New York potrebbe avere un sindaco socialista
Zohran Mamdani ha 33 anni ed è messo sempre meglio nei sondaggi, anche grazie a una campagna intelligente e un avversario pieno di guai

Sabato scorso a New York è iniziato il voto delle primarie del Partito Democratico per scegliere il nuovo candidato sindaco della città, in vista delle elezioni comunali del prossimo novembre. New York è una città saldamente Democratica e per questo l’attenzione sulle primarie è molto alta, dato che è quasi certo che chi le vincerà sarà poi eletto. Ci sono undici candidati, ma ultimamente uno si sta facendo notare più degli altri: Zohran Mamdani, un 33enne musulmano di origini indiane che si definisce socialista ed è molto popolare sui social media.
Fino a pochi mesi fa Mamdani – ma tutti lo chiamano Zohran, che è anche il nome al centro dei suoi materiali di campagna elettorale – era praticamente uno sconosciuto, mentre la scorsa settimana per la prima volta un sondaggio lo ha dato in vantaggio sul candidato considerato fin qui favorito cioè Andrew Cuomo, l’ex governatore dello stato di New York dimessosi nel 2021 per accuse di molestie sessuali (i procedimenti sono stati archiviati). Oggi la situazione è cambiata e questo ha molto a che fare con il carisma e una serie di scelte strategiche di Mamdani.
Mamdani si è concentrato sul parlare e convincere persone che non hanno mai votato alle primarie del partito (in uno dei suoi video più recenti, tutti prodotti con un montaggio frenetico e di alta qualità, invitava anche chi vive a New York ma è residente altrove a cambiare la residenza per votare). È una strategia diversa da quella più comune per le campagne legate alle primarie: dato che raramente l’affluenza supera il 25 per cento degli aventi diritto, i candidati si rivolgono in genere ai cosiddetti “triple primary voters”, ossia le persone che hanno votato in tre primarie consecutive.
La sua campagna elettorale si è svolta in due modalità sostanzialmente distinte: una online e una offline. Per convincere i giovani progressisti di New York il suo team ha puntato molto sui social, con video divertenti e curati, e ha coinvolto influencer e microcelebrità newyorkesi. L’account Instagram di Mamdani ha oltre 650mila follower e quello su TikTok quasi 300mila. È stato ospite del format “Keep the Meter Running” in cui il tiktoker Kareem Rahma chiede ai tassisti newyorkesi di portarlo a mangiare nei loro posti preferiti, ed è stato intervistato da Hasan Piker, uno degli streamer più seguiti al mondo su Twitch. A un suo recente evento era presente Ella Emhoff, influencer e figlia del marito di Kamala Harris. Ma in generale tutti i suoi video fanno grandi numeri online, principalmente grazie alla sua efficacia comunicativa.
Parallelamente, i suoi volontari hanno fatto un’estesa campagna porta a porta nei quartieri dove l’affluenza è solitamente più bassa. Una comunità a cui Mamdani ha dato particolarmente attenzione è quella musulmana, di cui lui stesso fa parte: è composta da circa un milione di persone, e più di 350mila sono iscritte alle liste elettorali. Alle scorse elezioni comunali però il solo 12 per cento degli elettori registrati per votare l’ha fatto. Alcuni volontari della sua campagna hanno raccontato al New York Times che c’è voluto molto per convincere le parti più conservatrici della comunità a prendere anche solo in considerazione Mamdani, che è a favore della legalizzazione della marijuana e dei diritti delle persone LGBTQ+ e sostiene il diritto di esistere dello stato di Israele (nonostante le sue posizioni molto dure sulla guerra a Gaza, ci torniamo).
Zohran Mamdani è nato in Uganda da genitori indiani e da quando aveva 7 anni vive a New York: suo padre è un professore della prestigiosa Columbia University e sua madre fa la regista. Ha preso la cittadinanza statunitense nel 2018 e dal 2021 è un deputato statale a New York. È iscritto al Partito Socialista Democratico, oltre che al Partito Democratico (all’interno del quale si riconosce nella corrente di cui fanno parte anche il senatore del Vermont Bernie Sanders e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, anche lei eletta a New York, che tra l’altro gli ha dato ufficialmente il suo sostegno).
Mamdani propone di rendere gratuiti i trasporti pubblici di New York per i suoi abitanti, e l’assistenza medica per i bambini; promette di bloccare l’incremento degli affitti a prezzi calmierati per i prossimi quattro anni (una proposta a cui Cuomo si oppone e che riguarda circa 2 milioni di persone); vuole creare supermercati gestiti dal comune (che dovrebbero quindi avere prezzi più bassi); e promette di investire nella costruzione di condomini con oltre 200.000 appartamenti da mettere in affitto a prezzi calmierati.
A chi obietta sulla fattibilità di questi progetti – anche a sinistra l’idea di costruire 200.000 nuovi appartamenti incontra qualche perplessità – Mamdani risponde che intende convincere il governo statale ad alzare l’imposta sul reddito delle imprese dal 7,2 per cento all’11,5 per cento, equivalente a quella attualmente in vigore nel vicino New Jersey. Propone inoltre di alzare del 2 per cento la tassa sul reddito agli abitanti della città di New York che guadagnano più di un milione di dollari all’anno (sono circa 80mila persone su oltre 8 milioni di abitanti). I suoi critici sostengono che siano proposte problematiche nel merito e irrealizzabili nella pratica, dato che per metterle in atto Mamdani avrebbe decisamente bisogno del sostegno del Congresso statale.

Zohran Mamdani a Brooklyn per un evento di commemorazione per la pandemia di Covid-19, a marzo (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)
Oltre alla sua giovane età e relativa inesperienza, i suoi oppositori lo criticano per le sue posizioni su Israele: Mamdani ha definito la guerra di Israele nella Striscia di Gaza un genocidio e da anni sostiene il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), la campagna globale per boicottare Israele per via della sua occupazione dei territori palestinesi. Recentemente, a domanda diretta, ha anche detto che se ne avesse occasione arresterebbe il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Allo stesso tempo, il fatto che Mamdani dica che Israele ha il diritto di esistere gli ha attirato critiche e contestazioni anche dai gruppi filopalestinesi più radicali.
La questione è molto sentita perché a New York vive quasi un milione di persone ebree e, secondo i dati della polizia cittadina, il 60 per cento dei crimini d’odio denunciati nei primi quattro mesi del 2025 erano diretti a persone ebree. Anche per questo motivo molti candidati, fra cui Cuomo, hanno sottolineato più volte il loro sostegno a Israele durante la campagna elettorale. Mamdani invece ha sempre sostenuto il diritto di Israele a esistere come uno «stato in cui esiste una parità di diritti» (e quindi non come un luogo dove i cittadini ebrei hanno più diritti degli abitanti arabi e palestinesi).
Allo stesso tempo Mamdani si è concentrato sul convincere gli elettori e le elettrici del suo interesse per la sicurezza della comunità ebraica newyorkese ed è stato sostenuto da alcune associazioni che ne fanno parte. È uno sforzo che sembra aver funzionato: secondo un recente sondaggio della Marist University Mamdani è il terzo candidato più popolare fra gli elettori ebrei dopo Cuomo e Brad Lander, direttore finanziario delle agenzie pubbliche della città ed ebreo riformista (ossia progressista), critico di Netanyahu.
Da qualche tempo, poi, Mamdani ha iniziato a raccontare le sue idee sul mercato immobiliare riprendendo le idee e gli argomenti della corrente più moderata del Partito Democratico, che da mesi – soprattutto nelle discussioni attorno al libro Abundance, dei giornalisti Ezra Klein e Derek Thompson – discutono di come nei luoghi governati dai Democratici sia diventato impossibile costruire nuove case proprio per le grandi burocrazie e i mille veti dei residenti e dei gruppi di sinistra, e di come per far scendere gli affitti e moderare i prezzi si debba aumentare l’offerta di case costruendo molto di più.

Zohran Mamdani in metropolitana fra due eventi della campagna elettorale, il 27 maggio 2025 (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)
Non è chiaro se tutto questo basterà a colmare definitivamente il divario che separa Mamdani da Cuomo, che è comunque molto noto ed è fortissimo nei segmenti più moderati e storicamente più vicini all’apparato del Partito Democratico, per esempio le persone afroamericane: nonostante i suoi difetti, dicono in sostanza i suoi elettori, Cuomo ha le capacità e l’influenza che servono per gestire una città complicata come New York. Viene anche descritto in questi contesti come una persona con più mezzi per opporsi a Donald Trump, qualora ce ne fosse bisogno.
Inoltre le primarie Democratiche funzionano con un sistema di voto a graduatoria che rende più complicato prevedere chi potrebbe vincere: ogni elettore può scegliere fino a cinque candidati e metterli in ordine dal primo (quello che preferisce di più) al quinto (quello che preferisce di meno fra i cinque che ha scelto). Se uno dei candidati prende subito il 50 per cento dei voti, cosa poco probabile a queste elezioni, il conteggio si ferma, altrimenti iniziano a essere contate le preferenze al secondo posto e così via, finché uno dei candidati non raggiunge la maggioranza.
Tra i candidati alle elezioni a sindaco – ma non alle primarie del Partito Democratico – c’è anche il sindaco uscente Eric Adams, che lo scorso settembre era stato incriminato per corruzione, frode e irregolarità nei finanziamenti elettorali. Dopo essere stato eletto con i Democratici, Adams si è poi molto avvicinato a Trump e la sua causa è stata archiviata su esplicita richiesta del dipartimento di Giustizia. Adams è molto criticato dai Democratici e molto indietro nei sondaggi.