Nove risposte sui bombardamenti tra Israele e Iran
Perché proprio ora, quanto andranno avanti e cosa sta succedendo a Gaza, tra le altre

I bombardamenti reciproci tra Israele e Iran vanno avanti da quattro giorni, e potrebbero proseguire a lungo. Sono bombardamenti diversi per scala, distruzione e obiettivi a tutti gli scontri precedenti tra i due paesi: proviamo a rispondere a qualche domanda su quello che succede.
Indice delle domande
• Perché questa volta è diverso?
• Come sono andati i bombardamenti finora
• Andranno avanti così? Per quanto?
• Perché Israele ha deciso di attaccare proprio adesso?
• Cosa spera di ottenere Israele
• Quanto è indebolito l’Iran?
• Ci dobbiamo preoccupare per gli attacchi ai siti nucleari?
• Cosa sta facendo Trump?
• La Striscia di Gaza, nel frattempo?
Perché questa volta è diverso?
Non è la prima volta che Israele bombarda l’Iran (e viceversa). Israele aveva attaccato nell’aprile e nell’ottobre del 2024, ma sempre con atti perlopiù dimostrativi, che avevano fatto danni limitati. Anche le risposte iraniane erano state dimostrative. Questa volta invece sembra che Israele abbia cominciato una guerra aerea più ampia, con l’obiettivo di indebolire enormemente o perfino far crollare il regime iraniano, che Israele considera una minaccia alla propria sicurezza.
Come sono andati i bombardamenti finora
La campagna di bombardamenti israeliana è cominciata nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno: Israele ha colpito massicciamente, sfruttando anche un certo effetto sorpresa.

Edifici distrutti da un bombardamento iraniano contro Tel Aviv, 16 giugno 2025 (Matan Golan/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
In una sola notte di bombardamenti aerei (cioè fatti dai caccia) Israele ha ucciso i capi dell’esercito regolare e i Guardiani della rivoluzione, la più importante milizia armata del paese, e decine di ufficiali. Ha colpito siti legati al programma nucleare dell’Iran (ci torniamo), e danneggiato gravemente le difese aeree del paese. L’Iran ha risposto la sera dopo lanciando missili balistici contro Israele, alcuni dei quali hanno superato le difese antiaeree e distrutto edifici e altre strutture.
Da quel momento Israele ha proseguito i suoi bombardamenti aerei, espandendo però la natura dei suoi obiettivi: nel fine settimana per esempio ha colpito dei depositi di petrolio. L’Iran ha continuato a rispondere con lanci di missili balistici. Sono state uccise oltre 220 persone iraniane e più di 20 israeliane.
Andranno avanti così? Per quanto?
Israele ha detto che i suoi bombardamenti proseguiranno almeno per due settimane, e l’Iran che è pronto a continuare a combattere. Alcuni analisti sostengono che questa guerra durerà settimane, non giorni.
Non è chiaro inoltre se le violenze rimarranno sul livello attuale, con bombardamenti gravi ma non devastanti, oppure se ci sarà un ulteriore inasprimento. Ci sono tante ipotesi, difficili da valutare. Israele potrebbe concentrare i bombardamenti sulle infrastrutture energetiche e dei trasporti per provocare caos in Iran. L’Iran potrebbe colpire le basi militari statunitensi in Medio Oriente e trascinare nella guerra gli Stati Uniti. Abbiamo provato a fare alcune ipotesi in questo articolo.
Perché Israele ha deciso di attaccare proprio adesso?
Perché si sono realizzate alcune condizioni. Da una parte da alcuni mesi sono ripresi i negoziati tra Iran e Stati Uniti per un accordo che consentirebbe all’Iran di mantenere un programma nucleare a uso civile: Israele si è sempre opposto ai negoziati e considera anche il nucleare civile iraniano come una minaccia che va fermata.

Un bombardamento israeliano a Teheran, 16 giugno 2025 (EPA/ABEDIN TAHERKENAREH)
Dall’altra l’Iran è rimasto senza alleati ed è più isolato e vulnerabile di prima: nell’ultimo anno infatti Israele ha distrutto e indebolito buona parte degli alleati iraniani nella regione, tra cui Hamas e il gruppo libanese Hezbollah. Inoltre il governo di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu può contare sul sostegno dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, che è molto più compiacente nei suoi confronti rispetto a quelle dei predecessori.
Cosa spera di ottenere Israele
Netanyahu ha detto che l’obiettivo di Israele è di «rimuovere la minaccia nucleare e quella dei missili balistici» iraniani. Israele lo sta facendo in due modi: con una campagna di bombardamenti massicci contro i siti nucleari e i siti di lancio dei missili; e con una campagna di attacchi mirati contro i leader militari iraniani che ha annichilito la catena di comando.
Ma c’è un ulteriore obiettivo che Netanyahu ha citato in maniera soltanto implicita, ed è il cosiddetto regime change. La possibilità, cioè, che l’attacco di Israele sia così devastante da indebolire la leadership iraniana fino a far crollare tutto il regime, provocando eventualmente delle rivolte popolari. Al momento sembra una possibilità molto remota, perché il regime iraniano è profondamente radicato nella società.
Quanto è indebolito l’Iran?
L’Iran ha perso parte della sua leadership militare e parte delle sue difese aeree, tanto che al momento i caccia israeliani possono bombardare Teheran praticamente indisturbati, senza timore di essere abbattuti. Ma il paese mantiene ancora un arsenale temibile. Si stima che all’inizio della guerra avesse circa 2mila missili capaci di raggiungere Israele, e ha centinaia di migliaia di soldati a disposizione tra l’esercito regolare e i Guardiani della rivoluzione.

Il Gran Bazar di Teheran semivuoto, 16 giugno 2025 (EPA/ABEDIN TAHERKENAREH)
Al tempo stesso, le operazioni di bombardamento israeliane sono molto costose: Israele e Teheran distano circa 1.500 chilometri in linea d’aria, e i caccia israeliani devono fare un viaggio piuttosto lungo e logisticamente complesso per colpire i loro obiettivi. Si stima che i bombardamenti contro l’Iran stiano costando a Israele 300 milioni di dollari al giorno, una cifra difficile da sostenere a lungo anche per uno stato ricco.
Ci dobbiamo preoccupare per gli attacchi ai siti nucleari?
Israele ha bombardato tutti i principali luoghi di sviluppo del programma nucleare iraniano, cioè di quel progetto che l’Iran persegue da decenni sostenendo di avere solo scopi civili, ossia creare centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Israele e gli Stati Uniti, però, sostengono che l’Iran voglia anche produrre una bomba nucleare, che minaccerebbe la sicurezza israeliana. La settimana scorsa anche l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) delle Nazioni Unite aveva accusato l’Iran di violare gli obblighi sul nucleare.
L’AIEA ha confermato comunque, usando informazioni fornite dal governo iraniano, che al momento i bombardamenti israeliani contro i siti nucleari non hanno provocato danni gravi e che non sono stati rilevati aumenti nel livello delle radiazioni.
Questo anche perché i siti nucleari iraniani sono estremamente ben protetti: uno dei più importanti, quello di Fordow, è costruito all’interno di una montagna, e Israele non ha a disposizione bombe abbastanza potenti per distruggerlo (gli Stati Uniti le hanno, ma si sono sempre rifiutati di venderle a Israele).
Cosa sta facendo Trump?
Come dicevamo, gli Stati Uniti avevano avviato con l’Iran un percorso di negoziati, che si sono interrotti dopo l’attacco israeliano di venerdì. Il presidente Donald Trump in questo momento è in una posizione diplomatica difficile: vuole sostenere il suo alleato Netanyahu, ma al tempo stesso si è sempre presentato agli elettori e alla sua base come un isolazionista che fa finire le guerre e che non invischia gli Stati Uniti in rischiose e complesse operazioni militari all’estero.

Un missile balistico iraniano contro Tel Aviv, 16 giugno 2025 (EPA/ATEF SAFADI)
Per questo da giorni Trump continua a sostenere che è necessario trovare una soluzione diplomatica, ma ha aggiunto che a volte due paesi devono risolvere i propri problemi combattendo, prima di trovare un accordo.
La Striscia di Gaza, nel frattempo?
Dopo l’inizio dell’attacco contro l’Iran, Israele ha dichiarato la Striscia di Gaza un fronte di guerra «secondario», di minore importanza rispetto a quello iraniano. I bombardamenti però continuano.
Domenica – come già successo in passato – alcune persone (non è certo quante, circolano stime discordanti) sono state uccise mentre erano in fila per ricevere cibo da un centro di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, la contestata ong creata da Israele per controllare la distribuzione di cibo nella Striscia secondo i propri scopi. Non ci sono conferme indipendenti su chi abbia sparato ai civili, ma molti testimoni accusano i soldati dell’esercito israeliano che si trovavano nelle vicinanze della struttura.



