui giornali è stata in particolare estrapolata una frase di Boeri, «prendilo come warning», che proverebbe un tono di comando nei confronti del sindaco ma che si inserisce in un messaggio nel complesso ben poco impositivo. Sala a quel punto aveva risposto che non era solo il presidente a essere contrario e che si fidava del parere di Tancredi.

La commissione paesaggio poi espresse un parere favorevole, e nei messaggi scambiati tra i commissari e il presidente emerge come alcuni sospettassero che Boeri avesse fatto pressioni su alcuni di loro per votare a favore, e come uno di questi poi gli avesse chiesto un favore (di intercedere con un personaggio noto) per il figlio. Alcuni commissari scrivevano anche di essersi pentiti di non aver insistito di più sulla richiesta di ridurre le volumetrie della torre, che alla fine erano cambiate pochissimo.

I pm sottolineano anche come Tancredi avesse già chiesto a Marinoni di approvare il progetto, e che i pareri positivi della commissione fossero «irragionevolmente motivati» e indicativi del fatto che fossero stati scritti solo per aiutare gli interventi di coloro ai quali «non è possibile o non conviene dire di no».