Il primo test clinico in Italia sull’uso terapeutico della psilocibina

A Chieti la componente psicoattiva dei funghi psichedelici verrà sperimentata per trattare alcune forme di depressione

Funghi contenenti psilocibina in un centro per la sua somministrazione nello stato americano dell'Oregon, dove alcuni trattamenti con questa sostanza sono legali (AP Photo/Craig Mitchelldyer)
Funghi contenenti psilocibina in un centro per la sua somministrazione nello stato americano dell'Oregon, dove alcuni trattamenti con questa sostanza sono legali (AP Photo/Craig Mitchelldyer)
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L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha autorizzato il primo test clinico in Italia con la psilocibina, una sostanza contenuta in vari generi di funghi presenti in tutto il mondo, Italia inclusa. La psilocibina ha effetti psichedelici simili a quelli dell’LSD, anche se meno intensi e meno prolungati. È illegale in molti paesi, ma secondo diversi studi potrebbe essere una possibile alternativa per trattare alcune forme di depressione resistenti ai farmaci tradizionali. La psilocibina è studiata da anni per i suoi possibili usi clinici, e in generale le sostanze psichedeliche, abbinate alla psicoterapia, potrebbero essere utili anche per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), dell’alcolismo e di altre dipendenze.

Il test clinico in Italia coinvolgerà 68 pazienti, durerà due anni e si terrà all’ospedale di Chieti, in Abruzzo, con la collaborazione di una ASL di Roma, dell’Università di Pescara e di un ospedale di Foggia.

L’uso della psilocibina come medicinale è stato approvato in Australia nel 2023 e il mese scorso in Nuova Zelanda, in entrambi i casi con molte limitazioni. Non è comunque detto che la sperimentazione italiana porterà poi l’AIFA ad autorizzare l’uso medico della sostanza.

Dopo la sua assunzione il corpo umano trasforma la psilocibina in psilocina, una sostanza che modifica il funzionamento della serotonina, un neurotrasmettitore che tra le altre cose regola l’umore e la cui carenza è associata alla depressione. Studi già condotti in diversi paesi indicano che la sua assunzione può avere effetti antidepressivi duraturi.

La sperimentazione sarà coordinata dall’Istituto superiore di sanità (ISS) e finanziata con fondi europei del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Francesca Zoratto, la ricercatrice dell’ISS che se ne occuperà, ha detto: «Il valore dello studio sarà la possibilità di valutare gli effetti della psilocibina in un contesto clinico molto controllato, in modo da poterne analizzare gli eventuali benefici». Secondo Zoratto potrà essere esplorata anche una variante non psichedelica della sostanza, cioè che ne mantenga gli effetti antidepressivi senza alterare la percezione.

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