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  • Giovedì 3 luglio 2025

Cos’è questa «Grande e Bellissima legge» di Trump

La Camera ha approvato in via definitiva l’enorme taglio delle tasse proposto dal presidente statunitense

Donald Trump il 1° luglio 2025 (AP Photo/Mark Schiefelbein)
Donald Trump il 1° luglio 2025 (AP Photo/Mark Schiefelbein)
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La Camera degli Stati Uniti ha approvato in via definitiva la prima grande legge voluta da Donald Trump in questo suo secondo mandato da presidente: contiene una lunga serie di misure economiche, principalmente tagli alle tasse, ed è stata chiamata dai suoi promotori “One Big Beautiful Bill”, la “Grande e Bellissima legge”. È passata a maggio con un solo voto di scarto alla Camera, è stata approvata martedì al Senato con alcune modifiche (anche qui per un voto) e oggi è stata infine approvata di nuovo dalla Camera con 218 voti favorevoli contro 214 contrari.

Nonostante la maggioranza Repubblicana controlli sia il Senato (53 senatori a 47) che la Camera (220 contro 212), la legge aveva finora incontrato molte resistenze da un gruppo ristretto ma decisivo di deputati Repubblicani, preoccupati dall’enorme impatto che avrà sui conti dello stato, perché aumenterà di oltre 3.000 miliardi di dollari il debito federale nei prossimi dieci anni. Negli Stati Uniti l’impatto delle misure economiche viene valutato su periodi di dieci anni, più lunghi rispetto a quelli considerati in Italia o in Europa (dove lo standard è di solito uno o tre anni).

L’esame della legge è cominciato mercoledì ed è durato per tutta la notte e nella mattina americana: l’obiettivo dichiarato e infine realizzato era ottenere un’approvazione prima del 4 luglio, giorno di vacanza e di celebrazione dell’indipendenza degli Stati Uniti.

La “Grande e Bellissima legge” è la principale misura in campo economico del programma di Donald Trump, che ha usato i suoi profili social per fare pressioni continue su deputati e senatori perché l’approvassero. Ma è stata anche l’argomento da cui è partita la lite fra il presidente ed Elon Musk, uno dei principali collaboratori dei primi mesi della sua amministrazione. Musk anche nei giorni scorsi ha criticato la legge: ufficialmente perché crea debito e va quindi contro i principi di risanamento dei conti dello stato, ma anche perché taglia molto gli incentivi al mercato delle energie rinnovabili, comprese le auto elettriche, quindi con possibili conseguenze negative anche per Tesla, azienda di Musk.

I Democratici e anche molti analisti indipendenti invece criticano la “Grande e Bellissima legge” perché di fatto taglia molte tasse alle fasce più ricche della popolazione, e al tempo stesso rende più difficile accedere alle assicurazioni mediche gratuite per milioni di persone.

Capitol Hill, sede del Congresso degli Stati Uniti (AP Photo/Mariam Zuhaib)

Il contenuto della legge è stato parzialmente modificato nei vari passaggi parlamentari, ma questi sono i suoi contenuti principali.

Tagli alle tasse
In primo luogo rende stabili e definitivi i tagli alle tasse per le fasce di reddito più alte decisi durante il primo mandato di Donald Trump e che sarebbero scaduti nel 2028. A questo aggiunge la possibilità di detrazioni fiscali (cioè meno tasse da pagare) di mille dollari per i single, 2mila per le coppie sposate e 4mila per gli anziani.

Elimina le tasse di successione (cioè quelle per i beni ereditati) fino a 30 milioni di dollari e introduce una misura per rendere minore il peso complessivo delle tasse sul reddito: dalle tasse dovute al governo federale andranno tolte quelle pagate a livello statale, tipicamente più alte negli stati governati dai Democratici, fino a un massimo di 40mila dollari (il precedente limite era 10mila). In pratica se una persona prima doveva pagare 50mila dollari di tasse allo stato e 50mila al governo federale, dalle seconde ne toglieva 10mila, e ne pagava in totale 90mila; ora ne può togliere 40mila e quindi pagarne 60mila in totale. L’entità delle tasse statali è oggetto di una grande campagna dei Repubblicani, che accusano i governatori Democratici di tenerle troppo alte: questa misura vuole sottolineare come il governo centrale provi ad alleviare la pressione fiscale di stati come la California o New York.

Sono eliminate anche le tasse sulle mance, una delle promesse della campagna elettorale, peraltro condivisa anche con la candidata Democratica, Kamala Harris. L’Atlantic ha stimato che i tagli alle tasse permetteranno un risparmio medio di quasi 300mila dollari per lo 0,1 per cento di americani più ricchi, di quasi 80mila dollari per l’1 per cento più ricco, di 160 dollari per le famiglie con un reddito medio-basso.

Riduzione di assistenza sanitaria e spese sociali
Per far fronte a queste enormi riduzioni delle entrate sono stati decisi tagli alle spese, che riguardano soprattutto Medicaid, il programma di assicurazione sanitaria gratuito per le fasce più povere della popolazione.

Il punto centrale della riforma è che gli adulti senza figli e senza disabilità per accedere all’assistenza sanitaria gratuita dovranno dimostrare di aver lavorato almeno 80 ore al mese, e dovranno farlo ogni sei mesi. Secondo stime indipendenti, questo potrebbe privare dell’accesso a Medicaid 11,8 milioni di statunitensi. Lo stesso processo sarà necessario per accedere ai programmi che forniscono pasti gratis o acquisti di cibo a prezzi calmierati (i programmi SNAP), i cui costi passano parzialmente in carico ai singoli stati (prima erano totalmente federali): 16 milioni di bambini potrebbero perdere l’esenzione dal pagamento della mensa scolastica.

Una protesta contro i tagli a Medicaid (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)

Energie rinnovabili
La legge inizialmente prevedeva la cancellazione di tutti gli incentivi inseriti dalla passata amministrazione, quella del presidente Joe Biden: erano detrazioni pressoché totali dal pagamento delle tasse per la costruzione di impianti solari e eolici, e riduzioni di tasse per l’acquisto di veicoli elettrici. Una modifica al Senato ha reso più graduale la cancellazione prevista nella prima versione della legge: nella versione attuale l’esenzione rimane per gli impianti solari ed eolici la cui costruzione è iniziata nel 2025, resta al 60 per cento per quelli del 2026 e scende al 20 per cento nel 2027.

Gli altri investimenti
Gli investimenti previsti sono pochi o assenti, perlopiù inseriti durante la discussione al Congresso per rispondere a “buchi” che si creavano con i tagli indiscriminati: è il caso di un fondo da 50 miliardi di dollari per le cliniche nelle zone rurali. Gli altri investimenti riguardano solo il controllo delle frontiere e alcuni finanziamenti alle forze di sicurezza e all’esercito.

In più a ogni bambino nato fra il 2025 e il 2029 verrà aperto un conto deposito in cui il governo metterà 1.000 dollari e che potrà essere utilizzato quando crescerà, ad esempio per le spese per il college. Il conto si chiamerà “Conto Trump”.

I costi
Questa legge è sicuramente “grande” nei costi: dopo i vari passaggi parlamentari l’aumento del debito previsto nei prossimi dieci anni è cresciuto di altri 1.000 miliardi di dollari, arrivando a 3.300. Costerà di più delle manovre di Trump e Biden per rilanciare l’economia dopo il Covid, più del precedente taglio delle tasse di Trump, ma anche più di quello di George W. Bush del 2003, allora considerato una riforma molto radicale e molto costosa.

Per questo l’approvazione è stata molto problematica per alcuni esponenti del partito Repubblicano, che ha sempre sostenuto interventi minimi dello stato nell’economia e criticato l’eccessivo indebitamento pubblico. Trump ha però ormai un controllo quasi totale del partito e ha apertamente minacciato i deputati che ostacoleranno l’approvazione della legge: nonostante ritardi e resistenze alla fine i Repubblicani hanno trovato i voti necessari.

Proprio in prospettiva dell’approvazione di questa legge l’agenzia di valutazione del credito Moody’s, una delle più influenti al mondo tra quelle che si occupano di rating, ha abbassato quello dei titoli di Stato degli Stati Uniti, cioè quegli strumenti finanziari con cui si fanno prestare soldi dagli investitori e che costituiscono così il debito pubblico. Moody’s ha detto che l’enorme debito pubblico statunitense, in crescita da anni e con la prospettiva di crescere ancora, non era più coerente con il rating più alto: un abbassamento del rating non significa che l’economia statunitense vada male e che per questo sia aumentata la probabilità che non paghi i suoi debiti, ma riflette il peggioramento delle prospettive sui conti pubblici.