Bloop!

È il nome di uno dei suoni più famosi e misteriosi di internet, captato nelle profondità dell'oceano Pacifico nel 1997

Lo spettrogramma del “bloop” (NOAA)
Lo spettrogramma del “bloop” (NOAA)

Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila centinaia di appassionati di misteri marini in tutto il mondo cominciarono a elaborare teorie fantasiose per provare a spiegare l’origine di uno strano suono chiamato bloop, attribuendola di volta in volta a mostri e creature leggendarie di vario tipo. Il suono fu captato per la prima volta nel 1997 dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’agenzia federale statunitense incaricata di monitorare gli oceani e l’atmosfera, che fin da subito rimase spiazzata dalla notevole potenza del suono: per quasi un decennio non si riuscì a raggiungere un consenso su cosa lo avesse effettivamente prodotto, e questa circostanza alimentò ipotesi sempre più ardite.

Solo nel 2005, dopo anni di studi, i ricercatori ricollegarono il bloop al distacco o alla rottura di un gigantesco iceberg, un fenomeno naturale chiamato criosisma.

Il bloop fu registrato nell’oceano Pacifico meridionale, in una zona remota migliaia di chilometri a ovest delle coste del Cile. La rilevazione avvenne grazie a una rete di idrofoni — microfoni subacquei progettati per captare suoni a grandi distanze — utilizzati dalla NOAA. Ciò che rese il bloop così interessante fu la sua intensità e la sua capacità di propagarsi: il suono venne captato simultaneamente da idrofoni distanti oltre 4.800 chilometri l’uno dall’altro, un evento rarissimo nell’ambito dell’acustica marina. Per dare un termine di paragone, i richiami delle balene, tra i più potenti suoni biologici conosciuti, riescono a viaggiare per centinaia di chilometri, ma si attenuano molto prima di coprire distanze così lunghe.

Per poterlo ascoltare fu necessario accelerare il suono di sedici volte: nella sua forma originale, infatti, il bloop aveva una frequenza troppo bassa per essere percepita dall’orecchio umano. Il suono che ne scaturì, breve e rotondo, ricorda il tonfo di una grossa goccia che colpisce la superficie dell’acqua: per questo motivo i ricercatori lo chiamarono bloop, un nome onomatopeico.

Anche se i ricercatori della NOAA iniziarono fin da subito a cercare spiegazioni plausibili per l’origine di quel suono, ipotizzando cause naturali come l’attività vulcanica sottomarina, eventi sismici o la possibilità che fosse stato prodotto da un grosso organismo marino, attorno al bloop si svilupparono anche molte congetture. La mancanza di una spiegazione immediata, unita all’eccezionale potenza del segnale e alle speculazioni iniziali su una possibile origine biologica del suono, alimentarono ulteriormente l’interesse e le ipotesi più disparate.

Queste ipotesi si diffusero soprattutto su blog personali e forum di appassionati di misteri, molto attivi all’epoca, dove trovavano spazio discussioni su fenomeni inspiegabili, leggende marine e criptozoologia, la disciplina che si occupa dello studio di animali leggendari o la cui esistenza non è stata scientificamente dimostrata, come per esempio il mostro di Loch Ness. Negli anni successivi, piattaforme allora emergenti come Reddit e YouTube contribuirono a mantenere vivo l’interesse, trasformando il bloop in un fenomeno di internet.

Tra le teorie più popolari emerse l’idea che il suono potesse essere stato prodotto da un megalodonte, un antico squalo preistorico vissuto tra il Miocene e il Pliocene, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra i quindici e i diciotto metri e che si estinse circa 3,6 milioni di anni fa. Altri lo attribuirono invece al kraken, creatura della mitologia scandinava descritta come un enorme cefalopode marino capace, secondo le leggende, di attaccare gigantesche imbarcazioni e trascinarle negli abissi. Ci fu anche chi parlò di basi segrete sommerse, tecnologie ignote e presunti esperimenti militari secretati dal governo americano.

Ma la più fantasiosa coinvolse Cthulhu, una mostruosa creatura marina protagonista di un famoso ciclo di racconti dello scrittore statunitense H.P. Lovecraft. Nella mitologia inventata da Lovecraft, Cthulhu giace addormentato nella città sommersa di R’lyeh, che nei suoi scritti viene collocata nell’Oceano Pacifico meridionale, a circa 47 gradi di latitudine sud, ovvero 47 gradi sotto l’equatore, e 126 gradi di longitudine ovest, cioè 126 gradi a ovest del meridiano di Greenwich.

Il bloop fu individuato approssimativamente a 50 gradi di latitudine sud e 100 gradi di longitudine ovest, in una zona altrettanto remota del Pacifico meridionale: sebbene le due localizzazioni distino oltre duemila chilometri l’una dall’altra, questa relativa prossimità contribuì ad alimentare le congetture, rafforzando il legame tra il misterioso suono e il mito di Cthulhu.

A complicare la percezione del fenomeno fu soprattutto l’effetto della sua riproduzione accelerata: come osservò Robert Dziak, sismologo della NOAA, in un’intervista a Wired, quella manipolazione contribuì a farlo apparire simile a una vocalizzazione animale. Analizzato nella sua forma originale, il suono presentava invece caratteristiche più affini a quelle di un terremoto o di un tuono.

Dopo anni di incertezze, i ricercatori della NOAA riuscirono a sciogliere ogni dubbio confrontando il bloop con altri suoni marini noti, come quelli prodotti da terremoti sottomarini e dal movimento dei ghiacci. Per farlo, tra il 2005 e il 2010 condussero una campagna di rilevamento acustico nello Stretto di Bransfield e nel Mare di Scotia, nella regione della penisola Antartica, vicino al luogo in cui era stato registrato il bloop. Fu cruciale soprattutto la comparazione con eventi osservati direttamente, come la frattura dell’iceberg A53a nel 2008, che generò suoni molto simili a quelli rilevati nel 1997: solo allora fu possibile concludere che il bloop era stato causato con ogni probabilità da un enorme distacco di ghiaccio.

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