I momenti per cui Popovich è diventato Popovich
È stato uno degli allenatori di basket più amati anche per le cose che diceva, per la sua schiettezza e per la sua ironia

In 29 anni di carriera Gregg Popovich, che ha di recente annunciato che smetterà di allenare, è diventato uno dei più celebri allenatori della storia dell’NBA, il principale campionato maschile di basket nordamericano e il più importante al mondo: ha vinto il campionato cinque volte con i San Antonio Spurs, la squadra che ha sempre allenato, e una medaglia d’oro olimpica con la nazionale degli Stati Uniti nel 2021. Ma come allenatore verrà ricordato anche per un carattere molto particolare: la sua ironia pungente, gli attimi di irascibilità e il modo diretto con cui si rivolgeva a giocatori e giornalisti. Sono stati insomma 29 anni pieni di momenti memorabili.
Lo scherzo a Shaquille O’Neal
Poco prima della stagione NBA 2008/2009, Shaquille O’Neal – uno dei cestisti fisicamente più dominanti di sempre – aveva detto che si sarebbe vendicato di Popovich, che l’anno prima aveva spinto i suoi giocatori a usare con regolarità la strategia di fare intenzionalmente fallo su O’Neal per perdere tempo e costringerlo a fare i tiri liberi, che erano notoriamente il suo punto debole. Alla prima partita stagionale tra Spurs e Phoenix Suns (la squadra di O’Neal), Popovich rispose alla provocazione e ordinò un fallo su di lui dopo soli cinque secondi: una scelta che non aveva alcun senso in quel momento della partita, e che aveva il solo scopo di prenderlo in giro.
L’insofferenza per quasi tutte le interviste
Alcuni dei momenti più memorabili della carriera di Popovich sono state le sue interviste, che solitamente non aveva gran voglia di fare. Per questo dava spesso risposte brevi e sarcastiche, e raramente si concedeva qualche divagazione. Un esempio fra tanti: nel 2014 un giornalista gli chiese quali fossero i suoi «pensieri» sulla partita proprio nel bel mezzo di quella partita, che stava perdendo contro i Chicago Bulls; lui rispose: «Stiamo perdendo».
E un’intervista diversa
Un’altra intervista simile nel mezzo di una partita invece andò in modo molto diverso, a dicembre del 2015: Popovich fu intervistato da Craig Sager, storico e apprezzato giornalista dell’NBA che era stato a lungo lontano dal lavoro per curarsi da una leucemia (a causa della quale sarebbe morto un anno dopo). Fu una delle poche volte in cui Popovich non rispose frettolosamente, e anzi disse:
Devo dire sinceramente che è la prima volta che mi diverto a fare questa ridicola intervista che ci viene richiesta (quella in mezzo alla partita, ndr). È perché sei qui e sei tornato con noi. Bentornato, bello! Ora fammi un paio di domande insensate.
Lo sfogo dopo l’oro olimpico
Popovich ricorda l’oro olimpico come una delle vittorie più belle della sua carriera, ma le Olimpiadi del 2021 furono in realtà un periodo molto teso per lui e la sua squadra. Dopo la sconfitta iniziale contro la Francia, gli Stati Uniti furono spesso criticati dai giornali per un gioco ritenuto poco convincente. Una volta vinta la medaglia d’oro sfogò la sua insofferenza verso le critiche parlando con i suoi giocatori, a cui disse con veemenza: «Vorrei dire a tutte le persone là fuori: “e ora vi piacciamo, cazzo?!”».
Un record storico, senza esagerare
L’11 marzo del 2022 Popovich realizzò il record di partite vinte in NBA da un singolo allenatore, che ancora detiene: erano 1.336 fino a quel momento. Festeggiò per pochi secondi e senza grande entusiasmo, più che altro per ringraziare i giocatori che gli facevano i complimenti, e poi tornò nello spogliatoio.
Un raro momento di commozione
Nel 2023 Becky Hammon, ex cestista e allenatrice di basket, fu introdotta nella Basketball Hall of Fame, il massimo riconoscimento alla carriera della pallacanestro statunitense. Nel 2014 Popovich l’aveva scelta come vice allenatrice dei San Antonio Spurs, dove sarebbe restata fino al 2022: in quegli otto anni Hammon divenne una delle poche donne con un ruolo di rilievo in una squadra di NBA. Nel 2020, dopo che Popovich venne espulso, divenne la prima donna ad allenare una squadra di NBA in una partita. Per questi motivi, quando Hammon fu introdotta nella Hall of Fame dedicò una parte del suo discorso a Popovich, che era evidentemente commosso (una cosa rara per lui).
Quando fermò i fischi contro un giocatore avversario
Sempre nel 2023, durante una partita tra i San Antonio Spurs e i Los Angeles Clippers, Popovich fece una cosa molto irrituale prendendo il microfono con cui gli arbitri annunciano le loro decisioni allo stadio, e usandolo per invitare i tifosi della sua squadra a smettere di fischiare contro un giocatore avversario, Kawhi Leonard. Leonard aveva giocato con San Antonio dal 2011 al 2018, vincendo tra l’altro l’NBA nel 2014. Se n’era andato quattro anni dopo, in seguito a una lunga controversia (si rifiutò persino di giocare alcune partite) che aveva fatto arrabbiare molti tifosi.
«Scusatemi un secondo. Possiamo smettere di fischiare e lasciare giocare i ragazzi? Abbiate un po’ di classe, non siamo fatti così. Basta fischi»
Gli attacchi a Donald Trump
Nel 2024 un giornalista chiese a Popovich cosa ne pensasse delle elezioni presidenziali statunitensi che si sarebbero svolte di lì a poco. In risposta, Popovich si concesse una delle sue rare divagazioni, attaccando ripetutamente l’allora candidato repubblicano Donald Trump, definendolo un «razzista bugiardo».
La considerazione che Popovich aveva di Donald Trump era comunque conosciuta già da molti anni. Quando venne eletto presidente per la prima volta nel 2016, Popovich disse di essere «disgustato» dalla vittoria di Trump, per via dei suoi «commenti xenofobi, omofobi, razzisti e misogini».
L’ultima
Il 5 maggio 2025 Popovich ha tenuto una conferenza stampa per dire che non sarebbe più stato l’allenatore degli Spurs e che ne sarebbe diventato presidente. Durante l’annuncio Manu Ginobili e Tim Duncan, due dei giocatori più forti che Popovich abbia allenato, l’hanno aiutato a togliersi la giacca, per far vedere una maglietta con sopra scritto “El Jefe”, cioè “il capo” in spagnolo. «Ora sono “El Jefe”», ha detto. Era un gioco di parole, visto che era il Cinco de Mayo, una festività messicana molto sentita in una zona di confine come il Texas, dove si trova San Antonio.



