Un altro affare della famiglia Trump con un governo estero
Quello del Qatar, dove Eric Trump ha presentato l'ennesimo progetto per costruire un resort di lusso e un campo da golf, anche con fondi dell'Arabia Saudita

Mercoledì Eric Trump, il figlio del presidente statunitense Donald Trump e vicepresidente della Trump Organization, l’azienda di famiglia, ha presentato un nuovo progetto per costruire un campo da golf e un resort di lusso in Qatar. È l’ultimo di una serie di affari della famiglia Trump che coinvolgono paesi e governi stranieri.
Negli ultimi tempi la famiglia del presidente ha annunciato nuovi investimenti immobiliari anche a Dubai, in Arabia Saudita, in Oman, in Albania, in Serbia e in Vietnam. Durante il primo mandato di Trump, tra il 2017 e il 2021, la Trump Organization aveva bloccato nuovi progetti che coinvolgessero paesi stranieri, per evitare possibili conflitti di interessi. Ora non è più così, e al contrario sembra che l’azienda voglia sfruttare il peso politico di Trump per rendere possibili nuove operazioni commerciali.

Le statue di Donald e Melania Trump al museo delle cere Madame Tussauds di Dubai (AP Photo/Kamran Jebreili)
Il resort e il campo da golf in Qatar saranno costruiti in collaborazione con Qatari Diar, una società immobiliare creata dal fondo sovrano del paese, e con Dar Global, società immobiliare di proprietà del fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Il Qatar è uno dei principali alleati statunitensi in Medio Oriente, anche a livello militare: lì si trova la più grande base dell’esercito statunitense della zona, e la monarchia qatariota è fra i maggiori acquirenti di armi dalle aziende statunitensi (gli acquisti sono subordinati a un’autorizzazione del governo degli Stati Uniti).
Il progetto in Qatar, che prevede anche un parco a tema, sorgerà su terreni di proprietà dello stato sulla costa, a nord della capitale Doha. Come in altri progetti simili di Trump, l’azienda della famiglia di fatto fornirà i diritti sul nome e sul brand e avrà un ruolo nella gestione a lungo termine delle strutture, in cambio di una retribuzione annuale da parte dei partner, che finanzieranno con fondi propri la costruzione. Nel 2024, in base ai documenti contabili, queste partnership e cessioni di diritti di utilizzo di nome e brand sono valsi a Trump circa 10 milioni di dollari.

Donald Trump con il principe ereditario Mohammed bin Salman nello Studio ovale nel 2018 (AP Photo/Evan Vucci)
Due grattacieli chiamati “Trump Tower” sono in costruzione a Jeddah, in Arabia Saudita, e a Dubai, negli Emirati Arabi, mentre in Oman è stato approvato il progetto di un campo da golf e di un resort.
Tutti gli investimenti immobiliari prevedono un coinvolgimento della Dar Global, società saudita di fatto posseduta dalla famiglia regnante. I rapporti fra Trump e l’Arabia Saudita sono sempre stati molto stretti: fu il primo paese in cui Trump fece una visita ufficiale all’inizio del suo primo mandato, e di recente ha detto di voler tornare dalla prossima visita con la promessa di «mille miliardi di investimenti sauditi» negli Stati Uniti. È un obiettivo che gli economisti ritengono difficilmente raggiungibile, vista anche la recente crisi di liquidità dei fondi sauditi, impegnati in enormi e complessi progetti di sviluppo nel paese.
Fra due settimane Donald Trump andrà in visita ufficiale in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
La famiglia Trump sta sviluppando progetti anche in Europa, attraverso società legate a Jared Kushner, genero di Trump, marito di sua figlia Ivanka e consigliere speciale del presidente durante il primo mandato. Lo scorso anno Kushner annunciò la creazione di un resort in Albania e di un grattacielo a Belgrado, in Serbia: entrambe le operazioni sono state molto discusse dalla stampa e dall’opinione pubblica locale.
Eric Trump ha sostenuto che non esistano conflitti di interesse nelle iniziative immobiliari all’estero in quanto l’azienda non «tratta direttamente con i governi stranieri». Giovedì ha anche partecipato a una conferenza a Dubai sulle criptovalute, un altro settore in cui Trump ha fatto grandi operazioni commerciali, anche qui con accuse di sostanziali conflitti d’interesse.
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