Per la Corte Suprema degli Stati Uniti l’amministrazione Trump potrà riprendere le espulsioni verso paesi terzi

Un gruppo di persone migranti a Panama City 8 marzo 2025 (AP Photo/Matias Delacroix)
Un gruppo di persone migranti a Panama City 8 marzo 2025 (AP Photo/Matias Delacroix)

L’amministrazione statunitense potrà ricominciare a espellere gli immigrati irregolari che si trovano negli Stati Uniti, mandandoli in paesi diversi da quelli da cui provengono. Lo ha stabilito lunedì la Corte Suprema, sospendendo il precedente ordine di un giudice federale di Boston: è la più recente di una serie di decisioni in favore dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump, che fin dall’inizio del suo secondo mandato ha adottato politiche molto aggressive sull’immigrazione.

A febbraio alcuni gruppi per i diritti delle persone migranti avevano presentato una causa collettiva, sostenendo che i loro assistiti non avessero ricevuto un preavviso adeguato e che non fossero nemmeno stati informati dei rischi che avrebbero potuto correre nei paesi dove l’amministrazione statunitense voleva mandarli. Il giudice di Boston, Brian Murphy, aveva stabilito che l’amministrazione avrebbe dovuto garantire questi diritti, e in seguito aveva ritenuto una violazione la procedura di espulsione di alcuni migranti in Sud Sudan, un paese che lo stesso dipartimento di Stato statunitense raccomanda di evitare per via del «crimine, dei rapimenti e dei conflitti armati».

Per il momento i nove giudici della Corte non hanno fornito motivazioni, ma si sa che i tre di orientamento progressista hanno votato contro: Sonia Sotomayor, una di loro, ha definito la decisione un «grave abuso» del potere della Corte. Nelle ultime settimane negli Stati Uniti gli arresti di immigrati irregolari sono aumentati, e ci sono anche state molte espulsioni sommarie, a volte illegali; sono inoltre aumentate le operazioni condotte dall’agenzia statunitense che si occupa di immigrazione per arrestare presunti immigrati irregolari, anche se non avevano commesso reati. Tutto questo ha provocato grosse proteste in varie città del paese, soprattutto a Los Angeles.

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