Le crociere non sono sostenibili, per molti, troppi motivi
Le grandi navi hanno un impatto notevole sull’ambiente e anche sulla vivibilità dei centri storici delle città dove attraccano
di Giada Boscato

Questo e gli altri articoli della sezione Capire il turismo di oggi sono un progetto del workshop di giornalismo 2025 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.
Ogni anno sempre più persone vanno in vacanza in crociera: secondo CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie da crociera, nel 2024 i passeggeri sono stati 34,6 milioni, mentre nel 2025 si stima che saranno 37,7 milioni. È una crescita che riguarda anche i passeggeri italiani, aumentati del 28 per cento dal 2019 al 2024. Spesso le persone non ci pensano, ma questo tipo di vacanza ha un impatto notevole sull’ambiente e sulla vivibilità di molte città dove le grandi navi attraccano. La sostenibilità delle crociere viene messa in dubbio da anni per molti motivi, tra cui l’alto numero di emissioni di gas serra, l’inquinamento delle acque e il cosiddetto overtourism. Ma in cosa consistono concretamente questi problemi, e quali conseguenze causano?
Nell’analisi più complessiva sull’impatto ambientale delle crociere uno dei problemi più rilevanti riguarda le emissioni dei gas serra. Uno di questi è l’anidride carbonica (CO₂), tra i principali gas che contribuiscono al riscaldamento globale: il suo accumulo nell’atmosfera provoca infatti un aumento delle temperature terrestri, con effetti negativi su clima, ecosistemi e sulla salute umana. Bryan Comer, a capo di un progetto di tutela del mare in una delle più importanti ONG del settore, ha studiato a lungo le emissioni delle navi arrivando a stimare che in un viaggio di duemila chilometri un passeggero di una crociera rilascia 500 chili di CO₂ nell’atmosfera. In un viaggio di andata e ritorno in aereo, con un soggiorno in un hotel a 4 stelle, la stessa persona ne rilascerebbe meno della metà.
Tuttavia le navi da crociera non emettono solo CO₂: un’indagine della ONG Transport & Environment ha stimato che nel 2022 le 218 crociere attive in Europa hanno emesso più ossidi di zolfo di un miliardo di auto. Gli ossidi di zolfo possono danneggiare gli alberi riducendone la crescita, contribuire alla formazione di piogge acide che compromettono gli ecosistemi, ma anche far aumentare il rischio di malattie del sistema respiratorio.
Le emissioni di anidride carbonica e ossidi di zolfo sono causate dall’ampio utilizzo di carburanti fossili come il gasolio marino o il gas naturale liquefatto (GNL). Le navi da crociera infatti non devono solo navigare, ma anche avere a disposizione una grande quantità di elettricità per poter fornire servizi ai passeggeri come l’aria condizionata, il riscaldamento, l’illuminazione, l’accesso a centri benessere, parchi acquatici, negozi e sale giochi. Il tutto richiede il consumo di almeno 5mila litri all’ora di gas naturale liquefatto, pari a circa 100mila litri al giorno.
Oltre ai gas, le navi da crociera rilasciano sostanze dannose per l’ambiente, principalmente attraverso l’emissione in mare delle acque grigie, e quindi sporche, provenienti da cucine industriali, lavanderie e cabine all’interno delle navi: una nave da crociera genera in media 680.000 litri di acque grigie al giorno che possono essere trattenute per circa 56 ore prima di essere gradualmente scaricate. Si stima che in questo modo ogni anno vengano rilasciate 100.000 tonnellate di microplastiche in mare, alle quali se ne aggiungono altre provenienti dai lavaggi degli scafi. Questi scarichi hanno un impatto non indifferente sull’ambiente marino. Le microplastiche si accumulano nei mari, nei fondali e lungo le coste, e danneggiano ecosistemi già fragili. Possono inoltre essere ingerite da pesci, molluschi e crostacei, che possono poi essere pescati e venduti come prodotti alimentari.
Allo stesso modo, le crociere disperdono il carbonio nero, una sostanza che assorbe la luce solare e trattiene il calore al suolo. Nell’Artico, dove il numero di crociere è in crescita, il carbonio nero può depositarsi su neve e ghiaccio, accelerando lo scioglimento dei ghiacciai. Pur rappresentando solo l’1 per cento della flotta globale, le navi da crociera sono responsabili del 6 per cento delle emissioni di carbonio nero.
Le crociere sono poi strettamente connesse a un fenomeno, l’overtourism, che ha conseguenze più economiche e sociali, e solo in parte legate all’ambiente: ad ogni tappa del viaggio, ai passeggeri viene infatti data la possibilità di visitare ciascuna città per poche ore. In particolare i centri storici ricevono ondate improvvise di turisti che creano grandi assembramenti sempre nei soliti posti, nei luoghi di attrazione principali. I crocieristi non si fermano per la notte in albergo e tendono a non spendere molto nei negozi, generando preoccupazioni soprattutto tra le associazioni di imprenditori e commercianti. In generale l’overtourism incide negativamente sul mercato immobiliare, sulle attività commerciali e sui servizi pubblici: in definitiva sulla qualità della vita delle persone che abitano nelle città.

Una nave da crociera davanti a Piazza San Marco piena di turisti, a Venezia, 2 giugno 2019 (AP Photo/Luca Bruno)
Per questi motivi, negli ultimi anni varie città hanno adottato regolamenti per limitare l’accesso alle navi di crociera. È noto il caso di Venezia, che dal 2021 ha vietato il transito nel bacino e canale di San Marco e nel Canale della Giudecca alle crociere che inquinavano a causa delle emissioni di gas serra e del cosiddetto moto ondoso, cioè la formazione di onde al loro passaggio.
In un’intervista al quotidiano El País Jaume Collboni, sindaco di Barcellona dal 2023, ha detto che lo scalo inferiore alle dodici ore da parte dei crocieristi causa un uso intensivo dello spazio pubblico senza alcun beneficio per la città, oltre a disagi per gli abitanti che dicono di sentirsi assediati dai turisti. Per contrastare questo fenomeno, il comune ha aumentato la tassa di soggiorno per i crocieristi che trascorrono meno di dodici ore a Barcellona.
Allo stesso modo, le amministrazioni di Amsterdam e Cannes hanno preso provvedimenti per limitare il turismo dei crocieristi, sempre con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e di limitare l’overtourism. Ilana Rooderkerk, politica del partito nederlandese Democraten66 ed ex consigliera comunale di Amsterdam, ha usato un’espressione molto forte per descrivere la presenza di così tanti turisti in città: l’ha paragonata a «un’invasione di locuste». Non sono però solo le città europee a opporsi al turismo da crociera: anche i residenti delle Bahamas, degli stati americani del Maine e dell’Alaska, e di città statunitensi come Seattle hanno valutato e in alcuni casi introdotto divieti di sbarco per le crociere.
Di fronte alle crescenti critiche, i principali operatori del settore hanno iniziato a pubblicizzare misure rivolte almeno in teoria alla tutela dell’ambiente. Molte compagnie, per esempio, si vantano di utilizzare gas naturale liquido, promuovendolo come l’alternativa più pulita al gasolio marino. Tuttavia, come ha spiegato alla BBC Constance Dijkstra, attivista per il settore marittimo dell’ONG Transport & Environment, il metano ha comunque un impatto disastroso sul riscaldamento globale: se da una parte si dissolve nell’atmosfera in circa dodici anni, cioè più rapidamente dell’anidride carbonica, dall’altra il suo effetto è comunque 80 volte più potente della CO₂ nell’arco di 20 anni.
Le compagnie stanno cercando carburanti alternativi al gas liquido, come idrogeno, metanolo e ammoniaca, ma ciascuno di questi presenta vari problemi ancora non risolti. La compagnia norvegese Hurtigruten ha detto di voler progettare entro il 2030 una nave a emissioni zero che sfrutti vele e batterie alimentate a energia solare. Il modello proposto però potrebbe funzionare solo d’estate lungo le coste norvegesi, grazie al vento e alla costante presenza del sole. In un altro tentativo di migliorare la percezione delle crociere in ambito ambientale, MSC – la più grande compagnia di navigazione al mondo – ha affermato di poter iniziare a navigare con GNL bio o sintetico, molto meno inquinanti, ma di fatto questi combustibili esistono solo in teoria e non possono essere prodotti per una diffusione su vasta scala.
Tutti le iniziative sponsorizzate finora si rivelano per lo più come forme di greenwashing, un’espressione inglese che si potrebbe tradurre in italiano come “ambientalismo di facciata”: è una pratica, a volte difficile da riconoscere, con cui un’azienda o un’organizzazione si promuove come attenta all’impatto delle proprie attività sull’ambiente, senza però affrontare davvero i problemi di cui è responsabile. In realtà i problemi segnalati soprattutto nell’ambiente marino imporrebbero misure molto più concrete, decise e urgenti, per rendere i viaggi in crociera davvero sostenibili.




