La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il leader dei talebani, per crimini contro l’umanità

Una foto d'archivio di una pattuglia a Kabul, scattata nell'agosto del 2024
Una foto d'archivio di una pattuglia a Kabul, scattata nell'agosto del 2024 (EPA/SAMIULLAH POPAL)

La Corte penale internazionale (ICC) ha emesso un mandato d’arresto per crimini contro l’umanità per il leader dei talebani, Hibatullah Akhundzada, che è il capo di stato dell’Afghanistan, e per Abdul Hakim Haqqani, capo della Corte Suprema afghana e leader di una fazione dei talebani molto influente. Il mandato era stato chiesto a gennaio dal procuratore capo dell’ICC, Karim Khan. La Corte ha attribuito a Akhundzada e Haqqani la responsabilità di un sistema di governo in cui sono sdoganati «omicidi, incarcerazioni, torture, stupri e sparizioni forzate» e lo smantellamento dei diritti delle donne afghane, che dopo la riconquista talebana nell’agosto del 2021 sono state perseguitate con numerose misure restrittive e discriminatorie.

Il mandato d’arresto significa che i paesi firmatari dello Statuto di Roma (cioè il trattato che nel 1998 istituì la Corte penale internazionale) hanno l’obbligo di arrestare Akhundzada e Haqqani se si trovassero sul loro territorio. Non sempre però quest’obbligo viene rispettato: non è detto quindi che Akhundzada e Haqqani verrebbero effettivamente arrestati se uscissero dall’Afghanistan, e in ogni caso è raro che Akhundzada si sposti anche solo all’interno del paese.

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