Le indagini per evasione fiscale sulla seconda persona più ricca d’Italia
Di Andrea Pignataro si sa poco nonostante abbia un patrimonio stimato di oltre 30 miliardi di euro: ne pagherà al fisco 280 milioni
Una foto di Andrea Pignataro nel 2023
Andrea Pignataro è la seconda persona più ricca d’Italia dopo l’imprenditore del settore dolciario Giovanni Ferrero. Domenica si è saputo che ha raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate per chiudere un contenzioso riguardo a un debito ipotizzato da un’inchiesta giudiziaria: ad aprile la procura di Bologna, comune di cui Pignataro è originario, aveva avviato un’indagine per l’evasione fiscale di circa mezzo miliardo di euro tra il 2013 e il 2023, tentando di dimostrare che gli interessi del gruppo e dell’imprenditore sono in Italia, nonostante le sedi della sua azienda siano all’estero. Con gli interessi avrebbe dovuto pagare 1,2 miliardi di euro, ma l’accordo prevede il pagamento di 280 milioni in 5 rate.
Non è neanche un quarto della cifra originaria, ma è una somma ragguardevole e una delle più alte pattuite con l’Agenzia delle Entrate in casi simili. In un comunicato i legali di Pignataro hanno specificato che «l’accordo non implica alcun riconoscimento, né esplicito né implicito, di colpevolezza o evasione», ma che sarebbe una soluzione per evitare un lungo scontro e mostrarsi collaborativi. Resta aperta l’indagine penale, nell’ambito della quale la decisione di accordarsi può essere vista di buon occhio dalla procura. A prescindere da come finirà, l’inchiesta è stata una rara occasione in cui si è parlato dell’imprenditore, solitamente molto riservato.
Oltre a essere la seconda persona più ricca d’Italia, Pignataro è anche la 51esima nella classifica mondiale di Forbes: secondo i calcoli della rivista il suo patrimonio ammonta a 35,8 miliardi di dollari (circa 31,3 miliardi di euro). Nonostante questo, su di lui e sui suoi affari non si sa granché.
Ha 54 anni ed è nato a Bologna, dove frequentò la facoltà di Economia. Dopo la laurea fece un dottorato in matematica all’Imperial College di Londra. Iniziò poi la sua carriera in finanza in una delle banche d’investimento più prestigiose degli ultimi decenni del Novecento: la Salomon Brothers, tra i cinque istituti più rinomati e redditizi di Wall Street, che poi chiuse nel 2003 a seguito di uno scandalo di manipolazione del mercato dei titoli di Stato americani. Pignataro ne uscì prima: nel 1999, a 29 anni, fondò il gruppo Ion, un’azienda che in quel periodo operava in un settore ancora agli albori.
Il gruppo infatti si occupa di fintech, cioè di trovare soluzioni informatiche per l’analisi dei dati a uso delle aziende di finanza e consulenza (fintech è la crasi di finance e technology). Oggi è un ramo della finanza assai più sviluppato, e molto competitivo. Negli ultimi vent’anni il gruppo Ion si è ingrandito comprando e inglobando aziende del settore, anche molto grandi e conosciute nel mondo, come Fidessa e Dealogic. Tra i suoi clienti ci sono le più importanti società e banche d’investimento, e grandi aziende tecnologiche come Amazon e Microsoft.
Pignataro è stato spesso definito il “Bloomberg italiano”, con riferimento all’imprenditore statunitense Michael Bloomberg, la cui azienda omonima iniziò proprio fornendo analisi di dati alle imprese, per poi diventare uno dei più importanti media finanziari al mondo. Con Bloomberg condivide peraltro l’inizio della carriera in Salomon Brothers.
Tra le imprese più rinomate che Pignataro ha comprato in Italia ci sono per esempio Cedacri, che offre servizi informatici per le banche, e Cerved, che si occupa di analisi economiche e di mercato. Lo scorso anno comprò per 1,3 miliardi di euro anche Prelios, azienda di investimenti nel settore immobiliare del noto finanziere Fabrizio Palenzona.
Sebbene Pignataro sia italiano, le società a lui riferite sono sparse tra Lussemburgo, Irlanda e Isole del Canale (nella zona della Manica, considerate una sorta di “paradiso fiscale”). Lo stesso gruppo Ion è a sua volta di proprietà di una società lussemburghese, la Itt srl. Viste le sedi delle sue aziende, Pignataro sarebbe da considerarsi un imprenditore straniero, tuttavia l’inchiesta su di lui e la sua società è partita dall’ipotesi che in realtà Pignataro passi la maggior parte del tempo in Italia, dove ha la sua famiglia, diverse proprietà immobiliari tra Bologna, Milano e la Sardegna, e anche diversi interessi economici. Gli investigatori hanno controllato viaggi, celle telefoniche e le persone a lui vicine, concludendo infine che era ipotizzabile che vista la sua presenza in Italia dovesse effettivamente pagare le tasse nel paese.



