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  • Mercoledì 11 giugno 2025

Cos’è questa storia del divieto alle auto diesel Euro 5

Riguarderebbe più di 1 milione di auto in quattro regioni dal prossimo ottobre, ma ora Salvini vuole cambiarlo

Il traffico a Milano
Il traffico a Milano (Ermes Beltrami/LaPresse)
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Negli ultimi giorni il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e diversi esponenti della Lega hanno detto che proveranno a rimandare il divieto di circolazione delle auto diesel di classe Euro 5 che dal prossimo ottobre dovrebbe essere imposto in quattro regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Salvini si è esposto molto perché il provvedimento è stato approvato dal governo di cui fa parte su indicazione dell’Unione Europea, quindi deve convincere gli altri partiti della maggioranza a sconfessare il divieto modificandolo in modo sostanziale o al limite a rimandarlo. «Sono milioni di mezzi in Italia. Dovremmo lasciarli tutti a piedi perché Unione comanda?», ha detto Salvini al Corriere della Sera. «Stiamo mettendoci mano nel decreto Infrastrutture, così non può passare». Il divieto coinvolgerebbe moltissime auto, anche se Salvini esagera un po’ quando parla di «milioni»: sarebbero 1 milione e 300mila.

Quando Salvini parla di «Unione» che «comanda» si riferisce all’Unione Europea, che da oltre trent’anni ha iniziato a introdurre regole continuamente aggiornate per controllare e limitare l’inquinamento, tra cui appunto i divieti di circolazione legati alla classificazione delle auto.

La prima classificazione, la Euro 1, entrò in vigore nel gennaio del 1993: impose ai costruttori il passaggio alla benzina senza piombo, e l’installazione delle marmitte catalitiche e dell’alimentazione a iniezione per ridurre le emissioni inquinanti. Tutte le auto immatricolate prima del 31 dicembre 1992 sono molto inquinanti perché non hanno nessun filtro dei gas di scarico: sono chiamate Euro 0 (zero) o “pre Euro”.

Nel gennaio del 1997 fu introdotta la classe Euro 2, che per la prima volta distingueva tra auto con motori a benzina e diesel. Le auto immatricolate dopo l’1 gennaio 2001 sono Euro 3. Le Euro 4, immatricolate dal primo gennaio 2006, hanno limiti via via più restrittivi così come le Euro 5, immatricolate dal 2011 al 2015. Tutte le auto prodotte dopo il primo settembre 2015 sono classificate Euro 6, uno standard che impone una riduzione delle emissioni rispetto a tutte le classi precedenti.

Negli anni le regioni, le province e i comuni delle aree più inquinate del paese, in particolare nella pianura Padana, hanno introdotto divieti che si basano proprio sulla classificazione delle auto.

Il funzionamento è semplice: nei periodi in cui l’inquinamento è maggiore, come nei mesi invernali, viene impedito di circolare alle auto più inquinanti. Con il passare degli anni le limitazioni hanno coinvolto classi sempre più alte: inizialmente erano riservate agli Euro 0 e agli Euro 1, poi sono state via via coinvolte quelle prodotte successivamente, fino all’Euro 5.

Il divieto ora in discussione è stato approvato con un decreto dal governo di Giorgia Meloni nel settembre del 2023, firmato dalla stessa presidente del Consiglio, dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e dell’allora ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, recependo le indicazioni europee. Il decreto dice che dall’1 ottobre 2025 almeno fino al 31 marzo 2026 nei comuni con più di 30mila abitanti di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte non potranno circolare le auto con alimentazione diesel e di classe Euro 5.

I dettagli sull’implementazione del decreto sono diversi da regione a regione. Indicativamente, il divieto sarà imposto nei giorni feriali in un intervallo tra le 8:00 e le 19:30. Dal prossimo anno il periodo di divieto sarà più lungo, dall’1 settembre 2026 fino alla metà di aprile del 2027. Le sanzioni per chi non rispetta il divieto vanno da 168 a 679 euro.

Secondo i dati messi a disposizione dall’ACI (Automobile Club d’Italia, l’ente pubblico che tutela gli interessi dell’automobilismo), in totale nelle quattro regioni sarebbero coinvolte poco più di 1,3 milioni di auto Euro 5: 236mila in Piemonte, 484mila in Lombardia, 340mila in Veneto, 368mila in Emilia-Romagna. A queste vanno aggiunte tutte le auto di classe inquinante inferiore, su cui però il divieto c’era già. Il divieto però riguarda qualsiasi auto Euro 5, quindi anche quelle immatricolate in altre regioni.

Questo grafico mostra tutte le auto immatricolate nelle province italiane in base alla classe inquinante.

Salvini ha detto che le ripercussioni di questo divieto sarebbero notevoli per migliaia di persone che non hanno soldi per comprare un’auto nuova. Per questo ha annunciato un emendamento che dovrebbe cambiare il divieto, da inserire nel decreto Infrastrutture di cui è appena iniziata la discussione alla Camera. Non è ancora chiaro quale modifica verrà proposta.

Già nel 2023 il Consiglio dei ministri approvò un decreto-legge per rimandare il divieto in Piemonte. All’epoca il ministro Pichetto Fratin disse che il rinvio avrebbe permesso di scongiurare una crisi sociale ed economica di famiglie e imprese, ma allo stesso modo di rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea.

In realtà esiste già un modo per continuare a circolare con auto inquinanti nei periodi del divieto: tutte e quattro le regioni coinvolte hanno adottato un sistema chiamato Move-In – MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti – che consente di circolare con una soglia annuale che va dai mille agli ottomila chilometri calcolata in base all’alimentazione e alla classe ambientale dell’auto. Move-In funziona attraverso un rilevatore Gps e l’adesione al servizio è a pagamento: l’installazione del dispositivo Gps costa 30 euro, mentre il servizio 20 euro all’anno.