C’è un nuovo promettente studio sull’HIV

Sfrutta la tecnologia dell’mRNA, ma serviranno sperimentazioni e anni prima di arrivare a un’eventuale cura

Un globulo bianco, in blu, attaccato dal virus HIV, in giallo
Un globulo bianco, in blu, attaccato dal virus HIV, in giallo, in un’immagine ottenuta al microscopio elettronico e modificata (Seth Pincus, Elizabeth Fischer, Austin Athman/National Institute of Allergy and Infectious Diseases/NIH/AP)
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Un gruppo di ricerca australiano ha scoperto un metodo che potrebbe portare a una nuova cura contro l’HIV, il virus che causa l’AIDS. È basato sull’mRNA, la tecnologia diventata nota per aver permesso di sviluppare vaccini efficaci contro il COVID-19: in questo caso è utilizzata per indurre il virus a uscire allo scoperto nelle cellule. Renderlo visibile è infatti un passaggio complicato ma fondamentale per permettere di eliminarlo completamente dall’organismo.

I risultati dello studio sono stati pubblicati alla fine di maggio in un articolo sulla rivista Nature Communications. L’mRNA – abbreviazione di RNA (acido ribonucleico) messaggero – è una molecola che contiene al suo interno un insieme di istruzioni per un gene. Una volta introdotta nell’organismo penetra nelle cellule, che lo utilizzano come una sorta di manuale d’istruzioni. Il gruppo australiano ha dimostrato che un’apposita sequenza di mRNA può essere trasportata nelle cellule in cui si nasconde l’HIV e istruirle a rivelarlo.

Da anni infatti la capacità dell’HIV di nascondersi all’interno di alcuni globuli bianchi, una parte fondamentale del sistema immunitario, è una delle principali difficoltà nella ricerca di una cura. È in questo modo che nell’organismo infetto si mantiene una riserva del virus che è in grado di riattivarsi, molto difficile da contrastare per il sistema immunitario e attraverso i farmaci. La ricercatrice Paula Cevaal, coautrice dello studio, ha detto al Guardian che trasportare l’mRNA nei globuli bianchi che ospitano l’HIV era finora considerato «impossibile».

I globuli bianchi infatti non assorbono le nanoparticelle lipidiche (LNP, in pratica involucri di grassi) tipicamente utilizzate per impacchettare e trasportare l’mRNA, e che permettono al materiale genetico contenuto al suo interno di superare le difese delle cellule. Per riuscirci il gruppo di ricerca ha sviluppato un nuovo tipo di nanoparticella “accettata” dai globuli bianchi, chiamata LNP X. Parlando con il New York Times la ricercatrice e coautrice dell’articolo Sharon Lewin ha definito l’mRNA un metodo «miracoloso per portare ciò che desideriamo in parti in cui prima non era possibile farlo».

Il gruppo di ricerca ha condotto lo studio in laboratorio, utilizzando cellule donate da pazienti affetti da HIV. Serviranno altre ricerche per stabilire se indurre le cellule a rivelare il virus sia sufficiente a stimolare il sistema immunitario dell’organismo, o se sia necessario combinare questa tecnologia con altre terapie. Per sperimentare l’uso dell’mRNA come parte di una cura specifica contro l’HIV servirà comunque condurre prima dei test sugli animali e poi studi di sicurezza sugli esseri umani, e potrebbero volerci anni prima dell’inizio delle sperimentazioni.

Nel mondo circa 40 milioni di persone vivono con l’HIV e devono assumere farmaci a vita per limitare il virus e assicurarsi di non sviluppare sintomi e non trasmetterlo. Ogni anno, soprattutto per mancanza di infrastrutture necessarie nei paesi meno ricchi, centinaia di migliaia di persone muoiono di AIDS e di patologie collegate.

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