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  • Sabato 7 giugno 2025

Una barca sta provando a consegnare cibo e beni essenziali a Gaza

È partita domenica dal porto di Catania, Israele ha detto che non la farà attraccare, e a bordo c'è anche Greta Thunberg

La Madleen all'uscita del porto di Catania il primo giugno (AP Photo/Salvatore Cavalli)
La Madleen all'uscita del porto di Catania il primo giugno (AP Photo/Salvatore Cavalli)
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Da sei giorni un gruppo di attivisti del movimento Freedom Flotilla Coalition è in viaggio nel mar Mediterraneo a bordo di una piccola imbarcazione: intendono raggiungere la Striscia di Gaza e portare alla popolazione palestinese cibo e altri beni essenziali, come medicine e filtri per l’acqua. Una delle persone a bordo ha detto che il governo israeliano ha minacciato l’equipaggio, dicendo che se la barca proverà ad avvicinarsi alla Striscia sarà attaccata.

Israele controlla tutti i confini di Gaza e decide le quantità di beni di prima necessità che possono entrare nel territorio. È improbabile che la barca riuscirà effettivamente ad attraccare a Gaza e a distribuire il carico, che comunque non risolverebbe la tragica situazione umanitaria: è un segnale di protesta contro l’assedio imposto da Israele.

La barca è partita lo scorso 1° giugno dal porto di Catania. È stata chiamata Madleen in onore di Madelyn Culab, una pescatrice che vive nella Striscia di Gaza; è lunga 18 metri e larga 5, secondo quanto indicato dal sito marinetraffic.com (dove compare col suo nome precedente), e batte bandiera britannica. Ha alberi e vele, ma nei video postati dalla Freedom Flotilla e dagli attivisti a bordo sembra procedere principalmente a motore. Sabato pomeriggio si trovava nei pressi delle coste egiziane. L’equipaggio è composto da 12 persone fra attivisti, giornalisti e politici: tra gli altri ci sono Greta Thunberg, l’europarlamentare francese di origini palestinesi Rima Hassan e un giornalista francese di Al Jazeera.

Il carico di aiuti include farina, riso, kit per rendere l’acqua potabile, latte in polvere, pannolini, assorbenti per le mestruazioni, stampelle, protesi per bambini e altre forniture mediche. L’obiettivo dichiarato degli attivisti della Freedom Flotilla non è solo quello di consegnare alla popolazione gli aiuti a bordo della Madleen, che comunque sono una quantità molto limitata, ma anche creare un «corridoio umanitario popolare» (cioè non gestito da uno stato) che forzi l’assedio imposto da Israele sulla Striscia di Gaza. L’associazione sostiene di agire in osservanza delle leggi internazionali e non riconosce l’autorità di Israele di imporre un embargo attorno al territorio palestinese.

Non è la prima volta che la Freedom Flotilla Coalition prova a raggiungere la Striscia per scopi umanitari. Il tentativo più recente risale all’inizio di maggio, quando però la sua nave, chiamata Conscience, fu attaccata da un drone al largo di Malta, la cui provenienza formalmente non è stata accertata: l’ong ha accusato il governo israeliano. La nave fu danneggiata e la missione interrotta.

L’episodio più noto però risale a 15 anni fa, quando un gruppo di sei navi della Freedom Flotilla venne bloccato e abbordato dall’esercito israeliano. A bordo della più grande, la Mavi Marmara, ci furono degli scontri in cui i soldati israeliani uccisero 10 persone che stavano provando a respingerli con armi improvvisate, in un caso al tempo assai discusso. La guerra attualmente in corso nella Striscia di Gaza è iniziata a ottobre del 2023, ma Israele occupa la Striscia o ne controlla i confini da decenni.

Nel 2023 e 2024 le sue missioni furono ostacolate dai paesi europei da cui avrebbero dovuto partire le sue navi, fra le altre cose tramite il ritiro della bandiera, che complica molto le operazioni di una nave. Successe anche alla Conscience, che infatti rimase in mare vari giorni prima di ricevere l’autorizzazione ad attraccare a Malta. In questo caso però i paesi europei sembrano più favorevoli alla missione: fonti diplomatiche del Regno Unito (sotto la cui bandiera naviga la Madleen) hanno detto ai media israeliani che non intendono fermare la barca. Il Regno Unito ha chiesto inoltre che Israele garantisca la sicurezza della barca e delle persone a bordo, e la Francia ha detto di essere pronta ad assistere i suoi cittadini a bordo (che sono 6) in caso di necessità.

Gli unici beni che possono entrare a Gaza in questo momento sono quelli distribuiti dalla Gaza humanitarian foundation (Ghf), un’organizzazione messa in piedi da Israele per controllare la distribuzione di cibo nel territorio secondo i suoi scopi e usare la fame come arma contro i palestinesi. Sono formalmente aperti anche dei centri di distribuzione di cibo gestiti dall’ONU, che di fatto però non ricevono rifornimenti – e quando ne ricevono i loro camion vengono assaltati per la poca sicurezza. Per due mesi, fra marzo e maggio, il governo israeliano aveva bloccato del tutto gli ingressi di beni essenziali. Ora sono permessi, ma in quantità estremamente limitate e del tutto insufficienti per i bisogni della popolazione.

La Madleen vista da Catania (AP Photo/Salvatore Cavalli)

Mentre era in viaggio la barca si è fermata per soccorrere quattro migranti sudanesi, dopo aver ricevuto un segnale di soccorso trasmesso da Frontex, l’agenzia che si occupa dei controlli alle frontiere terrestri e marittime dell’Unione Europea.

Secondo quanto raccontato dagli attivisti, i quattro erano a bordo di un gommone che si stava sgonfiando, insieme ad altre 30 o 40 persone. Nonostante si trovassero in acque dove la competenza per le ricerche e il soccorso spetta all’Egitto, gli attivisti hanno detto che sul posto sarebbe arrivata una nave della cosiddetta guardia costiera libica, che in realtà consiste in un gruppo di milizie che vengono finanziate anche dai paesi europei per fermare in qualsiasi modo le partenze di migranti (e quindi gli arrivi in Europa). Secondo il racconto dei migranti la nave aveva caricato a bordo le persone in mare, ma quattro di loro si sono ributtate in acqua quando hanno scoperto che sarebbero state riportate in Libia. Sono state quindi soccorse dalla Madleen, che ha chiesto alla Grecia di accoglierli.