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  • Venerdì 13 giugno 2025

L’Iran ha risposto agli attacchi israeliani con più lanci di missili

Nella notte ce n'è stato un altro: entrambi i governi hanno detto che non è finita qui

Soccorritori israeliani tra le macerie di un edificio colpito vicino a Tel Aviv, il 14 giugno
Soccorritori israeliani tra le macerie di un edificio colpito vicino a Tel Aviv, il 14 giugno (EPA/ABIR SULTAN)
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A partire da venerdì sera l’Iran ha risposto con più lanci missilistici agli attacchi israeliani che, tra giovedì e venerdì, avevano colpito vari siti del suo programma nucleare e ucciso i principali comandanti del suo apparato militare. I governi di entrambi i paesi hanno chiarito che non considerano gli attacchi conclusi.

Nel primo giorno di attacchi reciproci, quelli israeliani hanno ucciso almeno 78 persone e ne hanno ferite 320. Quelli iraniani ne hanno uccise almeno 2, ferendone 70. La risposta iraniana è avvenuta in tre ondate dopo che Ali Khamenei, che in quanto Guida suprema è la principale autorità politica e religiosa, ne aveva promessa una durissima.

Da venerdì sera ci sono stati quattro lanci di missili balistici iraniani, l’ultimo nella notte di sabato (i primi due erano stati molto ravvicinati). La maggior parte dei missili, più di 150 in tutto, è stata abbattuta dalla contraerea israeliana, anche se sono stati colpiti alcuni palazzi di Tel Aviv. Venerdì mattina, inoltre, l’Iran aveva lanciato un centinaio di droni, anche questi intercettati.

Israele si era preparato per tempo, dichiarando lo stato d’emergenza e ordinando alla popolazione di tenersi nei pressi dei rifugi antiaerei. L’operazione di Israele aveva due obiettivi: uno raggiunto e uno su cui non è ancora possibile fare valutazioni.

L’attacco ha distrutto la catena di comando militare iraniana, privando il regime dei suoi capi militari proprio mentre era sotto attacco. Sono stati uccisi il capo dei Guardiani della rivoluzione (Hossein Salami), quello dell’esercito regolare (Mohammad Bagheri) e pure quello del comando interforze che li coordina in caso di emergenza (Khatam al Anbiya).

Il New York Times, basandosi su fonti proprie, ha scritto che sarebbe stato ucciso anche il generale Esmail Qaani, ma la notizia non è stata confermata. Qaani è il successore di Qassem Suleimani (ucciso dagli Stati Uniti nel 2020) al comando delle forze Quds, l’unità d’élite per le missioni all’estero che coordina la rete di milizie islamiste alleate dell’Iran, enormemente indebolita da Israele.

Il secondo obiettivo erano i siti del programma nucleare e missilistico iraniano: da anni ritenuti dal governo israeliano una «minaccia esistenziale» alla propria sicurezza. Le operazioni israeliane, a cui hanno partecipato 200 caccia, ne hanno colpiti vari ma non si conosce con certezza l’estensione dei danni.

Durante una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha confermato attacchi su tre siti. Di uno solo di questi, quello di Natanz, si sa che è stato distrutto l’impianto di arricchimento dell’uranio che si trovava in superficie, ma non le sue strutture sotterranee. Sono ignote le conseguenze sugli altri, tra cui quello assai fortificato di Fordow.

– Il live: Il primo giorno di attacchi reciproci tra Israele e Iran