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  • Mercoledì 7 maggio 2025

L’Inter ci è arrivata a modo suo, in finale di Champions League

Con la squadra più anziana di tutta la competizione, e spendendo molto poco rispetto alle avversarie

Il difensore dell'Inter Francesco Acerbi (Getty Images)
Il difensore dell'Inter Francesco Acerbi (Getty Images)
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Quando nel 2022 il difensore Francesco Acerbi arrivò all’Inter aveva già 34 anni, un’età in cui molti calciatori cominciano a pensare al ritiro. Fu acquistato per circa 4 milioni di euro, e inizialmente sembrava destinato a giocare come riserva del più giovane e talentuoso Milan Skriniar, subentrando nei momenti di stanchezza del compagno di difesa. Martedì sera, a 37 anni, Acerbi ha segnato al 93esimo minuto il gol del 3-3 nella semifinale di ritorno di Champions League contro il Barcellona, che ha portato la partita ai tempi supplementari e permesso poi all’Inter di vincere 4-3 e qualificarsi per la finale del 31 maggio.

La sua situazione riflette un po’ quella dell’Inter, che con una media di 28,5 anni è la squadra più anziana fra tutte le 36 che hanno partecipato a questa Champions League, con in rosa numerosi calciatori che erano considerati in declino già al momento dell’ingaggio. Per dare un’idea, oltre ad Acerbi, sette dei calciatori che hanno giocato nella semifinale di ritorno hanno più di trent’anni, e quasi tutti sono arrivati in squadra spendendo molto poco o parametro zero, cioè dopo la scadenza del loro precedente contratto e senza dover pagare l’acquisto a un’altra squadra: il portiere Yann Sommer (costato 6 milioni), l’attaccante Mehdi Taremi, i centrocampisti Hakan Çalhanoğlu, Piotr Zielinski e Henrikh Mkhitaryan e i difensori Matteo Darmian e Stefan de Vrij.

È una condizione piuttosto rara per una squadra che ambisce a vincere la Champions League: le altre tre semifinaliste — Barcellona, Paris Saint-Germain (PSG) e Arsenal — hanno un’età media sensibilmente più bassa, e hanno investito molti soldi per comprare i propri calciatori.

Nella scorsa sessione estiva di calciomercato l’Inter ha acquistato due calciatori a parametro zero (Zielinski e Taremi), un portiere di riserva (Josep Martínez, per 13,5 milioni di euro) e il difensore Tomás Palacios, attualmente in prestito al Monza (per 6,5 milioni di euro). Il PSG per esempio ha investito circa 170 milioni di euro, migliorando una rosa già considerata già molto competitiva con calciatori di livello internazionale come il difensore Willian Pacho e i centrocampisti João Neves e Désiré Doué, ai quali a gennaio si è aggiunto l’ex attaccante del Napoli Khvicha Kvaratskhelia (quest’ultimo acquistato per oltre 70 milioni di euro).

L’Inter ha seguito una linea di mercato prudente anche per adeguarsi ai vincoli imposti dal fair play finanziario della UEFA, l’organizzazione che governa il calcio europeo, che richiede il sostanziale pareggio di bilancio alle squadre europee. Negli ultimi cinque anni, per contenere ingaggi e costi complessivi dopo un periodo di difficoltà economiche, il club ha preferito operazioni a parametro zero, riscatti dilazionati nel tempo e una rosa dall’età media elevata, spesso meno onerosa rispetto ai profili più giovani e richiesti sul mercato: scelte che permettono di ridurre le spese per acquistare i calciatori e per i loro stipendi, evitando aste e ingaggi fuori portata.

Eppure, nonostante le grosse difficoltà finanziarie e un mercato estremamente oculato, l’Inter è riuscita a imporsi come una delle migliori squadre d’Europa. Buona parte del merito è da attribuire all’allenatore Simone Inzaghi, che ha costruito una squadra sorprendentemente competitiva esaltando al massimo le qualità dei calciatori che aveva a disposizione e, in alcuni casi, reinventandoli in nuove posizioni.

Da questo punto di vista, uno dei casi più emblematici è stato proprio quello di Acerbi, che a 37 anni è stabilmente un titolare della difesa (aveva già avuto Inzaghi come allenatore per diversi anni, alla Lazio). Altri esempi notevoli sono quelli di Mkhitaryan (36 anni) che negli ultimi tre anni è diventato fondamentale per il gioco dell’Inter grazie alla sua capacità di gestire il ritmo della partita, e soprattutto Hakan Çalhanoğlu (31), che dopo essere arrivato all’Inter ha cambiato radicalmente la sua posizione in campo e le sue funzioni, inserendosi come “regista”, cioè colui che imposta le azioni e gestisce il pallone a centrocampo, in un contesto ormai molto collaudato di movimenti e giocate memorizzate.

Anche Darmian, che ha 35 anni, è riuscito a prendersi un suo ruolo importante nell’Inter, anche se quando è arrivato sembrava a fine carriera. Inzaghi ha sfruttato al meglio la sua versatilità, una qualità cruciale in una squadra che gioca a più competizioni e in cui le esigenze tattiche possono variare di partita in partita: può giocare come terzino destro o sinistro, ma anche come difensore centrale in una difesa a tre (quella con cui gioca l’Inter), adattandosi a diverse situazioni di gioco.

(Jonathan Moscrop/Getty Images)

Su questi calciatori e sul gran lavoro e dinamismo dei due attaccanti titolari, Lautaro Martínez e Marcus Thuram, Inzaghi ha fondato un modo di giocare tutto suo, incentrato sull’eccezionale capacità di adattarsi alle caratteristiche delle squadre avversarie e ai diversi momenti della partita, e sull’alternanza quindi tra un calcio ambizioso e offensivo e uno più prudente e ordinato.

Questa proposta di gioco si è rivelata fin da subito particolarmente adatta alla Champions League, ed è riuscita a mettere in crisi squadre teoricamente molto più attrezzate. Nel 2021 l’Inter uscì agli ottavi di finale dopo due ottime partite contro il Liverpool, la squadra che quell’anno raggiunse la finale della competizione. L’anno dopo arrivò in finale e riuscì a giocare alla pari con il Manchester City, che in quel momento era probabilmente la squadra più forte del mondo; l’anno scorso fu eliminata agli ottavi dall’Atlético Madrid ai rigori, dopo aver vinto in modo piuttosto convincente la gara d’andata.

Quella del 31 maggio sarà la settima finale di Champions League della storia dell’Inter, che affronterà la vincente della semifinale di mercoledì tra PSG e Arsenal. Finora ne ha vinte tre: nel 1964, nel 1965 e nel 2010.

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