L’esercito israeliano ha ammesso di avere ucciso un dipendente dell’ONU in un attacco nella Striscia di Gaza il mese scorso

La foresteria delle Nazioni Unite colpita a Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
La foresteria delle Nazioni Unite colpita a Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Giovedì l’esercito israeliano ha ammesso di aver ucciso Marin Valev Marinov, l’operatore bulgaro delle Nazioni Unite (ONU) che il mese scorso era stato colpito da un colpo sparato da un carro armato a Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia di Gaza. L’esercito ha detto di aver ritenuto erroneamente che la foresteria in cui si trovava Marinov contenesse una «presenza nemica»: nell’attacco erano stati feriti altri cinque dipendenti dell’ONU.

L’attacco era avvenuto lo scorso 19 marzo: il giorno prima Israele aveva bombardato la Striscia, violando il cessate il fuoco che andava avanti da metà gennaio e uccidendo almeno 400 persone. Il 23 marzo 15 operatori sanitari e soccorritori palestinesi erano stati uccisi in un altro attacco israeliano a Rafah, nel sud della Striscia.

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