L’Inter ha perso una grande scommessa
Ha puntato fin dall'inizio a vincere soprattutto la Champions League, ci è andata vicina, ma alla fine non ha vinto niente

Quando comincia una nuova stagione di calcio europeo, ci sono alcune squadre (non troppe) che ambiscono a vincere la Champions League. Il modo in cui è organizzata questa prestigiosa competizione, che nella seconda parte si gioca su turni di andata e ritorno a eliminazione diretta contro alcune delle migliori squadre al mondo, fa diventare però quantomeno azzardata l’idea di puntare sulla vittoria finale come obiettivo principale. Molto spesso quindi anche le squadre più forti iniziano con l’obiettivo di vincere il loro campionato nazionale, mentre in Champions League il proposito è di fare più strada possibile, considerando che spesso sono piccoli dettagli o episodi a fare la differenza.
Quest’anno l’Inter ha deciso di correre questo rischio, di puntare sulla Champions League e concentrare lì la maggior parte delle energie della squadra. I calciatori, l’allenatore e i dirigenti hanno detto varie volte che il grosso obiettivo era quello, una cosa non scontata anche perché di solito, nel calcio, quasi tutti tendono a sminuirsi a parole, per evitare di caricarsi di eccessiva pressione. L’Inter invece, pur non essendo tra le squadre più ricche o favorite per la vittoria finale, non si è nascosta, come si dice, ma anzi ha affrontato tutta la competizione come se avesse quasi una missione, e cioè quella di ritornare in finale due anni dopo l’ultima volta, questa volta per vincere (questa era l’idea, perlomeno).
È stata una grossa scommessa, quella di puntare così tanto sulla Champions League e di cercare allo stesso tempo di rimanere competitiva in campionato e in Coppa Italia: con la finale di sabato, l’Inter ha giocato 59 partite in stagione (e ne farà altre a giugno al Mondiale per club), più di ogni altra squadra italiana. Se a questo si aggiunge il fatto che l’età media dei suoi giocatori è la più alta sia del campionato sia della Champions League (28,5 anni), si capisce come mai l’Inter sia arrivata abbastanza logorata alla fine della stagione, fino a perdere nettamente la partita più importante, la finale contro il Paris Saint-Germain. E quindi, di fatto, anche la scommessa.

(Sathire Kelpa/Eurasia Sport Images/Getty Images)
In precedenza in campionato aveva perso diversi punti in modo apparentemente banale, come l’anno scorso invece non era capitato: alla fine è arrivata seconda con un solo punto in meno del Napoli (che ha giocato 41 partite in tutto) ma ben 13 in meno di quelli che aveva fatto la scorsa stagione. Pure in Coppa Italia ha pagato l’accavallarsi degli impegni, perdendo malamente nella semifinale di ritorno contro il Milan per 3-0. Una stagione che sarebbe potuta essere trionfale, è terminata senza alcun trofeo per l’Inter, che nell’ultimo mese ha fallito, seppur di poco, i tre obiettivi che si era data e in particolare quello più grosso, quello della Champions League.
Prima della finale, tuttavia, il percorso dell’Inter era stato entusiasmante. Sin dalla prima fase l’Inter aveva affrontato tutte le partite al massimo dell’intensità e della concentrazione, cosa non sempre accaduta in campionato, giocando in modo tanto solido quanto ambizioso, compattandosi nei momenti di difficoltà, che pure ci sono stati, com’è normale che sia, e affermandosi sin dall’inizio come una delle squadre più forti e credibili. È stato abbastanza eccezionale il modo in cui è riuscita a esaltarsi sempre più con l’aumentare della difficoltà degli impegni, cambiando totalmente registro nelle notti di Champions League.
Il 5 aprile ha pareggiato 2-2 in casa del Parma, facendosi rimontare due gol di vantaggio; tre giorni dopo ha vinto 2-1 contro il Bayern Monaco, che in casa in Europa non perdeva da quattro anni. Tra il 20 e il 27 aprile ha perso in campionato contro Bologna e Roma e in Coppa Italia contro il Milan, ma nella settimana successiva ha giocato le due storiche semifinali contro il Barcellona, finite 3-3 in trasferta e 4-3 per l’Inter in casa. Era come fossero due squadre diverse, quella che giocava in Europa e quella che giocava in Italia.
È comunque un buon momento per rivedere gli highlights dell’incredibile Inter-Barcellona 4-3
I primi a credere in quello che, a inizio stagione, veniva considerato un risultato difficilissimo, cioè tornare in finale, sono stati proprio i calciatori, da subito molto consapevoli delle loro possibilità e dei loro obiettivi. Il 12 dicembre, quando la Champions League era ancora nella sua prima fase, il centrocampista Nicolò Barella diceva che «avendo perso la finale con il Manchester City [nel 2023], l’obiettivo è quello. Ci sono tante squadre che hanno vinto campionato, coppa nazionale e Champions: abbiamo tutte le possibilità per farlo anche noi e ci proveremo». Il suo compagno Hakan Calhanoglu qualche settimana dopo aveva ribadito il concetto: «Abbiamo la consapevolezza di potercela giocare con tutti. Il mio sogno è conquistare la Champions con la maglia nerazzurra. Con l’Inter ho vinto tutto in Italia. A questo punto, mi manca solo l’Europa. Come ho già detto, siamo sulla strada giusta».
Alla fine di gennaio il terzo centrocampista titolare dell’Inter, l’armeno Henrikh Mkhitaryan, è arrivato a dire di non essere interessato a quale avversaria avrebbero dovuto affrontare in Champions League, «perché siamo l’Inter e se facciamo il nostro gioco siamo ingiocabili». E il 6 marzo addirittura l’allenatore Simone Inzaghi, solitamente più prudente, aveva corretto con prontezza un giornalista quando gli aveva fatto notare che erano ancora in corsa per il double (cioè la vittoria di campionato e Champions League): «Treble», aveva detto Inzaghi, facendo il segno 3 con la mano per ricordare che al tempo l’Inter si stava giocando anche la Coppa Italia.
L’idea del treble, o triplete (in italiano tripletta), per l’Inter ha peraltro un significato particolare, perché è legata all’eccezionale stagione 2009-2010, quella in cui vinse campionato, Coppa Italia e Champions League (la prima dal 1965) con José Mourinho come allenatore, diventando l’unica squadra italiana a riuscirci. Quest’anno calciatori, allenatore e dirigenti dell’Inter hanno spesso cercato di porsi in continuità con quella squadra, apprezzata soprattutto per il grande carattere e la mentalità vincente. Bastano poche, decisive partite per rendere stagioni come queste eccezionali o da dimenticare, e questa volta l’Inter le ha sbagliate.
Dare priorità alla Champions League è stata una scommessa in parte consapevole e in parte forse no, e spiegabile in ogni caso con quanto successo nelle precedenti tre stagioni, da quando cioè Inzaghi allena l’Inter. Nei primi due anni la squadra aveva vinto per due volte la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, e aveva raggiunto la finale di Champions League, ma non era mai riuscita a vincere lo Scudetto, pur essendo da molti indicata come la favorita. La prima stagione in particolare, nel 2021-2022, aveva perso con soli due punti di svantaggio dal Milan, una squadra più giovane e meno esperta, oltre che storica rivale cittadina, che aveva pareggiato il conto degli Scudetti (19 a 19, fino a quel momento).
La scorsa stagione quindi l’Inter si era concentrata principalmente sul campionato, con l’obiettivo di vincere il ventesimo Scudetto prima del Milan; ci era riuscita dominandolo sin dall’inizio, vincendo 29 partite su 38 e perdendone appena 2. In Champions League però era stata eliminata agli ottavi di finale contro l’Atlético Madrid, dopo essere arrivata seconda in un girone da quattro squadre in cui era ritenuta favorita per vincerlo; in diverse occasioni Inzaghi aveva deciso di mandare in campo le riserve in Champions League, per far giocare i titolari in campionato.
Quest’anno quindi, una volta vinto il ventesimo Scudetto, dev’essere stato abbastanza naturale per i calciatori pensare alla vittoria della Champions League come perfetto punto d’arrivo di questi quattro anni con Inzaghi. Molti di loro c’erano due anni fa quando l’Inter aveva perso, e per alcuni c’era forse anche l’idea che questa sarebbe stata l’ultima occasione per arrivarci, essendo quasi a fine carriera. Dopo aver eliminato alcune delle migliori squadre d’Europa, in teoria più attrezzate e talentuose, l’Inter non è però riuscita a vincere l’ultima e più importante contro il Paris Saint-Germain, che si è dimostrato superiore dall’inizio alla fine.



