Le accuse ad Andrea Sempio, in ordine
I primi e gli ultimi elementi di cui si parla per la nuova indagine sull'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco

Da marzo Andrea Sempio è indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia. L’ipotesi di reato è omicidio in concorso con ignoti oppure con Alberto Stasi, condannato in via definitiva per il delitto nel 2015 e in carcere da allora: per il momento le indagini mantengono la doppia ipotesi. Non è la prima volta che Sempio – il quale respinge ogni accusa – viene indagato: tra il 2016 e il 2017 c’era già stata un’indagine su di lui, poi archiviata.
Non si sa ancora se questa volta le cose andranno diversamente, ma nell’ultima settimana sui giornali si è parlato molto della nuova indagine per le diverse informazioni trapelate dagli uffici della procura (con una grave violazione del segreto investigativo). In totale i nuovi elementi considerati dagli inquirenti sono cinque: il DNA sulle unghie di Chiara Poggi, che corrisponderebbe a quello di Sempio; un’impronta di un palmo di mano rimasta ignorata per 18 anni, anche questa riconducibile a Sempio; e altri tre elementi che devono ancora essere analizzati. Se ne saprà di più dopo il 17 giugno, quando si terrà l’incidente probatorio, cioè quel momento delle indagini in cui si acquisisce in anticipo una prova che potrebbe essere utilizzata nel corso di un processo. Intanto facciamo un punto su cosa si sa, dall’inizio.
Nel 2007 Sempio aveva 19 anni ed era amico del fratello minore di Chiara Poggi, Marco: in quanto tale frequentava la casa dei Poggi, quella in cui Chiara fu uccisa.
Nel 2016 un esame del DNA commissionato dalla difesa di Stasi su campioni biologici trovati sulle unghie di Poggi trovò un riscontro con il DNA di Sempio, quindi indicando la sua presenza vicino alla giovane donna prima della sua morte: Stasi in quel momento era già stato condannato in via definitiva, si trovava da qualche mese in carcere, e la sua difesa chiese la revisione del processo. Sempio finì ovunque sui giornali.

Andrea Sempio con la sua avvocata, a marzo (Claudio Furlan/Lapresse)
La procura di Pavia, quella tuttora responsabile del caso, aprì un’indagine su Sempio, che però fu presto archiviata. Tra i motivi c’era il fatto che Sempio porta il 44 di scarpe, mentre le impronte trovate sulla scena del crimine – tra gli elementi centrali delle indagini fin dall’inizio – sono della misura 42, la stessa di Stasi. Il giudice per le indagini preliminari – il gip – che accolse la richiesta di archiviazione della procura parlò di un maldestro tentativo della difesa di coinvolgere un’altra persona per scagionare Stasi.
Sempio querelò i legali di Stasi per calunnia e violazione della privacy: il suo DNA era stato prelevato e analizzato a sua insaputa. E il DNA servì pure a poco in quel contesto: la procura ritenne i riscontri degli esami «inservibili» ai fini legali, come ha ricordato di recente l’ex procuratore Mario Venditti, che si era occupato delle indagini precedenti, commentando i resoconti dei media degli ultimi giorni. E questo perché all’epoca la quantità di DNA trovata non fu ritenuta sufficiente per fare una comparazione attendibile.
Le analisi del DNA infatti sono spesso molto più complicate e incerte di quanto si possa credere guardando film e serie tv: dipendono molto sia dai metodi di analisi utilizzati, che vengono continuamente aggiornati, che dalle interpretazione degli scienziati che se ne occupano. Le unghie di Poggi sono però uno degli elementi al centro della nuova indagine.

Chiara Poggi (ANSA)
I campioni biologici raccolti sono stati analizzati di nuovo da Carlo Previderè e Pierangela Grignani, genetisti dell’Università di Pavia: secondo informazioni divulgate dai giornali il campione sarebbe ora utilizzabile e il profilo genetico di Sempio risulterebbe compatibile.
Il secondo elemento di cui si è parlato questa settimana è l’impronta del palmo di una mano destra che nel 2007 venne individuata dai tecnici del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Parma, ma da cui allora le indagini non ricavarono niente: si trovava sul muro delle scale che portavano alla cantina della casa dei Poggi, poco distante dal corpo di Chiara, e fu giudicata inutile dallo stesso RIS perché non abbastanza dettagliata da permettere confronti.
L’impronta – che all’epoca venne chiamata “traccia di interesse dattiloscopico classificata 33” – non esiste più se non per una piccola porzione che venne raschiata via, ma ne esistono delle fotografie. Queste sono state confrontate con due diverse campionature dell’impronta palmare di Sempio: la prima ottenuta con uno scanner ottico, la seconda con l’inchiostro. Sono stati trovati 15 punti sovrapponibili tra l’impronta 33 e quella di Sempio, quelli che in gergo si chiamano minuzie.

Illustrazione della scena del crimine del delitto di Garlasco fatta nel 2015 da ANSA/ CENTIMETRI
In dattiloscopia – la scienza che studia le sporgenze cutanee dei polpastrelli e dei palmi delle mani, quelle che generano le impronte – le minuzie sono i punti in cui queste creste hanno forme diverse da persona a persona e possono quindi aiutare a identificarne una specifica.
Ci sono poi altri tre elementi che sarebbero attualmente presi in considerazione dagli inquirenti, ha spiegato il noto cronista di nera Massimo Pisa su Repubblica. Il primo è un’impronta digitale macchiata di sangue che venne trovata sulla porta d’ingresso della casa dei Poggi, asportata e conservata: contiene solo 8 minuzie, troppo poche per un confronto attendibile, ma potrebbe essere sottoposta a esami genetici. Potrebbero poi essere esaminati in cerca di DNA utile anche delle fascette paradesive usate durante le prime indagini sul luogo del delitto ma mai analizzate, e dei rifiuti trovati nella cucina della casa, tra cui i possibili resti di una colazione.
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