Secondo gli exit poll alle presidenziali in Corea del Sud ha vinto il candidato dell’opposizione
E ha perso quello del partito dell’ex presidente, che aveva tentato di instaurare la legge marziale

Secondo i primi exit poll diffusi dopo la chiusura dei seggi, alle elezioni presidenziali in Corea del Sud è nettamente favorito il candidato dell’opposizione, il progressista Lee Jae-myung, con il 51,7 per cento. Il suo principale avversario, Kim Moon-soo del Partito del Potere Popolare (conservatore), avrebbe il 39,3 per cento. Gli exit poll non si basano sui risultati effettivi del voto, ma su quello che le persone dicono di aver votato fuori dai seggi: i dati vanno quindi presi con cautela, anche se Lee è sempre stato in vantaggio nei sondaggi ed è molto probabile che la sua vittoria venga confermata.
Le elezioni si svolte in anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura. Sono state indette dopo la rimozione dall’incarico dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, del Partito del Potere Popolare (quello che ora sta perdendo), che lo scorso dicembre aveva provato in modo inaspettato e inusuale a imposto la legge marziale nel paese aprendo una grave crisi politica.
I seggi sono stati aperti alle 6 di mattina ora locale e si sono chiusi alle 20 (le 23 di lunedì e le 13 di martedì italiane). L’affluenza è stata del 77,8 per cento, analoga a quella delle ultime presidenziali del 2022 (fu del 77,1 per cento). Si vota in un solo turno e chi prende più voti vince: giurerà mercoledì e governerà per i prossimi 5 anni.
La reazione dell’opposizione al maldestro tentativo di imporre la legge marziale di Yoon era stata rapida e molto dura, e la legge marziale era stata revocata dopo poche ore. Subito dopo si era aperta una crisi politica molto più complessa: ci erano voluti mesi per confermare l’impeachment e l’incriminazione per insurrezione e altri reati di Yoon, tra molte resistenze di parte del suo partito conservatore e dei suoi sostenitori. Il voto di martedì quindi è stato organizzato al termine di mesi di incertezza, segnati anche da partecipate proteste sia contro l’ex presidente sia in sua difesa.
Lee Jae-myung, del Partito Democratico (di centrosinistra) è una figura molto discussa nella politica sudcoreana, anche per via di alcuni processi per corruzione e altri reati contro di lui, e aveva perso di poco le ultime presidenziali. Gli esponenti del governo lo accusano anche di voler avvicinare la Corea del Sud alla Cina e alla Corea del Nord. La destra sudcoreana accusa da tempo i politici progressisti di essere troppo amichevoli con il Nord, con cui il Sud è in conflitto fin dalla sua fondazione, 75 anni fa: anche la legge marziale era stata giustificata con questo pretesto.
Il Partito del Potere Popolare (quello di Yoon), era indietro nei sondaggi già da prima della dichiarazione della legge marziale, e aveva perso nettamente le parlamentari dell’aprile 2024. Negli ultimi mesi aveva provato a candidarsi con il partito anche il primo ministro e presidente ad interim Han Duck-soo, senza riuscirci. In precedenza Han era stato accusato di difendere Yoon dall’arresto e l’opposizione aveva approvato l’impeachment anche contro di lui, che però era stato bloccato dalla Corte costituzionale. Nonostante fosse indicato come più popolare dai sondaggi, Han aveva infine rinunciato alla sua candidatura, che aveva provocato una breve divisione all’interno del campo conservatore. È stato poi scelto Kim Moon-soo, ex ministro del Lavoro.
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