I pieni poteri del “Grande ayatollah” Ali Khamenei
In Iran tutte le cose più importanti, in un modo o nell'altro, dipendono dal capo religioso degli sciiti che Trump si vanta di avere salvato

Sabato scorso il presidente statunitense Donald Trump ha sostenuto di avere salvato la vita della Guida suprema Ali Khamenei, che si trova al vertice del sistema di potere iraniano: Khamenei è il capo politico, il capo religioso e il capo militare dell’Iran. Trump ha detto che avrebbe potuto lasciare che gli israeliani lo uccidessero con un bombardamento, e invece ha deciso di no. «L’ho salvato da una morte davvero orribile e ignominiosa», ha aggiunto. Minacciare Khamenei, fargli intendere che potrebbe morire da un momento all’altro e che quindi gli conviene trattare, è il massimo della pressione che si può fare in questo periodo contro il regime iraniano.
Khamenei è un ayatollah, un titolo onorifico usato per i religiosi di alto rango nella religione sciita, che è una delle due grandi correnti dell’islam – l’altra è quella dei sunniti. Il nome ayatollah viene da un’espressione in arabo che vuol dire «segno di Dio», e come altre parole arabe che riguardano l’islam è usata anche in farsi, la lingua parlata in Iran. Khamenei ha un grado più alto ancora, quello di “Grande ayatollah”, riservato a pochi. Sul capo porta un turbante nero, che per tradizione indica l’appartenenza a una famiglia che discende dal profeta Muhammad. È una cosa abbastanza comune e nel mondo islamico molti rivendicano di discendere dal profeta Muhammad, vissuto 1.400 anni fa.
Khamenei a 86 anni è così importante perché in Iran c’è un sistema di governo particolare, congegnato in modo che il potere del capo dei religiosi musulmani sciiti sia superiore a quello dei politici. Più in alto di tutti c’è la Guida suprema, che è una carica a vita, come il papa in Vaticano. Ma le similitudini si fermano qui. Ora la Guida è Khamenei, che è stato nominato nel 1989 e controlla l’Iran senza interruzioni da 36 anni.
Khamenei esercita questo potere sugli iraniani anzitutto perché è lui a scegliere i comandanti delle forze armate, il direttore dei media di stato e il capo dei giudici. Militari, giornalisti di stato e magistrati gli sono fedeli.
Durante la recente guerra contro Israele durata 12 giorni, ogni volta che gli aerei israeliani uccidevano un generale dopo poco arrivava la notizia che Khamenei aveva nominato un successore per riempire il posto vacante. A metà della guerra Khamenei, da un bunker nascosto, ha fatto una serie di nomine preventive così che non ci fossero vuoti nella catena di comando se gli aerei israeliani avessero ucciso altri generali iraniani. Ha anche nominato tre possibili successori nel caso fosse toccato a lui essere ucciso.
A Khamenei obbediscono i Guardiani della rivoluzione, conosciuti anche come pasdaran, che sono il corpo militare meglio indottrinato e con più risorse dell’Iran, un secondo esercito che è più potente dell’esercito regolare. La stessa cosa vale per i bassiji, una milizia paramilitare che ha il compito di reprimere il dissenso interno: nei rari video che arrivano nei periodi di sommosse sono quelli con le motociclette e i manganelli che vanno a picchiare chi protesta in piazza.

Un manifestante a favore del governo iraniano all’università di Teheran nel 2009 (Getty Images)
Questa è una parte del potere della Guida suprema sulla vita dell’Iran. Veniamo a come Khamenei esercita il suo potere politico. La Costituzione dell’Iran – quella che fu adottata dopo la rivoluzione del 1979 – dice che è la Guida suprema a nominare metà del Consiglio dei guardiani, che è formato da dodici membri e può fare molte cose. Il Consiglio dei guardiani può mettere il veto alle leggi approvate dal parlamento e decide chi può candidarsi alle elezioni di ogni tipo – locali, nazionali e altro – in Iran e chi deve essere escluso.
Gli altri sei membri del Consiglio dei guardiani, quelli che non sono nominati da Khamenei, sono approvati dal parlamento e scelti tra una lista di nomi approvata dal capo della Giustizia, che come abbiamo visto è nominato da Khamenei. Insomma, in un modo o nell’altro sono tutti nomi graditi a lui. Khamenei esercita un’influenza diretta e indiretta su un organo che può bloccare ogni legge del parlamento ed escludere qualsiasi candidato dalle elezioni in Iran. È per questo che la Guida è chiamata “suprema”.
Oltre a tutte queste cose, Khamenei è il capo dei religiosi sciiti in Iran, che è il paese dell’islam sciita. Esercita il suo carisma di predicatore religioso su decine di milioni di fedeli. Contestare o insultare la Guida suprema è reato.
Khamenei viene da Mashhad, una grande città al confine con l’Afghanistan. È nato in una famiglia molto religiosa e ha studiato a Qom, città santa degli sciiti. Negli anni precedenti alla rivoluzione islamica del 1979 frequentava un movimento religioso dissidente che predicava la fine del potere del regime dello Shah e il rifiuto dell’Occidente e della vita all’occidentale (lo Shah era il re che governò in maniera autoritaria in Iran dal 1941 fino alla rivoluzione). L’unica salvezza per l’Iran, diceva quel movimento, era il ritorno all’islam sotto il potere dei religiosi. Khamenei era l’aiutante fidato del leader di quel movimento, il predicatore Ruhollah Khomeini, che poi divenne la prima Guida suprema dopo la rivoluzione.
Nell’Iran di quegli anni si agitavano anche altri gruppi rivoluzionari, inclusi i marxisti, che lottarono contro lo Shah ma poi a rivoluzione finita dovettero soccombere al potere degli islamisti. Nel 1981 un attentatore marxista che si fingeva giornalista posò un registratore sul tavolo di Khamenei durante una conferenza stampa. Il registratore era pieno di esplosivo. Il religioso sopravvisse all’esplosione ma perse l’uso della mano destra e per colpa dei danni alle corde vocali la sua voce divenne fievole per sempre.
C’era una regola che prevedeva che soltanto un ayatollah potesse diventare la Guida suprema dell’Iran dopo Khomeini, ma Khomeini stesso la fece cambiare in modo da poter nominare come suo successore Khamenei, che aveva lavorato a lungo per lui con incarichi anche segreti ma non era un religioso di alto rango. Così avvenne. Prima Khamenei diventò presidente dell’Iran nel 1981, e poi nel 1989, alla morte della Guida suprema che aveva vinto la rivoluzione, ne prese il posto.

Sciiti siriani calpestano un ritratto di Khamenei durante le celebrazioni per la caduta del regime di Bashar al Assad nel dicembre 2024 (Scott Peterson /Getty Images)
Khamenei è il custode dell’ideologia della rivoluzione del 1979 e dei suoi pilastri. L’idea che la rivoluzione non sia conclusa, ma che sia permanente e che si debba allargare anche al resto della regione, che non ci si debba fidare dell’Occidente e si debbano respingere i suoi valori e i suoi costumi. L’idea che sia necessario creare milizie fedeli all’Iran nei paesi vicini e che Israele sia un nemico mortale dell’Iran, contro il quale dev’essere combattuta una guerra a oltranza.
Khamenei emette decreti che chiariscono questioni religiose e sono conosciuti come fatwa, un’altra parola araba presa in prestito. Il suo predecessore, Khomeini, nel 1989 emise una fatwa che condannava a morte lo scrittore Salman Rushdie perché accusato di avere scritto un libro considerato blasfemo, I versi satanici. Per questo oggi quando si sente “emettere una fatwa” si pensa a una minaccia mortale contro qualcuno, ma il significato è più ampio.
Khamenei ha emesso una fatwa a metà degli anni Novanta che vieta all’Iran di produrre e accumulare armi atomiche, ma non è vincolante per sempre e può essere modificata. Alcune fonti la considerano soltanto il passaggio di un discorso pronunciato da Khamenei. Javad Zarif, che è stato ministro degli Esteri dell’Iran, scrisse nel suo libro di memorie in sei volumi Il segreto sigillato che la fatwa era un espediente per creare un’atmosfera di fiducia con le controparti durante i negoziati sul programma nucleare iraniano.
Nel novembre del 2013 l’agenzia Reuters pubblicò un’inchiesta in tre parti che rivelava l’esistenza di un ente finanziario, il Setad, che gestisce con discrezione un patrimonio di decine di miliardi di dollari e obbedisce a Khamenei. Il Setad è diventato un impero economico, la cui esistenza non è ben chiara anche a molti iraniani, grazie a sequestri in massa di case e di altri beni immobili, eseguiti contro gli oppositori veri o presunti della rivoluzione islamista. Non arricchisce personalmente Khamenei, che vive una vita frugale, ma gli conferisce ancora altro potere su quello che succede in Iran.



