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  • Mercoledì 4 giugno 2025

La polizia ungherese non ha autorizzato il Pride di Budapest

Sulla base di una legge voluta dal governo semi-autoritario di Orbán: gli organizzatori avevano detto che si sarebbe svolto comunque, il 28 giugno

L'edizione del 2021 del Pride di Budapest (AP Photo/Anna Szilagyi)
L'edizione del 2021 del Pride di Budapest (AP Photo/Anna Szilagyi)
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La polizia ungherese ha formalmente vietato l’organizzazione a Budapest del Pride, l’insieme di eventi e manifestazioni che si tengono ogni anno per la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+. La decisione è basata su una legge con cui lo scorso marzo il parlamento ungherese ha vietato le manifestazioni che «rappresentano o promuovono» l’omosessualità ai minori di 18 anni.

Nonostante l’approvazione della legge, gli organizzatori del Pride avevano annunciato l’intenzione di organizzare comunque l’evento per il prossimo 28 giugno. Diversi parlamentari europei avevano già confermato la loro partecipazione. Ora la polizia ha negato l’autorizzazione richiesta dagli organizzatori: non è chiaro se alla fine questi decideranno di farlo comunque.

La manifestazione si svolge tradizionalmente per le strade di Budapest e sui ponti lungo il Danubio. Alcuni ministri del governo del primo ministro ungherese Viktor Orbán hanno proposto soluzioni alternative, come organizzarlo in uno stadio o nel più grande ippodromo della città.

L’emendamento alla legge sul diritto di assemblea, che tra le altre cose vieta il Pride, era stato approvato con una procedura accelerata su iniziativa del partito nazionalista e conservatore di Orbán, facendo riferimento alla cosiddetta legge sulla «protezione dei minori» del 2021. Secondo il governo ungherese le manifestazioni del Pride avrebbero più a che fare con la presunta propaganda di valori sessuali promiscui, anziché con il tentativo della comunità LGBTQ+ di reagire alla negazione della sua identità e dei suoi diritti.

Il partito di Orbán si presenta come un difensore dei valori cristiani e della famiglia tradizionale, in particolare contro la cosiddetta «ideologia del gender», un’espressione dispregiativa usata negli ambienti più conservatori per riferirsi all’insieme di studi e politiche che riguardano la comunità LGBTQ+. La limitazione dei diritti della comunità LGBTQ+ è parte di una più ampia limitazione dei diritti civili in Ungheria, che Orbán governa in modo sempre più autoritario dal 2010.

L’emendamento di marzo prevede che chi organizza o partecipa a un Pride in Ungheria possa ricevere una multa fino a 200mila fiorini ungheresi (circa 500 euro) e che la polizia possa usare dei software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti.