L’Europa ha iniziato a prendere le distanze da Israele
Per ora con una decisione senza conseguenze immediate ma di grande rilevanza politica (a cui l'Italia si è opposta)

Dopo oltre un anno di sostegno perlopiù incondizionato, mercoledì l’Unione Europea ha fatto un primo passo formale per distanziarsi da Israele e dalla sua guerra nella Striscia di Gaza. Kaja Kallas, la capa della diplomazia europea (cioè l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri), ha annunciato che l’Unione «rivedrà» il trattato di associazione con Israele firmato nel 1995 e in vigore dal 2000: è un trattato che regola le relazioni politiche e commerciali fra gli stati membri e quello israeliano.
La decisione è il risultato di un voto a larga maggioranza nel Consiglio dell’ Unione composto dai ministri degli Esteri e della Difesa, ed è un cambio importante delle posizioni dell’Unione verso Israele. La revisione non implica conseguenze immediate, ma potrebbe averne in futuro, sia a livello politico che commerciale: si potrebbe arrivare anche alla sospensione del trattato.

Il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi Caspar Veldkamp a Bruxelles (AP Photo/Virginia Mayo)
Da oltre un anno paesi come la Spagna e l’Irlanda chiedevano una revisione del trattato con Israele (o anche misure più radicali), ma la loro era una posizione ampiamente minoritaria all’interno dell’Unione. Una revisione simile era stata proposta nel novembre del 2024 dal predecessore di Kallas, Josep Borrell, ma era stata respinta dalla maggioranza dei paesi membri.
Le posizioni di alcuni paesi sono però cambiate negli ultimi tempi, dopo la violazione del cessate il fuoco da parte di Israele il 18 marzo e il prolungato assedio alla popolazione della Striscia di Gaza, che non ha accesso a cibo e medicine da oltre due mesi. Mercoledì la richiesta di «revisione» è stata presentata dai Paesi Bassi, ma è poi stata approvata fra gli altri da Francia, Belgio, Spagna, Svezia, Polonia, Romania, Irlanda e anche Austria, fin qui fra i sostenitori più inflessibili di Israele. Alla fine i voti favorevoli sono stati 17 su 27: Germania, Italia, Ungheria e Croazia sono fra i governi che hanno votato contro.
Durante la discussione, il governo svedese ha anche proposto sanzioni per alcuni ministri israeliani, ma la misura è stata bloccata dal veto dell’Ungheria.
La scelta di mercoledì impegna la Commissione Europea presieduta da Ursula von der Leyen a verificare se Israele stia rispettando l’articolo 2 del trattato, in cui i paesi firmatari si impegnano «a rispettare i diritti dell’uomo e dei principi democratici». Se riterrà che è avvenuta una violazione, proporrà delle misure in risposta: quelle di natura politica dovranno essere votate all’unanimità (quindi con poca possibilità di passare), per quelle economiche basterà una maggioranza qualificata (almeno due terzi).
Martedì anche il Regno Unito ha annunciato la sospensione dei negoziati in corso per un nuovo accordo commerciale con Israele. Verrà più in generale rivista la relazione fra i due paesi, che nel maggio del 2023 avevano firmato un piano di cooperazione fino al 2030.