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  • Domenica 13 luglio 2025

Sulla difesa Argentina e Regno Unito stanno tornando a parlarsi

Dopo decenni di rapporti complicati per le rivendicazioni argentine sulle Falkland/Malvinas: c'entrano la vendita di armi e Trump

L'immagine delle isole Falkland/Malvinas su un edificio a Buenos Aires, in Argentina (AP Photo/Natacha Pisarenko)
L'immagine delle isole Falkland/Malvinas su un edificio a Buenos Aires, in Argentina (AP Photo/Natacha Pisarenko)
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L’Economist ha raccontato che i ministeri della Difesa di Regno Unito e Argentina hanno ripreso a parlarsi, in segreto, dopo decenni di rapporti problematici dovuti alla disputa territoriale sull’arcipelago delle Falkland, un territorio d’oltremare britannico da sempre rivendicato anche dall’Argentina. È una questione ancora assai sentita in Argentina, ma le cose stanno un po’ cambiando con la presidenza di Javier Milei, che ha un approccio meno ideologico dei suoi predecessori.

Il territorio è noto nel Regno Unito come “Falkland Islands” e in Argentina come “Islas Malvinas”. È composto da tre arcipelaghi (le isole omonime, la Georgia del Sud e le isole Sandwich meridionali) distanti circa 400 chilometri dalle coste argentine, ma sotto controllo britannico dal 1833. Oggi si governa autonomamente ma resta sotto la sovranità del Regno Unito, da cui dipende principalmente per la politica estera e la difesa.

L’Argentina però ha sempre rivendicato la sua sovranità su tutte le isole. Dopo varie provocazioni, nel 1982 tentò di conquistare il territorio con la forza: la guerra durò 74 giorni, dopo i quali il paese si arrese. La rivendicazione è però ancora oggi un tema di cui si parla spesso in Argentina, tanto che negli anni è diventato un simbolo nazionalista e una delle poche cose che unisce la maggioranza degli abitanti. Per esempio molte strade e vie si chiamano “Malvinas Argentinas”, le immagini e i disegni delle isole appaiono su magliette e gadget e anche sulla banconota da 50 pesos.

Dopo la guerra del 1982 i rapporti diplomatici tra Argentina e Regno Unito si interruppero per alcuni anni e ripresero nel 1989, ma le comunicazioni in ambito militare e di difesa sono sempre rimaste molto limitate. Ora le cose stanno iniziando a cambiare.

Il dialogo su questo aspetto è incoraggiato dagli Stati Uniti di Donald Trump, alleato di Milei. L’obiettivo statunitense è vendere all’Argentina più armi di fabbricazione occidentale, cosa ora difficile per via del veto del Regno Unito, che ha storicamente impedito ai suoi alleati di vendere armi all’Argentina.

Soldati argentini durante la cerimonia per il 43esimo anniversario della guerra, il 2 aprile a Buenos Aires

Soldati argentini durante la cerimonia per il 43esimo anniversario della guerra, il 2 aprile a Buenos Aires (AP Photo/Natacha Pisarenko)

Il divieto, che è una conseguenza della guerra del 1982, è particolarmente efficace perché il governo britannico lo applica anche ad armi con componentistica britannica, non solo a quelle fabbricate nel Regno Unito. Su queste basi, nel 2020 il Regno Unito bloccò una vendita di caccia sudcoreani. Più di recente ha acconsentito alla vendita di alcuni caccia F-16 (aerei militari dell’azienda statunitense Lockheed Martin, ma di cui un’azienda britannica produce il seggiolino eiettabile) solo a patto che fossero modelli più vecchi di quelli chiesti originariamente.

Questa situazione aveva portato i precedenti governi argentini a sondare la possibilità di comprare armi da Cina e Russia, cosa che il governo statunitense vuole evitare.

Javier Milei e la segretaria alla presidenza, sua sorella Karina, durante la commemorazione annuale dei caduti, lo scorso 2 aprile a Buenos Aires

Javier Milei e la segretaria alla presidenza, sua sorella Karina, durante la commemorazione annuale dei caduti, lo scorso 2 aprile a Buenos Aires (EPA/JUAN IGNACIO RONCORONI)

Aumentare le vendite di armi all’Argentina è un’opportunità economica allettante, anche perché Milei dice di voler investire sulla Difesa: vuole potenziare l’esercito e aumentare la spesa militare dall’attuale 0,5 per cento del Prodotto interno lordo al 2 per cento entro i prossimi sette anni. Con Milei l’Argentina si è anche candidata a entrare nella NATO. L’Economist ha scritto che lo scorso gennaio una delegazione argentina è stata a Londra per discutere un possibile accordo che sblocchi la fornitura di armi occidentali, a prescindere dalla questione delle Falkland/Malvinas.

Nell’ultimo anno d’altra parte ci sono stati vari segnali di disgelo tra Argentina e Regno Unito, sia in ambito militare sia più direttamente sulla questione dell’arcipelago conteso. Lo scorso settembre i governi si sono accordati per consentire l’identificazione dei militari argentini uccisi durante la guerra del 1982 (furono 649, e altri 255 quelli britannici). Nella stessa occasione il governo argentino si è impegnato a ripristinare il collegamento aereo per l’arcipelago, che faceva scalo sul suo territorio: i voli erano stati sospesi durante la pandemia di Covid-19 e poi non erano più ripresi. Lo scorso dicembre il governo britannico ha anche consentito una visita di familiari di persone argentine sepolte in un cimitero nell’arcipelago.

Al Regno Unito interessa collaborare con l’Argentina anche per migliorare vari aspetti concreti della vita delle circa 3.500 persone che vivono alle Falkland. E anche da questo punto di vista il governo britannico ha trovato in Milei un interlocutore meno rigido dei suoi predecessori.

Keir Starmer e Javier Milei alla riunione del G20 a Rio de Janeiro, in Brasile, nel novembre del 2024

Keir Starmer e Javier Milei alla riunione del G20 a Rio de Janeiro, in Brasile, nel novembre del 2024 (EPA/ANTONIO LACERDA)

In più occasioni Milei ha sostenuto di voler puntare soprattutto sulla diplomazia. Lo scorso aprile, durante la cerimonia annuale di commemorazione dei soldati uccisi nella guerra, ha detto che sperava di convincere gli abitanti dell’arcipelago ad accogliere le rivendicazioni dell’Argentina rendendola prima «una potenza», ossia un paese prospero, influente e di cui gli abitanti delle Falkland/Malvinas vogliono fare parte.

Un passaggio di quel discorso è diventato un caso, ed è stato ritrattato dal governo perché sembrava riconoscere il diritto degli isolani all’autodeterminazione, sempre rifiutato dall’Argentina. «Speriamo che un giorno votino per noi di loro spontanea volontà», aveva detto Milei. Sono toni molto più concilianti di quelli, per esempio, del suo predecessore peronista Alberto Fernández, che definiva le isole «terra rubata» e le dichiarazioni del governo britannico «disgustose». In un’intervista alla BBC Milei ha detto invece di ritenerle legittime, e non provocazioni, visto che al momento «il territorio è controllato dal Regno Unito».

Milei è in una posizione scomoda: come detto il sostegno alle rivendicazioni sulle Falkland/Malvinas è una delle poche cose trasversali nella politica argentina, e quindi il presidente non può permettersi né di rinunciarvi né di mostrarsi troppo amichevole con il Regno Unito, specie a pochi mesi dalle elezioni di metà mandato del prossimo 26 ottobre, quando saranno rinnovati metà dei seggi della Camera e un terzo dei seggi del Senato. Peraltro Milei è un noto ammiratore di Margaret Thatcher, prima ministra britannica ai tempi della guerra: aspetto che durante la campagna elettorale per la presidenza gli aveva creato qualche problema politico.

Il discorso di Milei alle commemorazioni di quest’anno

Anche per il governo britannico è importante andarci piano e tenere la questione dell’arcipelago fuori da eventuali accordi militari, in modo da non mettere in discussione lo status del territorio. La maggior parte degli isolani ha origini britanniche e mantiene un forte attaccamento al Regno Unito. Nel 2013 alle Falkland si tenne un referendum per decidere se mantenere lo status di territorio d’oltremare britannico, e il “sì” vinse a larghissima maggioranza. Prima della guerra inoltre il governo britannico esplorò più volte la possibilità di cedere le isole, ritenendole un possedimento di scarso valore e un ostacolo ai commerci con il Sudamerica: furono sempre gli abitanti a impedirlo.

Tra le altre cose, negli ultimi mesi i Laburisti sono stati molto criticati da destra, quindi dai Conservatori e da Reform UK, per la cessione a Mauritius dell’arcipelago delle Chagos, nell’oceano Indiano. Proprio per questo i rinnovati contatti tra ministeri della Difesa di Regno Unito e Argentina non sono mai stati pubblicizzati e il governo ha rifiutato ogni parallelismo tra i due casi.

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