Come si visita un museo?

Alcune dritte che potrebbero aiutarvi, soprattutto in questa stagione, se ogni tanto vi siete sentiti un po' spaesati o respinti

Alcuni visitatori di una mostra al museo di arte contemporanea di Teheran, in Iran (Majid Saeedi/Getty Images)
Alcuni visitatori di una mostra al museo di arte contemporanea di Teheran, in Iran (Majid Saeedi/Getty Images)
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I musei possono disorientare, annoiare o addirittura sfinire i propri visitatori. Alcuni, come il Kunsthistorisches di Vienna, il Louvre di Parigi e il British Museum di Londra, sono organizzati dentro a edifici vastissimi, ospitano migliaia di oggetti e anche dopo esserci tornati più volte è praticamente impossibile riuscire a vedere tutto senza che la visita diventi frenetica e confusionaria.

In realtà, persino da un posto come il Louvre è possibile uscire lucidi e relativamente riposati. Molto, infatti, dipende dal modo con cui si decide di approcciare un museo, da quanto avete le idee chiare su quello che state cercando – soprattutto se avete poco tempo, come capita spesso ai turisti – e da quanto siete organizzati.

Evitare code e affollamenti
Una gita al museo è più piacevole quando gli spazi sono vuoti e silenziosi, ma nei musei più grandi e famosi questo non è sempre possibile. Quando sono molto pieni può capitare che si senta un brusio costante, fatto di passi, sussurri, commenti sommessi e qualche guida in sottofondo.

I momenti migliori per evitare affollamenti sono le prime ore della mattina (dove però c’è il rischio di imbattersi in una classe in gita, nei giorni feriali) e le ultime del pomeriggio. Tra lunedì e venerdì i musei sono meno frequentati rispetto al fine settimana, ovviamente. Diversi musei grandi poi restano aperti fino a tardi almeno una volta a settimana, solitamente il giovedì o il venerdì: il giovedì per esempio la Ny Carlsberg Glyptotek, uno dei più importanti musei danesi, chiude alle 21 al posto che alle 17, come negli altri giorni della settimana.

Per quanto riguarda le mostre, se volete schivare il trambusto è meglio evitare di andarci durante le settimane di inaugurazione e di chiusura, cioè le più affollate.

Non c’è bisogno di vedere tutto
Secondo diversi studi la capacità media delle persone di rimanere concentrate durante una visita al museo si colloca tra i 20 e i 45 minuti. Nei musei più grandi per riuscire a vedere tutto ci vorrebbero giorni interi; ma anche nei più piccoli, spesso, non ha senso cercare di vedere più cose possibili o addirittura cercare di vedere tutto.

In alcuni musei molto grandi i percorsi organizzati possono durare delle ore, e per questo la cosa migliore da fare è di capire sin dall’inizio che cosa si vuole vedere a tutti i costi, in modo da non selezionare involontariamente solo le opere situate all’inizio.

Nei musei d’arte quello che spesso viene consigliato è di concentrarsi su poche, pochissime opere. Massimiliano Rossi, storico della critica d’arte che per decenni si è occupato anche di museologia, suggerisce di sceglierne una o due, e di studiare in anticipo le informazioni sugli autori e sul contesto storico-artistico in cui sono state fatte. «Questo è un approccio che può restituire una piacevolezza: bisogna fare una selezione. Poi magari in quel museo ci ritorni per vedere anche altre cose», spiega Rossi.

Se invece volete improvvisare e il museo non è troppo vasto, potete prima fare una passeggiata esplorativa al suo interno per capire che cosa vi piace, così da capire a quali oggetti esposti volete dare la priorità, prima di perdere la concentrazione.

Ovviamente molto dipende dal tipo di esposizione offerta o dalle esigenze dei visitatori, in certi casi non c’è proprio bisogno di restare concentrati: magari cercate solo un posto dove lasciar scorrazzare i vostri pensieri.

Dipinti di Giorgio Morandi a Palazzo Citterio, Milano, venerdì 6 dicembre 2024 (Foto AP, Luca Bruno)

Dipinti di Giorgio Morandi a Palazzo Citterio, Milano, venerdì 6 dicembre 2024 (Foto AP, Luca Bruno)

Informarsi un po’, prima della visita
I dati sulla frequentazione e sugli orari di punta di un museo si possono trovare facilmente su Google Maps. Ma in generale il consiglio che viene dato da chi lavora nei musei è quello di farsi sempre un giro sul sito del museo che si vuole visitare per capire quali servizi sono offerti (per esempio, se c’è il guardaroba o un’area dove poter lasciare i cani). Inoltre, in alcuni posti è necessario prenotarsi perché gli ingressi sono contingentati, mentre a volte le biglietterie fanno orari particolari: meglio controllare prima, per evitare spiacevoli sorprese.

Oltre che per avere un’idea più chiara di dove si sta andando, informarsi prima della visita può stimolare la curiosità e aiutare ad arrivare sul posto con un po’ di informazioni di contesto. Molte delle persone sentite dal Post sull’argomento suggeriscono di provare a informarsi sulla storia del museo – se per esempio ha puntato storicamente su una certa corrente artistica, anche minore, e ha un patrimonio che non si trova da nessun’altra parte – e sugli argomenti dell’esposizione a cui si è più interessati. A volte vale la pena approfondire anche la storia del palazzo che ospita il museo, che spesso, soprattutto in Italia, ha di per sé un valore artistico e culturale.

Non serve essere degli esperti
Informarsi può essere utile, ma non significa che per apprezzare un’esposizione bisogna essere molto competenti sull’argomento. È un problema percepito soprattutto nei musei d’arte, che ad alcuni possono apparire un po’ respingenti.

A volte verso l’arte si prova un timore quasi reverenziale, e ci si può convincere che per visitare bene una galleria si debba avere una qualche dimestichezza con la storia dell’arte (cosa che senz’altro aiuta). «Ma per godersi un’opera non c’è per forza bisogno di sapere chissà che cosa», spiega Laura Orlic, imprenditrice nel settore museale. Secondo Orlic addirittura a volte le informazioni contenute nelle didascalie e nelle audioguide possono diventare un ostacolo e portare a un’eccessiva razionalizzazione. Specie nelle mostre d’arte, per le quali certe persone preferiscono un approccio contemplativo.

Meglio le guide delle audioguide
Nella maggior parte dei casi però ha senso capire esattamente cosa si ha davanti. In questo caso, se si ha la possibilità di scegliere, meglio affidarsi a un umano che a una voce registrata. Secondo Orlic una buona guida può adattare il percorso della visita e le spiegazioni in base agli interessi e alle reazioni del gruppo, offrire vari spunti, e rispondere a domande e curiosità.

I tour guidati costano di più, è vero, ma nulla vieta di mettervi in ascolto di quel che si dice, nel caso fortuito in cui la guida decida di soffermarsi proprio sulla stessa opera, o sullo stesso oggetto, su cui stavate puntando anche voi (ma non approfittatevene troppo).

Le prime audioguide mentre vengono testate al Louvre; sullo sfondo Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David. Parigi, 1966 (Imagno, Getty Images)

Le prime audioguide mentre vengono testate al Louvre; sullo sfondo Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David. Parigi, 1966 (Imagno, Getty Images)

Mettersi comodi, fare delle pause
Se c’è il guardaroba, usatelo: posate lo zaino, in modo da rendere meno faticosa la visita. Anche indossare vestiti e scarpe comode può fare la differenza, visto che in molti musei il grosso dell’esposizione viene fruito stando in piedi.

Se è estate e siete freddolosi, portate qualcosa per coprirvi: alcuni musei d’arte, per esempio, devono mantenere temperature relativamente basse (attorno ai 20 o ai 21 gradi), in modo da ottenere un microclima adatto alla conservazione delle opere.

Sedersi ogni tanto e prendersi delle pause (magari al bar, se il museo ne ha uno) aiuta a “ricaricare” anche l’attenzione.

Nei musei si può tornare
A volte concepiamo i musei come posti da visitare solo una volta e poi basta, come se dovessimo spuntare una casella. Se si ha tempo, tornare in un museo e diluire le visite le rende più piacevoli, e permette di vedere tutto (proprio tutto) con calma.

Secondo una custode museale, che per motivi di opportunità preferisce rimanere anonima, i musei possono essere visti anche come luoghi dove passare il tempo, o incontrarsi con gli amici per fare una cosa diversa. A volte è possibile fare un abbonamento annuale a una rete di musei di una città o di una regione, che in molti casi permettono accessi senza limiti: in Italia esiste una tessera che vale per la maggior parte dei musei pubblici in Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta.

La custode consiglia di familiarizzare con alcuni musei della propria città, col personale che ci lavora, di conoscere meglio le iniziative – cineforum, esibizioni temporanee, presentazioni di libri – che organizzano durante l’anno: «si può scoprire che in un museo si possono fare tante cose, più di quelle che sono vietate».

Parlare col personale
Nel suo lavoro la custode si occupa soprattutto di accogliere i visitatori. «Spesso l’idea che si ha di un museo è un po’ come quella che si ha di un tempio: si entra in punta di piedi, si ha paura di chiedere e di sbagliare», dice. In realtà, il personale del museo può aiutare molto i visitatori a orientarsi. Per esempio rispetto alla fruizione degli oggetti in esposizione: a partire dai vostri gusti possono consigliarvi delle sale o delle cose specifiche da vedere. Secondo la custode il contatto con le persone che lavorano nei musei è spesso sottovalutato. Lei, invece, consiglia di non essere timidi nel condividere con loro dubbi, esigenze e desideri.

Sbizzarritevi 
Andare al museo resta comunque un’esperienza personale e soggettiva: non c’è un modo giusto per farlo, e non per forza deve essere un momento istruttivo. L’importante è avere bene a mente questa cosa e non sentirsi in dovere di imparare qualcosa, magari controvoglia. Ciascuno, poi, funziona in modo diverso e ha bisogno di contesti diversi per assorbire informazioni. «Si può provare a disegnare, oppure si può mettere della musica in cuffia in modo da creare una colonna sonora della propria visita», dice la custode.

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