Le persone per bene sono più felici
Quelle a cui vengono attribuite virtù come gentilezza, onestà e affidabilità sono anche le più inclini a dirsi contente

Una volta, secondo lo storico greco Erodoto, il governatore ateniese Solone disse al ricchissimo re della Lidia Creso che il requisito più importante per essere felici non erano i beni materiali ma la fortuna. La pensava molto diversamente il più influente filosofo greco dell’antichità, Aristotele: la felicità, secondo lui, era più un’attività che una condizione. Dipende sì da fortuna e da beni materiali, in parte, ma si realizza solo vivendo rettamente e minimizzando così gli effetti della fortuna, da cui gli esseri umani non possono trarre unicamente la felicità perché sono agenti razionali per natura.
Una recente ricerca di psicologia sociale ha fornito alcuni dati empirici a sostegno dell’ipotesi di Aristotele: gentilezza, affidabilità, onestà e altre qualità morali sono associate a un maggiore senso di benessere psicologico soggettivo. Per provarlo, le autrici e l’autore della ricerca hanno condotto negli Stati Uniti e in Cina tre studi su gruppi diversi di persone, per un totale di oltre 1.400 partecipanti. Il gruppo statunitense era formato da studenti universitari; il gruppo cinese, più numeroso, da dipendenti di un’azienda di trasporti.
Per misurare le virtù morali non sono state prese in considerazione le autovalutazioni delle persone, perché non sarebbero state attendibili. Le autrici e l’autore della ricerca hanno chiesto invece ad amici, parenti, colleghi e conoscenti dei partecipanti di fornire valutazioni anonime delle qualità umane di ciascuno. Dovevano esprimere su una scala da 1 a 5 quanto alcune frasi – una trentina in totale – fossero adatte a descrivere il o la partecipante: frasi del tipo «è disponibile e altruista con gli altri», «dice sempre la verità», «tratta le persone con gentilezza», «non accetterebbe mai una tangente», «puoi sempre contare su di lei/lui», e altre.
Le valutazioni sono state utilizzate per determinare una sorta di indice di moralità di ciascun partecipante, basato su parametri condivisi. Questo approccio incentrato sulla reputazione sociale e non sulle percezioni soggettive delle persone, secondo le autrici e l’autore, ha permesso di avere una stima più realistica delle loro virtù morali. Dalle interviste ai partecipanti, ignari delle valutazioni altrui delle loro qualità umane, è emerso chiaramente che le persone con un indice di moralità più alto erano quelle che dicevano di sentirsi più soddisfatte della loro vita.
Il gruppo di ricerca ha quindi preso in considerazione diversi fattori variabili, per accertarsi che i risultati non dipendessero da quelli. Anche escludendo variabili come la simpatia, l’età, il genere o la fede religiosa dei partecipanti, la correlazione tra le qualità morali e la felicità era molto forte.
Per molti aspetti i risultati non sono sorprendenti. Qualità umane come la lealtà e l’affidabilità, che di solito consideriamo fondamentali per definire moralmente virtuosa una persona, favoriscono relazioni sociali stabili e durature. E le relazioni sociali sono uno dei fattori più influenti sulla felicità individuale. Inoltre, secondo le autrici e l’autore della ricerca, comportarsi in modo coerente rispetto ai propri principi morali rafforza il senso di identità e integrità psicologica, che è un fattore correlato al senso di benessere a lungo termine.
Essere altruisti può sembrare un comportamento culturalmente acquisito e quindi innaturale, ma alcuni biologi evoluzionisti sostengono che potrebbe essere in realtà un tratto innato nella specie, presente anche in altri primati non umani, che si è evoluto per promuovere e rafforzare la coesione nei gruppi di parentela. Secondo questa ipotesi, è una caratteristica talmente radicata da rendere possibile in alcuni contesti persino sacrificare la propria vita per altri membri della comunità, per effetto di un fenomeno che alcuni studiosi definiscono «fusione di identità».
I risultati della ricerca, che dopotutto mostra solo delle semplici correlazioni, non implicano che comportarsi in modo moralmente virtuoso sia in sé garanzia di felicità. Le persone che agiscono in linea con i loro principi morali sono spesso più sensibili alle sofferenze altrui e alle ingiustizie, e più esposte al rischio di conflitti interiori difficili da risolvere. Inoltre possono essere oggetto di disapprovazione sociale, quando comportamenti che percepiscono come moralmente virtuosi – essere vegani, per esempio – non sono conformi a principi morali largamente condivisi.
Le conclusioni della ricerca suggeriscono tuttavia che i rischi associati ai comportamenti moralmente virtuosi sono generalmente controbilanciati dai vantaggi. Come ha scritto su Psychology Today Kevin Bennett, docente di psicologia all’Università statale della Pennsylvania, la ricerca dimostra che «fare la cosa giusta, anche quando nessuno ti guarda, può portare a ricompense psicologiche durature. Non devi essere un santo. Basta vivere con onestà, compassione e coraggio».
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