Che ne sarà di 4chan?

L'influente forum che ha ospitato per anni contenuti violenti, offensivi, assurdi e di estrema destra ha subito un attacco informatico da cui non è detto si riprenderà

Un uomo con una maschera raffigurante il meme di Pepe the Frog a una manifestazione di estrema destra a Washington D.C., nel 2019 (Dave Sanders/The New York Times/CONTRASTO)
Un uomo con una maschera raffigurante il meme di Pepe the Frog a una manifestazione di estrema destra a Washington D.C., nel 2019 (Dave Sanders/The New York Times/CONTRASTO)
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Per più di una settimana, chi ha provato a raggiungere il sito che sta all’indirizzo www.4chan.org si è trovato davanti una schermata bianca e una scritta semplice, in alto a sinistra. Diceva, in inglese, «Servizio non disponibile / Il server non è temporaneamente in grado di gestire la richiesta a causa di un’interruzione della manutenzione o di problemi di capacità. Si prega di riprovare più tardi». Era il risultato di un attacco informatico che lo scorso martedì ha preso di mira un forum che era in declino da anni, ma che è considerato comunque uno dei siti che più hanno influenzato la cultura digitale (e la politica, statunitense ma non solo) negli ultimi vent’anni: 4chan, appunto.

Tuttora non si conoscono molti dettagli. Si sa che gli hacker che hanno colpito il sito erano in qualche modo legati a Soyjak.party, un forum composto da ex utenti di 4chan, e che l’attacco ha portato alla pubblicazione di tantissimi dati riservati custoditi nei server del sito, tra cui il codice sorgente, ovvero le informazioni strutturali necessarie al funzionamento del sito. Inoltre, gli hacker hanno reso pubblici gli indirizzi email di gran parte dei moderatori e degli utenti del sito, in una pratica che in gergo si chiama “doxxing”.

Da allora, 4chan è offline, e non si sa precisamente il perché: nessuna delle persone che lo gestivano ha dato interviste, e in generale non ci sono state comunicazioni relative al futuro del sito. Il primo segno di un possibile ritorno del sito è apparso mercoledì sera: da allora, chi cerca 4chan trova la scritta «See you soon!» («Ci vediamo presto!») su una schermata bianca.

In alto l’avviso che si vedeva cercando 4chan tra martedì 15 aprile e mercoledì 23 aprile, in basso quello che si vede ora

Non è ancora chiaro cosa voglia dire, nella pratica. Negli ultimi giorni, vari esperti avevano dato il sito per morto, spiegando che gli amministratori avrebbero dovuto faticare per ricostruire il sistema, anche soltanto per ragioni di sicurezza informatica. Il sospetto principale, però, era che gli amministratori e i moderatori del sito fossero in difficoltà non tanto per via delle complicazioni tecniche, quanto per le conseguenze del doxxing sulle loro vite.

Oltre ad aver dato origine ad alcuni dei meme più famosi della storia, dai LOLcat a Pepe the Frog, 4chan ha ospitato per anni tantissimi contenuti particolarmente offensivi e violenti. È stato uno spazio in cui i post che esprimevano pensieri razzisti, omofobi, transfobici e misogini o incitazioni alla violenza politica non erano solo tollerati, ma spesso celebrati. Il sito, peraltro, è stato frequentato assiduamente da persone che hanno poi compiuto stragi di massa, ed è responsabile della diffusione di alcune teorie del complotto particolarmente influenti, dal Pizzagate a QAnon.

Gli utenti si sentivano liberi di pubblicare qualsiasi tipo di contenuto per via del design specifico della piattaforma, che è rimasto invariato dal momento della fondazione del sito da parte dell’allora quindicenne Christopher “moot” Poole, nel 2003. Poole era un assiduo frequentatore del sito Something Awful – che all’epoca attirava alcuni degli utenti più appassionati di comicità e cultura nerd – e decise di creare un nuovo forum, separato, perché era stanco degli standard di moderazione piuttosto stringenti a cui era sottoposta la comunità di cui faceva parte, “Anime Death Tentacle Rape Whorehouse”, dedicata all’animazione giapponese.

Le caratteristiche del sito, copiate in larga parte dal forum giapponese 2chan, riflettevano la volontà di creare uno spazio quanto più libero da quelle che erano percepite come censure. I limiti alle cose che si potevano pubblicare erano molto pochi, a patto che i post si trovassero nella sottosezione corretta del sito: in particolare, all’interno della sottosezione /b/ era ammessa praticamente qualsiasi cosa.

Gli utenti potevano partecipare a qualsiasi discussione senza registrarsi al sito, e quindi in maniera completamente anonima. Inoltre, i post più vecchi venivano cancellati automaticamente dal sito man mano che ne venivano pubblicati di nuovi: l’unico modo per essere sicuri di leggere tutto era essere sempre online, e l’unico modo per farli “sopravvivere” era farne uno screenshot e pubblicarlo su altre piattaforme. Anche per questo, un sacco di persone ha ben presente la forma di una conversazione tipica su 4chan pur non avendo mai passato del tempo direttamente sul sito.

Un esempio di post (innocuo) su 4chan (il Post)

Il fatto che il sito avesse queste caratteristiche, e che fin da subito sia stato animato in larga parte da adolescenti e giovani uomini nerd annoiati, che spesso si autodefinivano «disadattati», ha portato alla creazione di una sottocultura che è a lungo rimasta unica. I suoi utenti ci passavano tantissimo tempo, e spesso finivano per fare cose estremamente stupide, con il solo scopo evidente di fare colpo sugli altri frequentatori di 4chan e combattere la noia. C’è stato il ragazzo che ha documentato il suo tentativo di diventare immune alle pallottole sparandosi sulle gambe con proiettili sempre più grandi fino a quando non è finito in ospedale; quello che ha ascoltato “In the End” dei Linkin Park quasi 65mila volte; quelli che hanno convinto un ragazzino a ricoprire il suo computer di burro e metterlo in microonde.

Al contempo, sul sito si sviluppò presto una modalità di interazione che negli anni avrebbe portato ad alcuni eventi eclatanti: i “raid” (dalla parola inglese per “incursione”). Sostanzialmente, in qualsiasi momento un utente poteva pubblicare sul sito un appello aperto a chiunque, quasi sempre con l’obiettivo di generare caos in altri angoli del web: tuttora circolano screenshot di quella volta che centinaia di utenti di 4chan si connessero contemporaneamente al videogioco online per bambini Habbo, in cui era possibile comunicare in diretta con altri giocatori connessi da varie parti del mondo, e cominciarono a comportarsi in maniere assurde. Un gruppo di utenti, per esempio, decise di circondare una piscina per impedire fisicamente agli altri giocatori di entrarci, dicendo a tutti che era «chiusa per AIDS» e che le persone che si trovavano all’interno sarebbero state messe in quarantena. Altri si coordinarono per posizionare i loro personaggi in modo da formare una grossa svastica.

Il raid degli utenti di 4chan contro Habbo (Know Your Meme)

In alcuni casi, questa capacità di mobilitazione collettiva ha avuto dei risvolti notevoli e tendenzialmente positivi: il gruppo internazionale di hacker Anonymous ha avuto origine su 4chan, e nel tempo ha svolto azioni (anche se perlopiù simboliche) contro lo Stato Islamico, il governo russo di Vladimir Putin e il Ku Klux Klan.

Con il passare del tempo, però, l’idea centrale del sito – ovvero che qualsiasi contenuto, per quanto grottesco o brutale, avesse il diritto di trovare uno spazio, almeno dentro a /b/ o /pol, la sezione dedicata alla politica – ha reso 4chan uno spazio in larga parte tossico, nichilista e pieno di risentimento nei confronti di gran parte della società, a partire dalle donne.

Una delle campagne d’odio online più importanti dell’ultimo decennio – il Gamergate, che prese di mira varie donne dell’industria dei videogiochi – fu organizzata su 4chan. Ancora prima, del 2014, alcuni utenti di 4chan avevano rubato e condiviso foto private di attrici, modelle e cantanti famose, tra cui Avril Lavigne e Jennifer Lawrence. Nel 2016, quando Donald Trump vinse le elezioni presidenziali statunitensi contro gran parte delle previsioni, gli utenti di 4chan se ne attribuirono in parte il merito.

– Leggi anche: Il Gamergate fu l’inizio del peggio di internet

Nel tempo, 4chan è stato definito in tanti modi: per alcuni era «il posto peggiore di internet», per altri semplicemente «l’adolescente del web»: uno spazio acerbo, impulsivo, ribelle, dove era impossibile fare ragionamenti davvero complessi ma era facilissimo far attecchire idee reazionarie.

«Su 4chan non eri nessuno e nulla di ciò che facevi aveva importanza, a meno che non fosse una cosa così scioccante, ripugnante e odiosa che qualcuno decideva di screenshottarla prima che sparisse nell’etere», riassume il giornalista Ryan Broderick. «È stato il motore pulsante dell’odio reazionario online, un posto dove si provava rancore verso tutto e tutti, semplicemente perché quella del rancore era l’unica lingua che i suoi utenti sapessero parlare».

– Leggi anche: La “manosfera” è sempre più visibile

In questo contesto, essere doxxati può avere delle conseguenze personali anche piuttosto gravi. I moderatori, per esempio, sono delle figure particolarmente odiate dalla comunità di 4chan, che mal tollera qualsiasi forma di censura: il fatto che ora sia più facile rintracciarli, quindi, li espone a insulti e minacce. Anche gli utenti qualsiasi potrebbero essere preoccupati delle conseguenze sociali e lavorative di essere associati pubblicamente a un sito come 4chan. Inoltre, i dati potrebbero potenzialmente essere usati nell’ambito di inchieste giudiziarie.

È plausibile, insomma, che le persone doxxate si stiano concentrando più sulle ripercussioni di questo attacco sulle loro vite personali che sul riportare online il sito. Parlando con il Post, un esperto di sicurezza che conosce molto bene il settore ha riassunto la situazione così: «È piuttosto difficile metterti a ricostruire un sistema quando tutta la tua roba è stata distrutta e tutta la gente che hai attorno è appena stata doxxata». A suo avviso, la possibilità che il sito torni davvero online è «50 e 50». Prima che comparisse il messaggio «Ci vediamo presto!», sul sito di notizie Boing Boing il giornalista Grant St. Clair ha scritto una cosa simile: «Ogni singolo utente degno di nota è stato doxxato, i server del sito sono stati decimati e il team di amministratori è nel caos: è improbabile che 4chan torni in funzione a breve. Forse non lo farà mai».

Altri, poi, hanno scritto che 4chan potrebbe non tornare mai più online nella forma che aveva anche per un’altra ragione. Il sito, dicono, ha perso da tempo il genere di rilevanza di cui aveva goduto in passato: da una parte è stato superato da spazi digitali che permettono di condividere contenuti ancora più violenti e controversi con standard di moderazione ancora minori, come 8chan; dall’altra molti utenti si sono semplicemente spostati su Twitter dopo l’acquisto della piattaforma da parte di Elon Musk e il progressivo smantellamento delle sue politiche di moderazione.

In senso più ampio, ha scritto Ryan Broderick, è proprio il modo in cui la maggior parte degli utenti oggi interagisce con il web che ha reso un sito come 4chan antiquato. «Oggi gli algoritmi di raccomandazione ci fanno arrivare comodamente sotto mano i contenuti che vogliamo vedere, non dobbiamo più andare a cacciarli in giro per il web. Non dobbiamo più stare di fronte al computer ad aggiornare la stessa pagina per vedere se è stato pubblicato un nuovo meme di gatti o un nuovo manifesto politico. Ora che 4chan non c’è più, è possibile che la qualità umana che ha contraddistinto quell’era del web sia morta con lui. A un certo punto sapremo se è una cosa buona o cattiva».

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