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  • Venerdì 2 maggio 2025

I violenti attacchi contro i drusi in Siria

Più di 100 persone sono state uccise in quattro giorni, con scontri anche vicino a Damasco: è un altro caso di aggressioni contro le minoranze

Membri dell'esercito siriano a Jaramana (AP Photo/Omar Albam)
Membri dell'esercito siriano a Jaramana (AP Photo/Omar Albam)
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Da martedì nei dintorni di Damasco, in Siria, ci sono stati intensi scontri tra miliziani sunniti e persone appartenenti alla comunità dei drusi: oltre 100 persone sono state uccise secondo le informazioni dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede nel Regno Unito che segue da anni quello che succede in Siria.

I drusi sono una minoranza religiosa non musulmana che accoglie nella propria dottrina elementi dell’islam, dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo. Ci sono drusi anche in Libano e Israele; in Siria sono circa 500mila e sono concentrati soprattutto nella regione meridionale di Suwayda.

Le violenze sono cominciate martedì dopo che in Siria sui social media era molto circolato un audio in cui una persona insultava il profeta Maometto. Era stato attribuito a un religioso druso, anche se non ci sono prove dell’autenticità dell’audio e anche il ministero dell’Interno siriano ha smentito che sia stato registrato da un religioso druso. Alcuni gruppi estremisti sunniti (il ramo dell’islam più diffuso in Siria) lo hanno comunque usato come pretesto per attaccare alcune zone a maggioranza drusa, compresa la città di Jaramana, vicino a Damasco. Le milizie druse hanno risposto agli attacchi: ci sono stati violenti scontri in varie zone del paese, tra cui Sahnaya (vicino a Damasco) e nella regione meridionale di Suwayda.

Le forze del governo centrale sono intervenute per bloccare le violenze, e venerdì gli scontri sembrano essere terminati. Degli oltre 100 morti registrati 70 appartengono alla comunità drusa: 10 sono civili, gli altri miliziani, di cui 35 uccisi in un singolo attacco lungo la strada fra Damasco e Suwayda. Fra le persone uccise ci sono anche Houssam Warawar, sindaco della città di Sahnaya, e suo figlio Haidar.

Sheikh Laith al-Balous, uno dei leader drusi (AP Photo/Omar Albam)

I drusi siriani hanno forti legami con quelli che vivono in Israele, e da quando è finito il regime di Assad il governo israeliano dice di volerli difendere. Tra mercoledì e venerdì l’esercito israeliano ha compiuto due attacchi in Siria, l’ultimo dei quali vicino al palazzo presidenziale di Damasco.

Israele ha in realtà altri interessi nella zona: occupa militarmente le Alture del Golan, un altopiano sul confine con la Siria, e negli ultimi mesi ha creato una cosiddetta “zona cuscinetto” che dice di voler tenere a tempo indeterminato. Dalla caduta del regime di Assad, Israele sta cercando sistematicamente di indebolire in via preventiva le capacità dell’esercito siriano, usando anche una retorica molto aggressiva. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto all’esercito siriano di tenersi fuori dalle province di Quneitra, Daraa e Suwayda, vicine al confine con Israele, una richiesta che però pone molti problemi.

Le forze di sicurezza posizionate lungo la strada per Suwayda (AP Photo/Omar Albam)

La popolazione della Siria è un miscuglio di etnie e religioni: arabi e curdi, musulmani sunniti e musulmani sciiti, cristiani, alawiti, drusi e altri ancora. Il nuovo governo siriano del presidente Ahmad al Sharaa, del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham, si è presentato come garante delle minoranze e sta cercando di integrare nell’esercito regolare siriano gruppi molto diversi di milizie che operavano nel paese, compresi molti islamisti. Nei giorni scorsi anche le milizie druse hanno aperto alla possibilità di unirsi all’esercito.

Il governo però non sta riuscendo del tutto a evitare l’insorgere di violenze come quelle degli ultimi giorni. A inizio marzo era stata attaccata anche la minoranza alawita, nell’ovest del paese, con un massacro nel quale in quattro giorni sono stati uccisi oltre 900 civili.