Tra Trump e Musk volano stracci
In un fitto scambio di insulti reciproci sui social, Musk ha accusato il presidente di coinvolgimento nelle attività di Jeffrey Epstein

Donald Trump ed Elon Musk hanno già iniziato a litigare, pochi giorni dopo che il secondo aveva lasciato l’amministrazione statunitense, di cui era stato per mesi un membro molto influente. Giovedì, durante un incontro col cancelliere tedesco alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha pubblicamente accusato Musk di essere un ingrato, in sostanza, dopo che aveva criticato aspramente una sua proposta di legge. Da lì le cose sono precipitate, con Musk e Trump che hanno iniziato a battibeccare sui social network con accuse gravissime e toni impensabili fino a pochi giorni fa, visto che i due avevano sempre mostrato pubblicamente un ottimo rapporto. «Sono molto deluso da Elon, l’ho aiutato un sacco», ha detto Trump in conferenza stampa.
Trump si è indispettito perché in questi giorni Musk aveva definito «un disgustoso abominio» una proposta di legge che prevede tagli alle tasse per le fasce di reddito più alte e investimenti per il settore militare e per il controllo delle frontiere, solo in parte bilanciati da risparmi: la proposta è molto criticata proprio per il serio impatto che potrebbe avere sul bilancio pubblico degli Stati Uniti.
Le critiche sulla legge da parte di Musk finora erano state interpretate solo come un segnale di presa di distanza tra Musk e i Repubblicani, e di frizioni nel rapporto con Trump, che almeno pubblicamente era stato ottimo fino ad allora: giovedì sera poi le cose sono precipitate, e nel giro di qualche ora quello che sembrava solo un allontanamento è diventato un contrasto molto acceso.
Musk aveva inizialmente reagito alle dichiarazioni di Trump condividendo alcuni suoi vecchi post, anche di più di 10 anni fa, in cui il presidente contestava categoricamente proposte di legge che prevedevano un aumento della spesa del governo o del debito pubblico.
Uno dei vecchi post ricondivisi da Musk
La tattica di Musk era far passare il presidente come incoerente, e per converso lui come fedele a un’ideologia di tagli verticali alla spesa pubblica: cioè al principio sbandierato durante i quattro mesi in cui ha guidato il dipartimento per l’Efficienza del governo (DOGE in inglese), peraltro senza raggiungere i risultati promessi.
C’è anche una ragione per certi versi personale per l’ostilità di Musk alla proposta di legge, che è già stata approvata alla Camera ma deve ancora essere discussa in Senato. Una delle misure previste infatti elimina gli sgravi fiscali per l’acquisto di auto elettriche: è una decisione che colpisce direttamente gli affari di Musk, amministratore delegato di Tesla e importante azionista. Gli interventi sui social di Musk erano un evidente tentativo di influenzare il provvedimento.
Dopo le dichiarazioni in conferenza stampa Trump ha poi rincarato la dose sul suo social Truth. Ha prima detto che Musk aveva «dato di matto», e poi ha scritto: «il modo più semplice per risparmiare denaro nel nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è quello di porre fine ai sussidi e ai contratti governativi con Elon». Fa riferimento ai diversi programmi che coinvolgono le aziende di Musk, soprattutto quelli con SpaceX, la sua agenzia spaziale, ma anche con Tesla: come ha ricordato il New York Times l’anno scorso alle aziende di Musk erano stati promessi 3 miliardi di dollari in quasi 100 contratti diversi con 17 agenzie federali. Non averli sarebbe per loro un danno enorme.
Dopo le dichiarazioni di Trump, il valore delle azioni di Tesla è molto sceso in borsa, arrivando in alcuni momenti a perdere fino al 16 per cento. L’impegno politico di Musk, e la sua vicinanza a Trump, in questi mesi hanno molto danneggiato l’azienda automobilistica, che ha ridotto le sue vendite e ha avuto un periodo difficile in borsa.
A quel punto Musk è poi arrivato a sostenere che il nome di Trump comparirebbe in alcuni presunti documenti riservati del caso di Jeffrey Epstein, il finanziere che nel 2019 si suicidò all’interno del Metropolitan Correctional Center di Manhattan dove era detenuto per le moltissime accuse di sfruttamento sessuale. Ripostando un post di un utente che sosteneva che Trump dovrebbe essere messo sotto impeachment (cioè la procedura per la rimozione forzata da un incarico governativo), Musk ha risposto: «Sì».
Musk ha poi detto che senza di lui i Repubblicani avrebbero perso le elezioni presidenziali e non avrebbero la maggioranza al Senato, riferendosi al ruolo avuto nella campagna elettorale in cui ha investito decine di milioni di dollari. Su X ha poi messo un sondaggio in cui chiede se non sia il momento di creare un nuovo partito.
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