La Nazionale femminile di basket non è più solo Cecilia Zandalasini
Ora la giocatrice di maggior talento ha intorno una squadra forte e organizzata, e agli Europei si sta vedendo
di Giorgia Bernardini

Nelle prime due gare ai gironi degli Europei femminili di basket la Nazionale italiana ha battuto rispettivamente la Serbia per 76-61 e la Slovenia per 77-66: si è così già qualificata per i quarti di finale del torneo a prescindere dal risultato dell’ultima partita della fase a gironi, in programma sabato 21 giugno contro la Lituania. Tutte le partite del girone dell’Italia si stanno giocando al PalaDozza di Bologna: gli altri tre gironi del torneo (sono tutti composti da quattro squadre) sono ospitati da altri tre paesi (Grecia, Germania e Repubblica Ceca), mentre la fase a eliminazione diretta si terrà tutta ad Atene dal 24 al 29 giugno.
Erano otto anni che l’Italia non arrivava tra le prime otto squadre d’Europa ed è già un buon risultato, non scontato: in queste prime due partite, ma già nelle amichevoli che hanno preceduto gli Europei, la squadra si è dimostrata forte sia per la personalità mostrata in campo dalle giocatrici che dal punto di vista tecnico e tattico. L’Italia ha un gioco fluido, basato su una difesa molto aggressiva e un’ottima “circolazione di palla” in attacco, come si dice in gergo per le azioni in cui si susseguono molti passaggi fino a trovare una giocatrice libera, per un tiro facile o per entrare nell’area piccola e fare canestro da distanza ravvicinata (o subire un fallo per un tiro libero).
È in parte notevole, perché solo poche settimane prima dell’inizio degli Europei la Nazionale aveva perso una delle sue migliori giocatrici, la 20enne Matilde Villa, che si era rotta il crociato. Villa è considerata una delle cestiste più talentuose d’Europa e di ruolo è playmaker, cioè è la giocatrice che gestisce il ritmo delle azioni, quella che porta palla dalla difesa all’attacco e smista i palloni alle compagne: la sua è insomma un’assenza importante, e si poteva pensare che senza di lei la squadra diventasse ancora più dipendente dalle prestazioni della sua miglior giocatrice in assoluto, Cecilia Zandalasini, come accaduto già molte volte in passato. Non è successo: in entrambe le partite si è visto un gioco in cui le responsabilità sia in attacco che in difesa sono state equamente distribuite fra tutte le giocatrici che erano in campo.

Cecilia Zandalasini durante Italia-Serbia (MarcoBrondi // CIAMILLO-CASTORIA)
«Matilde (Villa, ndr) è una giocatrice di estro e imprevedibilità, alla quale viene naturale giocare in maniera spensierata», dice al Post Francesca Di Chiara, viceallenatrice della Nazionale che lavora nello staff dell’allenatore Andrea Capobianco. Senza Villa mancheranno i guizzi improvvisi con cui è in grado di risolvere azioni di attacco apparentemente bloccate, e si sentirà sempre di più man mano che l’Italia andrà avanti nel torneo. «Ma magari poi per qualcuna questa assenza sarà un’opportunità», aggiunge Di Chiara, che ha 38 anni ed è anche lei al suo primo Europeo con la Nazionale.
La giocatrice che è diventata titolare al posto di Villa è Costanza Verona, playmaker di Schio, la squadra veneta (Schio è una cittadina in provincia di Vicenza) che ha appena vinto il campionato italiano. Verona è una giocatrice molto diversa da Villa, è più votata alla gestione del gioco e meno all’attacco, e probabilmente la differenza più evidente è che Verona, in quello stesso ruolo, fa meno punti. Ma secondo Di Chiara «ha tutte le carte in regola per gestire i ritmi della squadra, per sapere come sfruttare al meglio le proprie compagne. Che è poi quello che si richiede a una playmaker».

Costanza Verona, a destra, alla fine di Serbia-Italia (L.Canu / Ciamillo-Castoria)
Nonostante l’assenza importante di Villa, il talento di questa squadra resta comunque molto alto. Cecilia Zandalasini è al suo quinto europeo. Di ruolo ala, attualmente gioca in WNBA, il campionato nordamericano e più importante al mondo, con le Golden State Valkyries di San Francisco. È la giocatrice più conosciuta di questa Nazionale e la più rappresentativa. Zandalasini si può inserire in una tradizione italiana ormai piuttosto consolidata di giocatori e giocatrici di basket di grande talento che hanno vinto molto a livello di club ma poco o niente con la Nazionale. È uno dei crucci di Zandalasini, che esordì in Nazionale maggiore e fu incisiva fin da giovanissima, ma senza vincere trofei.
A questo Europeo Zandalasini si è presentata con molta più esperienza e con la capacità di prendersi maggiori responsabilità maturata in giro per il mondo: è in un momento di grande forma, che si è concretizzato nei 18 punti segnati nell’ultima partita disputata in WNBA, il suo massimo in carriera. Era convinta già prima degli Europei che la formazione attuale potesse ottenere un buon risultato, e le prime due partite lo hanno confermato. Uno dei motivi è che la squadra non è più Zandalasini-centrica, come l’avevano definita alcuni in passato, cioè non dipende più tutto da lei.

L’allenatrice Francesca Di Chiara (M.Ceretti / Ciamillo-Castoria)
Da questo punto di vista è stata determinante l’esperienza che molte giocatrici hanno maturato con le loro squadre di club negli ultimi due anni, cioè quelli trascorsi dagli ultimi Europei. Almeno otto giocatrici dell’attuale squadra hanno giocato partite importanti in Eurolega ed EuroCup, i due tornei per club più importanti a livello europeo, oppure in WNBA.
Ora ci sono più giocatrici in grado di essere determinanti quando l’influsso di Zandalasini sul gioco viene arginato dalle difese avversarie. Lo si è visto bene nella partita contro la Slovenia, in cui l’Italia aveva accumulato un grosso vantaggio nel primo tempo (più di 20 punti) per poi farselo recuperare tutto nel secondo: le avversarie avevano iniziato a marcare con più organizzazione Zandalasini, limitandola moltissimo dopo che aveva giocato un gran primo tempo; per vincere è stato necessario che si prendessero la responsabilità di fare giocate difficili anche altre giocatrici, come Francesca Pasa, Jasmine Keys, Lorela Cubaj e Olbis Futo Andrè.

Lorela Cubaj tira con un’avversaria serba in marcatura (MarcoBrondi // CIAMILLO-CASTORIA)
Nonostante alcune siano nel giro della Nazionale da anni, è solo nelle partite più recenti che si è visto quanto siano diventate decisive. Hanno soprattutto rafforzato il reparto di giocatrici sotto canestro, preziose sia in attacco che in difesa per recuperare palloni, entrare in area e tirare, difendere nella propria area: per anni in questo tipo di gioco era stato uno dei maggiori punti di debolezza della Nazionale.
Anche la partita di mercoledì contro la Serbia, dal terzo quarto in poi estremamente fisica e fallosa, si è risolta in certi frangenti grazie alla prestazione atletica sotto canestro di Cubaj e Andrè. «Andrè è un’atleta dalla fisicità importante mentre Cubaj è in grado di mettere un’energia e un’intensità nel gioco che contagia anche le compagne», dice Di Chiara. «Fisicamente è pazzesca, e questo ha un impatto sulla difesa che è diventato davvero consistente in questi anni».
Anche Zandalasini negli ultimi anni si è raffinata. Non solo nei modi sempre eleganti che ha di fare canestro, ma anche in tutta una serie di competenze difficili da notare per osservatori inesperti, ma che aiutano molto la squadra a funzionare. «In questi anni ha maturato una consapevolezza maggiore rispetto a ciò che può fare per la squadra», dice Di Chiara, «Zandalasini ha una straordinaria capacità di leggere il gioco, di saper fare un blocco a una compagna in un certo modo, quando serve» (il “blocco” è quello che fa una giocatrice mettendosi davanti a un’avversaria per ostacolarla, e liberare una propria compagna dalla marcatura). Zandalasini insomma è ancora «il punto di riferimento del gioco di questa formazione», dice Di Chiara, e la «giocatrice che per le avversarie è necessario tenere sott’occhio».

Francesca Di Chiara durante un allenamento, con davanti Cubaj e Andrè (M.Ceretti / Ciamillo-Castoria)
Nel complesso contro la Serbia e la Slovenia si sono visti dei punti fermi della Nazionale, come la rapidità dei passaggi e la difesa aggressiva per togliere il ritmo di gioco alle avversarie. In attacco invece la squadra dà il meglio quando il gioco è in movimento e non statico. In entrambe le partite l’Italia ha avuto un calo notevole tra la fine del terzo e l’inizio del quarto quarto (ogni quarto dura 10 minuti di gioco effettivo), dovuto probabilmente anche all’intensità con cui gioca: è una delle cose principali da sistemare in vista dei quarti di finale.
Già con la qualificazione fra le prime otto squadre più forti d’Europa l’esito di questo torneo può dirsi positivo. Molto di quello che succederà dai quarti di finale dipenderà dalla capacità della squadra di mantenere la stessa aggressività e intensità di passaggi anche contro squadre di grande talento e fisicità come la Francia, il Belgio e la Spagna, ancora una volta le tre principali contendenti della vittoria di questo Europeo.
Lo staff tecnico conta molto anche sulla capacità delle giocatrici di fare gruppo. «Per noi vedere che c’è coinvolgimento a livello di squadra, vedere che si passano la palla, oppure che c’è una compagna pronta a coprire un errore in difesa di un’altra è la cosa più gratificante», dice Di Chiara. «Nel momento in cui c’è questa predisposizione da parte delle giocatrici poi è possibile costruire altro, affinare un dettaglio tecnico. Però è da queste cose che non si può prescindere».



