Il Dalai Lama ha annunciato che avrà un successore
E che dopo la sua morte verrà cercato tra i tibetani in esilio, nonostante le ingerenze della Cina

Il Dalai Lama, massima autorità religiosa del buddismo tibetano, ha annunciato mercoledì mattina che avrà un successore dopo la sua morte: non era scontato, perché da anni lui stesso aveva messo in discussione la continuità della figura religiosa, soprattutto per le pressioni politiche e per le ingerenze della Cina, che dal 1951 ha annesso il Tibet.
Tenzin Gyatso è il 14° Dalai Lama, compirà 90 anni domenica e da 66 anni vive in esilio in India, a Dharamsala, dove ha sede anche il governo non riconosciuto del Tibet. Ha detto che il suo successore dovrà essere scelto secondo i «metodi tradizionali» del buddismo tibetano, ma che dovrà essere trovato fra chi vive fuori dalla Cina, quindi fra i circa 140mila tibetani in esilio (la metà sono in India).
La tradizione del buddismo tibetano prevede che il nuovo Dalai Lama sia scelto dopo la morte del precedente, cercando la sua “reincarnazione” fra i bambini piccoli. Tenzin Gyatso fu scelto così quando aveva due anni e si trasferì a Lhasa, in Tibet, per essere educato e istruito quando ne aveva cinque.
Il Dalai Lama ha comunicato questa decisione, molto attesa dopo anni di speculazioni, in apertura della prima riunione dal 2019 dei maggiori monaci buddisti tibetani, organizzata all’interno dei festeggiamenti per i suoi 90 anni. È stato quindi escluso che la carica di Dalai Lama (un’espressione che unisce un termine mongolo e uno tibetano e che si può tradurre come “maestro supremo”) finisca con lui, o che il successore sia scelto prima della morte dell’attuale, per evitare un vuoto di potere.

Una foto da bambino dell’attuale Dalai Lama (AP Photo)
Nel 1959 Tenzin Gyatso fuggì dal Tibet occupato dall’esercito cinese a piedi, con una marcia di 14 giorni attraverso l’Himalaya, e da allora non è più rientrato nel paese. Fino al 2011 è stato però anche capo politico del paese e ha sostenuto a livello internazionale la causa tibetana. Poi si dimise dalla guida del governo in esilio, favorendo le elezioni di un parlamento e un processo democratico di formazione di un governo, comunque non riconosciuto.
Resta però il leader di riferimento del popolo tibetano e per questo la Cina ha molto interesse a scegliere o imporre il suo successore, scegliendone uno che riconosca la sovranità cinese sul territorio tibetano. Le ingerenze del governo cinese nelle procedure religiose del buddismo tibetano sono grandi sin dagli anni Ottanta, quando il Dalai Lama dovette individuare il nuovo Panchen Lama, considerata la seconda carica del buddismo tibetano.
In seguito alla morte del decimo Panchen Lama, avvenuta nel 1989, il 14 maggio del 1995 il Dalai Lama nominò come successore un bambino tibetano di sei anni di nome Gedhun Choekyi Nyima. Tre giorni dopo le autorità cinesi in Tibet arrestarono il bambino, e crearono una commissione che individuasse un nuovo Panchen Lama. L’11 novembre dello stesso anno la commissione assegnò il titolo di Panchen Lama a un bambino di cinque anni di nome Gyaltsen Norbu, noto con il nome di Qoigyijabu.
Da allora non si hanno notizie certe sul Panchen Lama scelto dal Dalai Lama: lui e la sua famiglia sono “scomparsi”, qualche anno fa il Dalai Lama ha detto di sapere che è stato trasferito ed educato in modo “non religioso”. Il Panchen Lama scelto dalla Cina invece vive perlopiù a Pechino, più che in Tibet, ma è considerato dal governo il riferimento per il buddismo tibetano. A inizio giugno Qoigyijabu ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping e riconosciuto anche in quella occasione la sovranità cinese sul Tibet.
Nella tradizione buddista tibetana il Panchen Lama guida il gruppo di monaci chiamati a individuare e riconoscere la reincarnazione del Dalai Lama dopo la sua morte.
Nel messaggio di mercoledì il Dalai Lama ha detto che il processo di selezione toccherà ai monaci appartenenti al Ganden Phodrang, una sorta di consiglio di alto livello nominato da lui stesso, e che «nessun’altra persona avrà l’autorità per inserirsi in questa operazione».
È però possibile che la parte cinese dei monaci buddisti tibetani aspiri a scegliere un suo prossimo Dalai Lama, attraverso il Panchen Lama. Non è quindi da escludere che alla morte di Tenzin Gyatso vengano individuati due Dalai Lama.

Un cartellone che annuncia i festeggiamenti del 90° compleanno del Dalai Lama a Dharamsala, India (AP Photo/Ashwini Bhatia)
Nonostante i tentativi di ingerenza della Cina però l’autorità religiosa dell’attuale Dalai Lama è molto solida e i fedeli del buddismo tibetano riconosceranno come legittimo il successore scelto secondo la procedura da lui indicata. Questa prevede la consultazione di oracoli e l’interpretazione di segni, e può durare anche anni, in cui il ruolo è vacante. La Cina proverà probabilmente a inserirsi in questo processo.
Il prossimo Dalai Lama scelto fra i tibetani in esilio sarà il primo a non essere mai stato in Tibet. Con ogni probabilità verrà scelto nella comunità di Dharamsala, nello stato settentrionale indiano dell’Himachal Pradesh, dove l’amministrazione in esilio gestisce scuole, ospedali, monasteri e cooperative agricole. Si sostenta con donazioni di privati, ma una buona parte del suo bilancio è finanziata da Stati Uniti, India e Unione Europea (fra gli altri). L’amministrazione di Donald Trump ha recentemente tagliato oltre 12 milioni di dollari di aiuti, che equivalevano a quasi un terzo del bilancio annuale.



