Musk ha definito «un disgustoso abominio» una legge voluta da Trump
Scontrandosi pubblicamente per la prima volta con l'amministrazione Repubblicana da quando ha lasciato il governo

Dopo avere lasciato il suo incarico all’interno dell’amministrazione di Donald Trump da meno di una settimana, martedì Elon Musk ha duramente criticato una proposta di legge che il governo ha chiamato “One Big, Beautiful Bill Act” (“La grande e bellissima legge”), che prevede tagli alle tasse per le fasce di reddito più alte e investimenti per le spese militari e per il controllo delle frontiere, solo in parte bilanciati da risparmi nel settore della sanità, della scuola e delle energie rinnovabili. In particolare una delle misure previste elimina gli incentivi in vigore per l’acquisto di auto elettriche (oggi sono previsti tagli delle tasse): è una decisione che colpisce direttamente gli affari di Musk, proprietario di Tesla.
La proposta è stata già approvata alla Camera e deve essere ancora discussa in Senato (entrambe le Camere sono controllate dai Repubblicani). In una serie di post su X, Musk l’ha definito «un disgustoso abominio» e ha sostenuto che i deputati che l’hanno votata «sanno di aver sbagliato».
È una critica forte e diretta a una legge voluta da Trump. Potrebbe rilevare un allontanamento ulteriore tra Musk e i Repubblicani, che già da tempo hanno relazioni tese, e forse anche le prime crepe nel rapporto tra Musk e Trump, che finora invece è stato ottimo, almeno pubblicamente.

Elon Musk il 30 maggio 2025 (AP Photo/Evan Vucci)
Musk ha criticato la proposta sostenendo che aumenterà in modo consistente il già enorme debito pubblico statunitense, e dicendo che il Congresso sta portando «l’America alla bancarotta». Ha anche minacciato di sostenere alle elezioni di metà mandato del novembre del 2026 candidature alternative a quelle dei Repubblicani che hanno contribuito a far approvare la legge: «Licenzieremo tutti i politici che hanno tradito il popolo americano».
Il testo è stato approvato il 22 maggio dalla Camera con un solo voto di scarto dopo forti pressioni arrivate proprio da Trump. Ora dovrà essere discusso al Senato, dove alcuni Repubblicani hanno già detto di voler introdurre delle modifiche.
Non è detto che questi interventi soddisfino Musk, che dopo la fine del suo incarico a capo del DOGE (il dipartimento per l’efficienza del governo) sembra intenzionato a riguadagnare una certa libertà di azione politica e a usarla per influenzare il Partito Repubblicano: nel dicembre del 2024 minacciò di sostenere alle primarie gli avversari dei deputati eletti se avessero approvato un accordo bipartisan sulle spese di governo, che quindi poi non ebbe i voti necessari.
Secondo il sito Axios, che cita fonti “informate dei fatti”, fra i motivi delle critiche pubbliche alla legge c’è un generale risentimento di Musk nei confronti dell’amministrazione Trump. Oltre ai tagli agli incentivi alle auto elettriche, il governo non avrebbe accordato l’uso di Starlink (la rete di satelliti di Musk) per gestire il traffico aereo e sabato ha infine ritirato la candidatura di Jared Isaacman, un alleato di Musk, ad amministratore della NASA, l’ente spaziale statunitense.


