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  • Mercoledì 18 giugno 2025

Il programma nucleare israeliano è molto sviluppato e molto segreto

Negli ultimi decenni ha costruito decine di bombe, ma ufficialmente non ha mai confermato niente

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una celebre foto del 2012, in cui illustrava al Consiglio di sicurezza dell'ONU il presunto stato di avanzamento del programma nucleare iraniano
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una celebre foto del 2012, in cui illustrava al Consiglio di sicurezza dell'ONU il presunto stato di avanzamento del programma nucleare iraniano (AP Photo/Richard Drew, File)

Israele sta bombardando l’Iran con l’obiettivo dichiarato di distruggere o danneggiare il programma nucleare iraniano. Ma lo stesso Israele ha un programma nucleare avanzato, che sta sviluppando in segreto da decenni contro le richieste di smantellamento delle Nazioni Unite.

Formalmente Israele ha sempre negato di gestire un programma nucleare e di avere la bomba atomica. In realtà le prove sono così tante che da decenni nessuno mette in dubbio la cosa. Israele è unanimemente considerato uno dei nove paesi al mondo a detenere armi nucleari (gli altri sono Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, India, Pakistan e Corea del Nord). Poiché il suo programma è segreto le stime variano, ma si ritiene che Israele abbia circa 90 testate nucleari, e la capacità di crearne altre 200 o 300.

Israele ha inoltre la capacità di montare le testate su missili (un requisito che molto spesso viene trascurato quando si parla di programmi nucleari, ma che richiede anni di preparazione) e ha i sottomarini e i caccia adeguati per trasportarli. Insomma: ha la capacità di lanciare bombe nucleari, e ce l’ha da decenni.

Il sito nucleare di Dimona in una foto del 2000

Il sito nucleare di Dimona in una foto del 2000 (EPA/ANSA – STRINGER – KRZ)

I leader israeliani identificarono la necessità di sviluppare un programma nucleare fin dai primi anni dalla fondazione dello stato di Israele, nel 1948. Nel 1952 fu fondata la Commissione israeliana per l’energia atomica e il suo primo presidente, Ernst David Bergmann, disse che per Israele possedere un’arma atomica era il modo migliore per assicurarsi «che non saremo mai più portati come agnelli al macello». Il riferimento era alla Shoah.

Le ipotesi più accreditate sostengono che per creare il proprio programma nucleare Israele ottenne l’aiuto della Francia, che alla fine degli anni Cinquanta inviò operai e scienziati per la costruzione del sito di Dimona, nel sud-est del paese, dove tutt’oggi si ritiene abbia sede il programma nucleare israeliano. Israeliani e francesi lavorarono in segreto per anni, senza rivelare ciò che stavano facendo nemmeno al più stretto alleato di Israele, gli Stati Uniti. Nel 1958 l’intelligence americana si accorse che a Dimona era in corso la costruzione di un complesso gigantesco, ma gli israeliani lo descrissero, in occasioni separate, come un impianto tessile, o come un centro di produzione agricola, o come una struttura per studi sulla metallurgia.

Alla fine nel 1960 David Ben Gurion, il primo ministro israeliano, parlando alla Knesset (il parlamento) ammise che il sito di Dimona era un centro di ricerca nucleare ma costruito esclusivamente «per scopi pacifici» (è quello che sostiene anche l’Iran in merito al suo programma nucleare). È probabile invece che a metà degli anni Sessanta Israele avesse già cominciato la produzione di testate nucleari, e che alla fine del decennio avesse già un discreto arsenale.

– Leggi anche: Quanto è davvero avanzato il programma nucleare iraniano

Non è chiaro se Israele abbia mai testato le sue bombe. Formalmente è l’unica potenza nucleare a non averne mai fatta esplodere nessuna, ma ci sono stati alcuni casi dubbi. Il più famoso è il cosiddetto “incidente di Vela”, quando nel 1979 un satellite americano registrò due intensi flash molto al largo delle coste del Sudafrica: molti ricercatori ritennero che i flash fossero stati provocati da un test nucleare israeliano realizzato con la collaborazione del Sudafrica. Non ci sono tuttavia prove conclusive.

Qualche anno dopo, nel 1986, il giornale britannico Sunday Times pubblicò delle foto scattate all’interno di un centro di ricerca nucleare israeliano, che consentirono agli esperti di stabilire che al tempo Israele aveva un arsenale di almeno 100 testate nucleari. Le foto erano state scattate da Mordechai Vanunu, un ex tecnico nucleare contrario alla costruzione delle bombe. Vanunu fu poi catturato dal Mossad, l’intelligence esterna di Israele (mentre si trovava in Italia, dove era stato attratto da una spia israeliana) e condannato nel 1988 a 18 anni di prigione per alto tradimento.

Il sito nucleare di Dimona in una foto satellitare del 1971

Il sito nucleare di Dimona in una foto satellitare del 1971 (U.S. Center for Earth Resources Observation and Science/U.S. Geological Survey, via AP)

Israele è uno dei cinque paesi al mondo a non aver firmato il Trattato di non proliferazione nucleare delle Nazioni Unite: gli altri sono India, Pakistan, Corea del Nord e Sudan del Sud. Il trattato riconosce come stati nucleari solo i paesi che avevano sviluppato armi nucleari prima del 1967, e che sono anche i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU: Stati Uniti, Russia (al tempo Unione Sovietica), Cina, Regno Unito, Francia. Tutti gli altri stati che hanno bombe nucleari sono in violazione del trattato e dovrebbero smantellarle: per questo quindi alcuni non vi aderiscono, come Israele.

La politica israeliana riguardo al suo programma nucleare è chiamata di “ambiguità nucleare”. I governi israeliani non confermano né smentiscono di possedere la bomba atomica, lasciando che l’incertezza costituisca un deterrente per gli altri stati. Da decenni ormai gli Stati Uniti hanno accettato il fatto che Israele abbia armi nucleari (nel 2009 l’allora presidente Barack Obama si rifiutò di rispondere quando una giornalista gli chiese se ci fosse qualche paese del Medio Oriente dotato di armi atomiche).

Negli ultimi anni le immagini satellitari hanno mostrato che al sito di Dimona sono in corso grossi lavori: non è chiaro se siano semplicemente per il rimodernamento delle infrastrutture o per un’espansione del programma nucleare israeliano.