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  • Domenica 25 maggio 2025

A Gaza un attacco israeliano ha ucciso 9 dei 10 bambini di una coppia di medici

La madre, una pediatra, si è salvata perché era al lavoro in ospedale: il padre è in terapia intensiva

Una donna mostra la foto di due dei figli degli al-Najjar uccisi dall'attacco israeliano
Una donna mostra la foto di due dei figli degli al Najjar uccisi dall'attacco israeliano il 23 maggio 2025 (REUTERS/Hussam Al-Masri)
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Venerdì un attacco aereo israeliano ha colpito la casa di due medici dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, uccidendo 9 dei loro 10 figli. Quando è successo la madre, la pediatra Alaa al Najjar, era in servizio in ospedale; il padre, Hamdi al Najjar, era appena rientrato in casa dopo averla accompagnata al lavoro. Al momento Hamdi al Najjar è ricoverato in terapia intensiva e l’unico figlio sopravvissuto della coppia, che ha 11 anni, è stato operato per le gravi ferite. Il maggiore dei figli uccisi aveva 12 anni e il più piccolo 7 mesi, e i corpi di due di loro sono ancora sotto le macerie, ha fatto sapere il ministero della Salute di Gaza.

Il caso ha ricevuto grande risonanza sia sui media internazionali sia su quelli italiani per l’eccezionalità della tragedia che ha coinvolto la famiglia al Najjar, anche se non è la prima volta che una famiglia palestinese subisce un gran numero di lutti in una stessa occasione o nel corso di più attacchi israeliani su Gaza.

La storia degli al Najjar è stata inizialmente diffusa dai media britannici, anche grazie ai racconti di Graeme Groom, un chirurgo che in questi giorni lavora all’ospedale Nasser e che ha operato il ragazzino superstite, Adam. BBC News ha verificato un video diffuso dal ministero che mostra il recupero di alcuni piccoli corpi dalle macerie a Khan Yunis.

L’esercito israeliano ha comunicato di aver colpito un centinaio di suoi obiettivi venerdì. Per quanto riguarda i punti colpiti a Khan Yunis l’esercito ha sostenuto la stessa versione con cui giustifica gli attacchi in cui spessissimo vengono feriti o uccisi molti civili a Gaza, e cioè di aver attaccato un palazzo all’interno di una «zona di combattimento che era stata evacuata».

È una narrazione fuorviante. Oggi la quasi totalità della Striscia (il 71 per cento del territorio) è sottoposta a ordini di evacuazione dall’esercito, che sono particolarmente problematici perché non hanno una scadenza. Dopo che li emette, infatti, l’esercito non avvisa la popolazione su quando considera concluse le operazioni militari in quella zona: le persone quindi non sanno mai quando potrebbe essere sicuro rientrare a casa.

Un frame del video del recupero dei corpi, a Khan Yunis

Un frame del video del recupero dei corpi, a Khan Yunis (Gaza Civil Defense via AP)

I media e Yaakov Garb, professore dell’università israeliana Ben Gurion che sta documentando l’espansione del controllo israeliano a Gaza, hanno verificato che la casa degli al Najjar si trovava fuori dall’area interessata dal più recente ordine di evacuazione, quello di lunedì a cui l’esercito ha fatto riferimento nel suo comunicato. Ricadeva invece all’interno di quella di un precedente ordine, risalente al 13 aprile.

Il direttore del ministero della Salute di Gaza, Muneer Alboursh, ha raccontato che la casa degli al Najjar è stata colpita pochi minuti dopo che Hamdi ci era tornato. Lo zio dei bambini, Ali al Najjar, ha detto alla televisione qatariota Al Araby che la casa è stata bombardata senza nessun preavviso.

Inizialmente sui social erano circolate delle immagini fasulle della famiglia, fatte con l’intelligenza artificiale, ma poi le agenzie fotografiche hanno diffuso delle foto di Alaa al Najjar che visita il marito in ospedale e del loro figlio sopravvissuto. In un primo momento l’ospedale aveva scritto su Facebook che erano stati uccisi 8 bambini, in seguito ha aggiornato il post.

Francesca Albanese, la relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), ha definito l’attacco come parte di «una nuova fase del genocidio» della popolazione palestinese. Tra venerdì e sabato, cioè nelle stesse ore dell’attacco in cui sono morti i figli degli al Najjar, gli attacchi israeliani hanno ucciso in tutto 79 persone. Domenica nuovi attacchi israeliani hanno ucciso 23 persone, tra cui un giornalista e un operatore sanitario (entrambi insieme a membri delle loro famiglie).

La storia degli al Najjar è analoga a quelle di famiglie intere o quasi che, con cadenza pressoché quotidiana, da 19 mesi vengono uccise negli attacchi israeliani.

– Leggi anche: Il cibo e le medicine distribuiti a Gaza sono del tutto insufficienti