Trump ha sempre più potere
Soprattutto grazie alla sua influenza su Congresso e Corte Suprema, che si sono rifiutati di tenerlo a freno

In poco più di due settimane il Congresso degli Stati Uniti ha approvato la “Grande e Bellissima legge” al centro del programma economico del presidente Donald Trump, benché sia notevolmente impopolare tra gli americani. La Corte Suprema ha tolto ai giudici federali la facoltà di bloccare i provvedimenti dell’amministrazione tramite ingiunzioni, e Trump ha bombardato l’Iran senza chiedere il permesso del Congresso.
Negli ultimi mesi, ma con un’accelerazione recente, l’amministrazione Trump ha progressivamente esteso i poteri dell’esecutivo, con la compiacenza e la complicità degli altri due poteri dello stato, cioè il giudiziario e il legislativo, che hanno rinunciato a tenere sotto controllo le azioni del presidente. Le conseguenze di queste decisioni potrebbero essere di lunga durata.
Espandere i poteri dell’esecutivo è un obiettivo dell’amministrazione Trump fin dal suo insediamento. In più di un’occasione, negli ultimi mesi, Trump ha testato i limiti del potere presidenziale, con azioni che forzavano l’interpretazione di norme e leggi e che avevano tra le altre cose l’obiettivo di valutare fin dove potesse spingersi l’azione del presidente.

Donald Trump celebra l’approvazione della “Grande e bellissima legge”, 4 luglio 2025 (AP Photo/Evan Vucci)
Il sistema statunitense, come quello di altre democrazie, è stato creato per fare in modo che ciascuno dei poteri dello stato bilanci gli altri. I tre poteri sono pensati per essere in continua tensione tra di loro, e questo lo si vede anche dal cerimoniale: il presidente, per esempio, non può entrare nel Congresso se non su invito dei suoi membri (come per tenere il discorso sullo stato dell’Unione).
Ma in questo momento gli Stati Uniti si trovano in una situazione particolare: il Congresso è controllato dai Repubblicani e la Corte Suprema ha una maggioranza di giudici conservatori. Questo non sarebbe inusuale, se non fosse che il livello di controllo che Trump esercita su questi due istituzioni è estremamente elevato.
L’influenza di Trump sul Congresso è fortissima, soprattutto perché il presidente ha così tanta presa sull’elettorato Repubblicano da poter di fatto decidere se un deputato o un senatore sarà rieletto o no. Un parlamentare che viene attaccato da Trump con ogni probabilità sarà ripudiato dal proprio elettorato, mentre ricevere il suo sostegno significa vincere quasi automaticamente le primarie. Questo fa sì che attualmente, per i Repubblicani che dominano il Congresso, compiacere Trump sia più importante di votare secondo coscienza o di proteggere il proprio elettorato.
Lisa Murkowski, senatrice dell’Alaska che fa parte dell’ala centrista del Partito Repubblicano, in un intervento diventato famoso ha detto, parlando dei suoi colleghi parlamentari: «Siamo tutti spaventati… Devo dirvi che molto spesso ho timore a usare la mia voce, perché le ripercussioni [da parte di Trump] sono reali. E questo non è giusto».
L’approvazione della “Grande e bellissima legge”, che prevede enormi tagli alle tasse per i redditi più alti e farà aumentare il debito pubblico, è un esempio di questo meccanismo. Parlando singolarmente, molti deputati e senatori Repubblicani si erano detti contrari alla legge, che è molto impopolare tra l’elettorato. Ma poi tutti l’hanno votata, con poche eccezioni. Anche Murkowski ha votato a favore, dopo aver ottenuto dei vantaggi per gli elettori dell’Alaska.
Questo è un grosso cambiamento rispetto ai decenni passati, quando il Congresso era spesso pronto a sfidare il presidente anche se le due istituzioni erano dominate dallo stesso partito. Furono i senatori Repubblicani a spingere il presidente Richard Nixon (1969-1974) a dimettersi dopo lo scandalo Watergate.

Donald Trump il 25 giugno 2025 (AP Photo/Markus Schreiber)
La Corte Suprema è più indipendente del Congresso. Ma attualmente la maggioranza schiacciante dei giudici della Corte è di orientamento conservatore, e ideologicamente vicina a Trump: sei su nove, di cui tre nominati proprio da lui. Per questo negli ultimi mesi l’amministrazione ha portato davanti alla Corte casi di attribuzione dei poteri costituzionali, e molto spesso la Corte ha dato ragione a Trump.
Il caso più notevole è quello che impedisce ai giudici federali di bloccare le decisioni dell’amministrazione tramite un’ingiunzione. Negli scorsi mesi questo era stato il modo con cui più spesso il sistema giudiziario aveva tenuto a bada alcune delle misure più estreme di Trump, per esempio legate all’immigrazione: negli scorsi giorni, dopo la sentenza della Corte Suprema, un’ingiunzione che proteggeva otto uomini dall’essere espulsi in Sudan del Sud è stata rimossa, e gli otto sono stati consegnati al governo sudsudanese, nonostante i rischi di violenze e il fatto che sette su otto non fossero sudsudanesi.
L’anno scorso la Corte Suprema con un’altra sentenza aveva garantito ai presidenti l’immunità giudiziaria per gli atti compiuti nello svolgimento delle loro funzioni. Questo aveva fatto decadere i numerosi processi contro Trump.
L’amministrazione sta espandendo i propri poteri anche con modi più sottili. Un esempio è la questione del social media cinese TikTok. L’anno scorso il Congresso aveva approvato una legge che imponeva un divieto a TikTok negli Stati Uniti se l’azienda non fosse stata venduta a un compratore americano. Ma Trump, il giorno della sua entrata in carica, firmò un ordine esecutivo che sospendeva l’applicazione della legge, invalidando così un provvedimento approvato dal Congresso.
Trump e i suoi dicono che il modo in cui esercitano il potere esecutivo sia del tutto legittimo. In una recente intervista al magazine Time, il presidente ha detto: «Penso di usarlo nella giusta maniera [il potere esecutivo], e secondo il mio mandato elettorale».
La Casa Bianca sostiene che Trump in realtà starebbe ripristinando l’equilibrio dei poteri, che in passato era troppo spostato a favore del giudiziario e del legislativo: «Difendere il potere esecutivo come un potere paritario non significa abusarne», ha detto il portavoce del governo Harrison Fields al Washington Post.
I sostenitori di Trump ricordano, peraltro, che l’aumento dei poteri per il presidente non si esaurirà con Trump: ne potrà godere anche chi verrà dopo di lui.
Questa situazione corrisponde anche alle fluttuazioni nell’equilibrio del sistema americano. Dopo la Seconda guerra mondiale il potere dei presidenti aumentò notevolmente, tanto che a un certo punto si cominciò a parlare di “presidenza imperiale”, cioè priva degli adeguati sistemi di controllo costituzionale. L’andamento si invertì dopo lo scandalo Watergate e dopo la guerra in Vietnam, che indebolirono l’influenza dei presidenti e rafforzarono quella del Congresso. Ora le cose stanno cambiando di nuovo.



